Corriere della Sera - 02.08.2019

(C. Jardin) #1


CorrieredellaSeraLunedì2Settembre
CRONACHE


19


Infamiglia
Gaetano Scirea
con la moglie
Mariella
Cavanna,
sposata nel
1976, e il figlio
che hanno
avuto l’anno
successivo,
Riccardo.
Dopo la morte
del marito,
lei è stata
eletta in
Parlamento,
come deputata
di Forza Italia.
Una volta
adulto,
Riccardo è
approdato
nello staff
tecnico della
Juventus


«Gaetano elanostraautorosa


Vado atrovarloognigiorno»


MariellaScireaatrent’annidallamortedelmarito:«Losentoancoraaccanto»


ROMALa frasepiù bella gliela
scrisse MarcoTardelli, amico
inseparabile: «Noi potremmo
vivereuna vitaconlenostre
mogli ma ilvostro amore era
unico». A trent’anni dalla tra-
gicascomparsa del maritoin
un incidente stradale, il 3 set-
tembre del 1989, Mariella Ca-
vanna Scirea ricorda la storia
meravigliosacol suo Gaetano.
Che ancora nonèfinitaesi
rinnovaogni giorno, magica-
mente. Raccontaconfelicità,
come se il suo uomo lefosse
accanto. Oggi ha 70 anni, il fi-

la disgraziavenneatrovarmi
CesareRomiti, allora presi-
dente della Fiat, e mi raccontò
dell’altruismo di Gaetano che
quando andava da lui per rap-
presentarelerichiestedella
squadra non chiedevanulla
per sé ma sostenevagli inte-
ressi deicompagni.Unasola
volta accettò unregalo.Tornò
acasaabordo di un’orribile
131 colorrosa. Non gli interes-
savano leFerrari. Era un uo-
mo essenziale. Finsi di arrab-
biarmi, macome non potevi
prenderla almeno di uncolo-
re diverso? Salire su quell’auto
era altro spunto di allegria».
Quandomorìleiaveva
quarant’anni.Nonhamai
pensatodirifarsiunavita?
«Mai. Gaetanoèrimasto
semprecon meenon ha la-
sciato vuoti. Non ho desidera-
to altri anche perché avrei fat-
tosempreparagoniemisa-
rebbe mancato ancora di più.
In trent’anni nonc’è giorno in
cui non gli abbia parlato. Lo
vadoatrovarenel piccolo ci-
mitero di Morsasco nellecol-
line di Aqui, dove sono nata. Il
rito allevia il distacco».
Èrimastonelcuoreditut-
ti,perché?
«Univalagrandezza d’ani-
mo all’esserecampione. Era
un uomo speciale e allo stesso
tempo normalissimo.Unodi
noi. No, non lo sto idealizzan-
do, nonèuna favola. Oggi i
calciatori fanno i divi, si atteg-
giano da grandi e gratta gratta
sotto nonc’è niente».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Inbianconero
Gaetano Scirea
ha indossato la
maglia della
Juventus 14
anni (‘74-’88)

diMargheritaDeBac
Chiera


●Gaetano
Scirea nacque
nel 1953 a
Cernusco
sul Naviglio
(Milano), in una
famiglia mode-
sta. Suo padre
faceva l’opera-
io alla Pirelli


●Iniziò nella
«Serenissima»
di Cinisello
Balsamo. A 14
anni passò
nelle giovanili
dell’Atalanta e
a 21 anni fu
acquistato
dalla Juventus
dove giocò 552
partite. Vinse 7
campionati e le
maggiori
competizioni
Uefa. Nel 1982
fu campione
del mondo con
la Nazionale


●Morì da
allenatore in
seconda della
Juve mentre
era in viaggio in
Polonia per
visionare una
rivale in Coppa
Uefa. Aveva 36
anni. Morirono
con lui l’autista,
l’interprete e
un dirigente del
Górnik


●Ilricordo


T


rent’anni dopo la sua morte è
giusto ricordare non più la
differenza di Scirea, ormai
raccontata, ma il suo silenzio. Scirea era
un giocatore diverso soprattutto in
questo, era gentile, umile, educato,
disponibile e senza parole. Nemmeno
l’Italia dellatelevisione acolori (1978,
Mondiali argentini) si accorse seria-
mente di lui, scelse altri fidanzati per la
patria, da Cabrini aRossi, secondo nor-
malità. Ilcalcio sostituiva nell’immagi-
nario i gossip suireali e gli attori,
diventava unvero mestiere, e Scirea lo
rappresentava sfilandocon discrezione
di lato. Ma era il giocatore migliore che
avevamo. Ai Mondiali di Spagna aveva
29 anni, era un leader di cui nessuno
ricorda adesso niente oltre la presenza.
Successe di tutto, fu inventato il silenzio
stampa, giocatori, Bearzot e giornalisti
vennero vicini alle mani, qualchevolta
si toccarono anche, ma nessuno riuscì a

presenzecon la Juve, battuto solo da Del
Piero nel 2008 e infondo a uncalcio
che si era moltiplicato. La sua linea
difensiva classica partiva da Gentile e
Cabrini ai lati passando da Brio al
centro e Furino primo difensore di
centrocampo. In questovecchio schema
in cui si ritrova intatto il gusto di
un’adolescenza italiana ancora quasi da
dopoguerra, Scirea nel suo silenzio
interpreta,forse inventa, un nuovo
ruolo: ilcentrocampista di classe, oggi
si direbbe alla Pirlo, che diventa Libero,
si mette di fianco alla difesa e la dirige
comefosse un eterno inizio del
gioco. Scirea era una splendida
mezzala da ragazzo nell’Atalanta,
voleva diventare Suarez o Rivera.
Diventa unvero trequartista nella
propria area di rigore.Ungiocatore
chec’era stato una solavolta, in
Germania, e si chiamava Beckenbauer.
Anche se non è nemmeno giusto
confrontarli, avevano rughe sottili e
diverse, ugualmente universali. Scirea è
morto il 3 settembre dell’89, trent’anni
fa, tamponato da un tir mentre stava
tornando aVa rsavia da una trasferta di
lavoro per la Juve. Era andato avedere il
Gornik Zabrze, un prossimo avversario.
L’auto su cui viaggiavacon l’autista,
l’interprete e un dirigente polaccoprese
fuoco nell’urto anche perché nel
bagagliaioc’erano quattro taniche di
benzina. Eranoforse le ultime taniche
del mondocomunista, pochi mesi dopo
finiva un’epoca ed avrebbero aperto i
benzinai. Scirea non riportò nessuna
frattura, nessun «infortunio», dal
tamponamento. Semplicemente
bruciò. In un grande silenzio.
©RIPRODUZIONERISERVATA

lenatoredelle giovanili bian-
conere.Una sera invitò acena
la squadra econ i ragazzic’era
anche lui. Fu uncolpo di ful-
mine per entrambi. Provo an-
cora la sensazione di farfalle
nello stomacoeilgiramento
ditesta. Dopo un anno ci
siamo sposati».
Chepersonaera?
«Micolpì il suo sguar-
docolmo di semplicità e
timidezza. Più che timi-
do era riservato. Cre-
scendo accanto a me che
sono moltoestro-
versaèmiglio-
rato, sièun
po’ aperto.

Aveva grande ironia e io gli fa-
cevoda spallacomefossimo
unacoppia dicomici. Ci pren-
devamo in giro, semprecom-
plici, unitissimi. Impazziva
per le sorprese che gli facevo.
Per lui erano linfa.Una volta,
mentre era in trasferta aVe ro-
na, lo chiamai da Desenzano.
Amoresono quiconRiccar-
do. Il bambino aveva tre anni
e mezzo. Assistetti alla partita
e tornai indietro».
EleiMariella,comeèriu-
scitaanonsoccombereal
dolore?
«La Juventus ha fattomol-
tissimo per me. Non mi ha
mai abbandonata. Dopo

sentire una parola di Scirea.Per me che
ero lìcon loro, Scirea non ci fu mai nel
rumore della nazionale, negli incredibi-
li precedenti che sicostruivano giorno
per giorno. Sono stati scritti più di
cento libri su quel Mondiale, credo di
averne letti la metà, qualcuno lo ho
anche scritto. Ma non ho mai trovato
una parola di Scirea. Eracome se il
calciofosse qualcosa di oltre per lui,
come se tutta la vita lofosse, quella
ricca che aveva raggiunto lui figlio di un
emigrante siciliano che aveva trovato un
posto da operaio alla Pirelli e unacasa a
Cernusco sul Naviglio. Cosac’era da
discutere in un mondo che aveva dato
tutto a chi era partito da molto lontano?
Scirea giocava e basta,con una classe
non limitata dall’ambizione, eracalcio
puro, divertito,corretto.Forse per
questo non fu mai espulso unavolta
nonostantefosse l’ultimo dei difensori.
Ho letto perfino che non fu mai
ammonito, ma mi sembra troppo.
Eppure sta nei libri. Delle sue cifre tutti
ricordano tutto: 7 scudetti, 552

diMarioSconcerti


Ilcampione


discretoesilenzioso


chevolevasolo


giocareapallone


glio Riccardo spiccicato al pa-
dre, immutata lavervegiova-
nile. Domani viene lanciato in
radio (piattaforma streaming
edigital download) il brano
«Mi chiamo Gaetano» del
compositoreGiuseppe Ful-
cheri. Metà dei proventi an-
dranno allaFondazione pie-
montese per la ricercasul
cancroedevoluti all’istituto
Candiolo.
Mariella,Comeconobbe
suomarito?
«Era il ‘74, Gaetano appena
arrivato alla Juventus. Io lavo-
ravo all’exInam, studiavo e vi-
vevoin una pensione il cui
proprietario era amico dell’al-


Latragedia


3SETTEMBRE‘


L


a morte di Gaetano
Scirea è avvenuta in un
incidente d’auto inPolonia
il 3 settembre 1989 (sopra,
la notizia sulCorrieredella
Seradell’epoca).
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