la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
Roma — C’è una nuova certezza, a in-
crespare le acque del governo gial-
lo-verde. Un nuovo tassello che met-
te Luigi Di Maio e soprattutto Mat-
teo Salvini davanti a una scelta defi-
nitiva. Se il governo non cade ades-
so, se resiste al voto di fiducia sul de-
creto sicurezza bis e alla mozione
sulla Tav, sarà costretto a sopravvi-
vere a lungo. A meno che non deci-
da di lasciare il passo a un altro ese-
cutivo, a un Conte bis sulla base di
chissà quali nuove alleanze o a un
governo tecnico scelto dal presiden-
te della Repubblica.
Sergio Mattarella avrebbe infatti
fatto capire ai 5 stelle e alla Lega che
non consentirà giochini. Se l’8 set-
tembre, come previsto, la Camera
voterà il taglio dei parlamentari in
quarta lettura, se quindi la riforma
costituzionale ideata dal Movimen-
to sarà legge e porterà il numero dei
seggi da 945 a 600, non si tornerà al-
le urne prima che le nuove norme
siano entrate in vigore. Il che signifi-
ca che potrebbero passare molti me-
si. Perché è ragionevole pensare che
l’opposizione chieda che si svolga
un referendum, com’è suo diritto.
Possono farlo, secondo l’articolo 138
della Costituzione, «un quinto dei
membri di una Camera o cinquecen-
tomila elettori o cinque Consigli re-
gionali». Ci sono tre mesi di tempo
per chiederlo, la data dovrà poi esse-
re fissata nei 90 giorni successivi. In-
fine, dal giorno della consultazione,
passerebbero comunque due mesi
prima che la riduzione dei seggi di-
venga effettiva (lo prevede lo stesso
articolo 4 della riforma).
Prima di quel giorno, qualunque
cosa accada, il capo dello Stato non
scioglierà le Camere. Mattarella non
intende consentire di aggirare un’e-
spressa volontà del Parlamento o —
se ci sarà il referendum e se promuo-
verà la riforma — degli stessi cittadi-
ni. A quel punto, davanti a una crisi,
l’unica possibilità sarebbe quella di
esplorare altre strade per tenere in
vita la maggioranza. Almeno fino
all’estate. «E se sarà così tutto può
succedere — dice uno dei fedelissi-
mi del vicepremier M5S — anzi, per
come stanno le cose, se fossimo fur-
bi il referendum dovremmo chieder-
lo noi per primi. Per incassare politi-
camente il risultato e per allungare i
tempi della legislatura».
Se davvero vuole evitare tutto
questo, Matteo Salvini ha davanti
due strade: la prima è quella di apri-
re la crisi adesso, sul decreto sicurez-
za bis o sulla Tav, che mercoledì ve-
drà Lega e 5 stelle schierati al Sena-
to su posizioni opposte. La seconda

è quella di non far passare il taglio
dei parlamentari, che pure finora ha
sostenuto, il prossimo 8 settembre,
al rientro dalle vacanze. Una scelta
difficile da spiegare al suo elettora-
to, ma sempre possibile.
Non c’è una terza via. L’ipotesi
che il Colle consenta di votare in
qualsiasi momento, come molti ave-
vano sperato, soprattutto nella Le-
ga, è stata esclusa. La scelta è qui e
ora. Ed è il motivo per cui Di Maio
sprona Salvini, lo ha fatto ancora ie-
ri a Radio Anch’io, a dire cosa vuole:
se pretende nuovi ministeri o se dav-
vero intende far finire subito l’espe-
rienza del governo giallo-verde. Il
leader M5S sarebbe pronto ad apri-
re il rimpasto, magari dopo la nomi-
na del nuovo commissario europeo.
Potrebbe sacrificare Danilo Toninel-
li e mettere al suo posto al ministero
delle Infrastrutture il capogruppo
M5S del Senato Stefano Patuanelli.
Affiancandogli due nuovi sottose-
gretari leghisti, visto che Armando
Siri e Edoardo Rixi sono stati esclusi
per le inchieste a loro carico. Potreb-
be concedere agli alleati la guida del
ministero della Salute, sfiduciando
di fatto Giulia Grillo. Ma vuole pri-
ma capire a che gioco sta giocando
l’alleato. E farlo non è semplice.
Soprattutto perché lunedì, ha da-
vanti a sé la prova più dura. Sul tavo-
lo del capo politico M5S sono arriva-
ti numeri allarmanti: ci sono dieci se-
natori che all’ultima riunione di
gruppo, a Palazzo Madama, hanno
detto di non aver intenzione di vota-
re la fiducia al decreto sicurezza bis.
Tra questi Elena Fattori, Matteo
Mantero, Virginia La Mura, Lello
Ciampolillo. Ma anche Alberto Airo-
la, ancora furioso per la vicenda del-
la Tav. E altri insospettabili che in
queste ore stanno subendo il pres-
sing dei vertici affinché ci ripensi-
no.
Se nessuno dei ribelli rientrerà, la
maggioranza che il ministro dell’In-
terno ha detto di voler vedere sarà
ben lontana dall’esserci. La fiducia
passerebbe solo grazie alla non belli-
geranza di parte dell’opposizione. I
senatori di Fratelli d’Italia e di Forza
Italia potrebbero uscire dall’aula
consentendo il varo definitivo di
una legge che condividono. E che
avrebbero anche votato, se la Lega
non avesse preteso la fiducia. Ma la
maggioranza non sarebbe autono-
ma. E a quel punto, il leader leghista
potrebbe recriminare sulla mancata
affidabilità degli alleati. E cogliere
la palla al balzo per evitare di resta-
re intrappolato in un governo in cui
non sembra credere più. Se però de-
cidesse di andare avanti nonostante
tutto, o se le minacce dei ribelli M5S
rientrassero, avrebbe una seconda
chance mercoledì: quando la Lega
sarà costretta a votare con Pd e For-
za Italia contro la mozione presenta-
ta dai 5 stelle per mantenere il no di
facciata sulla Tav. Sarà la prova pla-
stica di una differenza profonda e in-
colmabile. La scusa ideale da caval-
care in campagna elettorale, se dav-
vero la voglia di prendersi tutto, e su-
bito, finirà per prevalere.

te e Salvini ne è la conferma. Scorie
della notte tempestosa di mercole-
dì. Quando al culmine delle nove
ore di vano confronto in Consiglio
dei ministri sulla riforma della giu-
stizia il vicepremier avrebbe evoca-
to la «inutilità» di andare avanti «a
colpi di mezze riforme». Paventan-
do la crisi e scatenando l’immediata
reazione del premier, spintosi a
quel punto, fino alla minaccia di sali-
re al Quirinale già nelle ore successi-
ve, giovedì mattina. Poi i contenden-
ti hanno trovato una finta tregua,
ma nell’insoddisfazione generale. È
in queste condizioni che i due parti-
ti di governo proveranno ad andare
avanti. Con la spada di Damocle del
voto di inizio settimana ad alto ri-
schio sul decreto Sicurezza bis e la
trave della mozione no-tav dei 5 stel-
le che la Lega al Senato boccerà.
Governo o crisi, Roma dovrà ave-
re il suo commissario europeo. Le-
ghista, forse. «La verità - sono le pa-
role del neo ministro alle Politiche
Ue Lorenzo Fontana che ieri sera
avrebbe dovuto aprire la festa estiva
della Lega poi annullata causa nubi-
fragio - è che hanno eretto un cordo-
ne sanitario attorno a noi: vista la
partenza, temo che sarà una Com-
missione non dissimile dalla prece-
dente, che non porterà il cambia-
mento atteso in Europa». Le ostilità
con Bruxelles possono ricomincia-
re.

kIl vertice
Le foto dell’incontro con
la stampa tra Giuseppe
Conte e Ursula von der
Leyen

Sicurezza bis
Lunedì al Senato si
vota la fiducia sul
decreto sicurezza bis.
Alla maggioranza potrebbero
mancare dieci voti di senatori
del Movimento 5 stelle, numeri
che preoccupano Luigi Di Maio

Taglio parlamentari
L’8 settembre si vota
in quarta lettura la
riforma costituzionale
che riduce i parlamentari da
945 a 600, 400 deputati e 200
senatori. Probabile che serva un
referendum confermativo

Tav
Mercoledì, sempre a
Palazzo Madama, si
voterà la mozione
presentata dal Movimento per
impegnare il governo a fermare la
Tav Torino-Lione. La Lega voterà
contro con Pd e Forza Italia

Primo piano I nomi della rosa


La durata del governo

Sicurezza, fiducia a rischio


E la strada per le urne


si chiude l’8 settembre


Una decina i dissidenti


5S sul decreto e forse


sarà una delle ultime


occasioni per la crisi


Perché dopo l’ok al taglio


dei parlamentari il Colle


escluderà il voto


di Annalisa Cuzzocrea e Concetto Vecchio

Lunedì al Senato la


fiducia potrebbe


passare solo grazie


all’uscita dall’aula


di Fi e Fdi. Ma la


maggioranza non


sarebbe autonoma


2


3


I punti


Dove i gialloverdi
si possono spaccare

1


kIl viceministro
Massimo Garavaglia, 51 anni,
viceministro all’Economia,
proposto dalla Lega per un
portafoglio economico Ue

I candidati


I tre della Lega


ANSA

kLa ministra
Giulia Bongiorno, 53 anni,
ministra della Pa, sembra
bloccata da possibili conflitti
d’interessi tra Ue e il suo studio

kIl ministro
Gian Marco Centinaio, 47 anni,
ministro delle Politiche
agricole, alimentari e forestali
nel governo Conte

kIl presidente
Sergio Mattarella, 78 anni,
Capo dello Stato dal 2015.
Il mandato scadrà nel 2022

. Sabato, 3 agosto 2019^ pagina^5

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