8 Mercoledì23Ottobre2019 CorrieredellaSera
«Allacciamolecintureche
è in arrivouna burrasca», ave-
vasospiratoBoccia. Era l’ini-
zio della scorsa settimana e il
ministro delPdaveva appena
scorso il programma degli ap-
puntamenti delweek end:
«Con Salvini a piazza san Gio-
vannieRenzi alla Leopolda,
Di Maio chissàcosa si inven-
terà per nonrestareoscura-
to». È stato facile profeta. Co-
m’è facile prevedere che simi-
li turbolenze siano destinate a
reiterarsi, se mai la legislatura
andasse avanti. Il motivo?
Tuttiileader—dimaggio-
ranza e opposizione — sono a
caccia di una personale rivin-
cita, siccome l’attualeParla-
mento — per una serie di cir-
costanze—èdiventatoil
«Parlamento degli sconfitti»:
c’è infatti chi ha perso le ele-
zioniechi ha perso dopo
averle vinte.
RenzieZingaretti, per
esempio,cercano il riscatto
separatamenteora che si so-
no divisi: il primo si è fatto un
partitopertentaredirisolle-
varsi dopo una stagione a pa-
lazzoChigi finitarovinosa-
mente; il secondocercadi
non perdere il partito che ha
ereditato dopo quella finero-
vinosa. Entrambi scorgono
l’occasione del riscatto, grazie
al fallimento del governo gial-
lo-verde di Salvini e Di Maio.
Anche loro però ritengono di
avere una seconda occasione:
il leader della Lega è in cima
nei sondaggi maèfuori dal
governo, dove vorrebbetor-
nare; ilcapo dei grillini ha
quasi dimezzatoisuoicon-
sensi ma è dentro il governo,
dove vorrebberestare.
Tutti sono ammaccati, tutti
però pensano di avere un’altra
chance. E il desiderio di rival-
sa — che sifonda sulla tattica
—emerge dalle loroparole,
che finiscono percontraddire
le lorostrategie. Quando Di
Maio allafesta del Movimen-
toassicura che «M5S sarà
l’ago della bilancia per ogni
esecutivonei prossimi dieci
anni», non solo ripudia la
vecchia idea del partitoavo-
cazione maggioritaria, che
era natoper non mescolarsi
conaltri partiti, maoffrean-
che l’immagine di unaforza
che si tiene insieme solo nella
gestione del poteree che tro-
vail proprio baricentronella
presenza al governo. Ed è evi-
dente l’istinto di sopravviven-
za, lo stesso che sembra ispi-
rareRenzi: lui che appena
cinque anni fa, da leader del
Pd, prese la storica decisione
di portare i dem nelPse, ora si
ga en plein air,condiscorsi
pubblici checambiano ilco-
mune senso del pudore in po-
litica. Tutti si adeguano, se in
balloc’èilpossibile riscatto.
Zingaretti si metteadirepa-
rolaccein tv per sostenere che
gli italiani non sono dei
«c...oni». E quindi non lo non
ènemmeno lui, che prima
nonvoleva il governocoi gril-
lini, poi ha deciso di proporre
un’alleanza ai grillini, ma ora
è pronto atornare alvotoper
non sembrarequello che gli
italiani già non sono...
Il «Parlamento dei perden-
tiȏlasaga dellecontraddi-
zioni, percertiversi ricorda
l’ultimoParlamento della pri-
maRepubblica, delegittimato
dagli eventi. Era il 1993 e per
recuperare credibilità davanti
al ciclone di Mani Pulite, i
partiti dell’epocaoffrirono al-
l’opinione pubblicaun pezzo
di Costituzione: il taglio del-
l’immunità parlamentare.
Quel gesto però non sortì ef-
fettosugli elettori.Ve ntisei
anni dopoc’èstatoiltaglio
deiparlamentari, maison-
daggi spiegano che la riforma
è passata nell’indifferenza dei
cittadini: ilresponso peggio-
reper la politica.
Tuttavia il desiderio di ri-
scatto di ogni leaderresta in-
tatto. SoprattuttoinSalvini.
Traitrelitiganti, il quarto
sembra infatti prepararsi a
godere, sta lavorando a pren-
dersi l’Italia attraverso leRe-
gioni, ed è a buon punto. An-
che se lo slogan di piazza San
Giovanni («Orgoglio italia-
no») era l’ammissione impli-
cita di chi ha subito una scon-
fitta, perché l’«orgoglio» ri-
chiama unavoglia di rivalsa. E
che qualcosa sia andata storta
nella precedenteesperienza
di governo, Salvini l’ha rico-
nosciuto, quando dal palco
ha spiegatoche «prima di
rientrareapalazzoChigi do-
vremo studiare, incontrare,
valutare». «Ma dovremo an-
che stare attenti», sussurrava
sotto il palco un dirigente del-
la Lega: «Nel 1993 Occhetto
avevavintoleRegionali e
sembravadover vincerean-
che lePolitiche.Poiarrivò
Berlusconi»...
©RIPRODUZIONERISERVATA
Lecontraddizioni
Ildesideriodirivalsa
emergedalleparole
chefinisconoper
contraddirelestrategie
Primopiano Ipartiti
appella ai parlamentari di
Forza Italia (affiliata al Ppe)
percostruireunpartitoche
non si alleerà «maicoi grilli-
ni».Con cui però governa.
La strategiaèdiventata or-
mai prigioniera della tattica,
al puntoche ilfondatoredi
Italia vivaarrivaadichiarare
come il suo obiettivo sia l’ade-
sione di «cinquanta parla-
mentari ecento sindaci entro
il 2019», incurante di passare
per un istigatore al trasformi-
smo. Ora, sarà purveroche il
Palazzo non è luogo pervergi-
nelle, cheicambi dicasacca
sono un’eredità dell’epoca
pre-repubblicana, ma è incre-
dibilecome oggi tutto avven-
Lalitesulnome
Dietrofront
aBolzano:torna
«AltoAdige»
U
n dietrofront su
tutta la linea. La
giunta provinciale
altoatesina ha approvato
ieri il disegno di legge che
reintroduce iltermine Alto
Adige nella legge europea.
Il nuovotesto approderà in
consiglio a fine novembre
ma non è scontato che la
giunta Svp-Lega trovi i voti
per ripristinare la dicitura
Alto Adige. Il dietrofront
potrebbe non bastare ad
evitare uncontenzioso
costituzionale.
MarcoAngelucci
©RIPRODUZIONERISERVATA
L’inchiestaintv
Lega-Russia,
Pdall’attacco
dopoReport
L
a puntata diReport di
lunedì sullerelazioni
tra la Lega e Mosca ha
riacceso lo scontro
politico sul Russiagate.
«Difficile ignorare
l'inchesta» ha dettoPaolo
Gentiloni,commissario
europeo designato agli
Affari economici. Sullo
stessotenore anche l’ex
premier Enrico Letta e il
segretario dem Nicola
Zingaretti: «Chi deve
indagare indaghi». Il
leader leghista Salvini ha
risposto: «Report? Io ho
visto CheccoZalone...».
Ileader acacciadirivincite
nelParlamentodeglisconfitti
DalPartitodemocraticoai5Stelle,c’èchihapersoalleurneechidopoavervinto
Lescelte
diFrancescoVerderami
Lefrasi
❞ DiMaio
Noiagodella
bilanciaperi
prossimi10anni
❞ Renzi
Nonandremo
maialgoverno
coni5Stelle
❞ Salvini
Impiegheremo
iltempo
perstudiare