Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

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ni che spingono un essere disincarnato a sentirsi attratto da una particolare fami­
glia. La madre di Maung Myint Tin, del cui caso ho parlato nel capitolo 8 rife­
rendomi alle voglie riscontrate nel periodo della gravidanza, forniva un apprez­
zato liquore locale all'uomo di cui Maung Myint Tin sembrava ricordare la vita.
Maung Myint Tin, ancora prima di iniziare a parlare, dimostrò la stessa passione
per gli alcoolici rivelata dalla sua precedente personalità; ed il fatto che sua madre
pqssedesse delle notevoli scorte di liquori, sembrò essere una spiegazione sufficien­
te per giustificare il fatto che egli-si fosse incarnato diventandone il figlio.
Ho considerato a lungo quali possano essere i fattori che entrano in gioco
nella reincarnazione, quando la precedente personalità e la famiglia del soggetto
erano in qualche modo collegate da un vincolo di parentela, di amicizia o co­
munque di conoscenza reciproca. Prendendo in esame altri casi, vi è molto poco
da dire a proposito del perché un bambino nasca in una famiglia piuttosto che
in un'altra. Devo tuttavia riconoscere immediatamente che, per quanto riguarda
la maggior parte dei casi « a lunga distanza », non ho alcun indizio a disposizio­
ne. Né mi sono stati forniti dai miei informatori; quando chiedo loro un'opinio­
ne a tal riguardo, essi generalmente mi rispondono che la nascita di un bambino
in una particolare famiglia è da attribuirsi al karma (se sono lndù o Buddisti) op­
pure a Dio (se sono Cristiani o Musulmani). Un bambino (il soggetto) nasce fra
di loro, ed essi non si preoccupano minimamente di conoscerne la causa. Nono­
stante l'incapacità dimostrata dai miei informatori di dire qualcosa di specifico
in risposta a questo interrogativo, credo di poter discernere tre fattori che sem­
brano rilevanti in tali casi.
Innanzitutto, in alcuni casi in cui le famiglie avevano negato di essersi co­
nosciute prima che il caso si manifestasse, sono venuto a sapere che vi era stato
un qualche rapporto fra di loro. Molto spesso si trattava di un rapporto di tipo
commerciale piuttosto armonioso. In un caso di questo tipo Ram Tirath, il sog­
getto, ricordava la vita di un uomo che coltivava delle verdure e le vendeva nella
regione dove viveva la sua famiglia (di Ram). Egli ricordava che, nella sua prece­
dente vita, vendeva gli ortaggi a sua madre ed affermò che, poco prima di mori­
re, aveva lasciato inavvertitamente una cesta di verdure a casa di lei ove si era re­
cato per vendere la sua merce.
Un altro bambino Indiano, Juggi Lal Agarwal, disse di ricordarsi di essere
stato un agricoltore (in una vita precedente) che vendeva il grano al padre del
soggetto, il quale era un grossista della città di Sirsaganj, situata a 70 chilometri
dal luogo in cui l'agricoltore viveva. Juggi Lal ricordava anche che suo padre
trattò sempre l'uomo con molta onestà (gli agricoltori Indiani si aspettano sem­
pre dei raggiri da parte dei negozianti a cui vendono il grano) tanto che questo si
ripromise che, una volta morto, avrebbe voluto rinascere nella famiglia del gros­
sista di grano. Ho verificato la maggior parte dei particolari che mi sono stati for­
niti da J uggi Lal a proposito della vita dell'agricoltore, ma non quelli concernenti
il rapporto fra questo ed il padre del soggetto. Il padre di Juggi ammise infatti
candidamente di non ricordare affatto - fra i tanti clienti - l'agricoltore che
suo figlio affermava di essere stato nella sua precedente esistenza; la famiglia
dell'agricoltore, d'altro canto, era a conoscenza del fatto che l'uomo aveva ven­
duto il suo grano a Sirsaganj, ma non sapeva assolutamente chi potesse essere il
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