La Stampa - 06.11.2019

(Romina) #1

Controversi gli episodi sui contrasti più forti con il principe di Galles


La serie che piace alla Regina


Anzi no, se tocca il principe Filippo


La vera fiction, la più
seguita al mondo, è
quella che si svolge
«realmente» dentro i cancel-
li delle residenze reali ingle-
si. Puntate piene di suspen-
ce seguite sui tabloid, sui so-
cial, sulle tv di tutto il mon-
do. Le persone che ci abita-
no e ci hanno abitato, Diana,
Kate Meghan, Carlo, Camil-
la e family offrono ogni gior-
no storie magnifiche, scri-
vendo loro stessi la sceneg-
giatura di una soap appas-
sionante, uno spaccato di
polveroso privilegio, di intri-
ghi, amori e antipatie. Con i
buoni e i cattivi delle favole.
Cenerentola, il principe az-
zurro, la strega cattiva che
tormenta la principessa bel-
la e buona. E chissà che non
sia anche per questo che una
istituzione così fuori tempo
resista ancora salda. «The
Crown» potrebbe continua-
re all’infinito, stagione dopo
stagione insieme alle vicen-
de che si svolgono a Buckin-
gham Palace, al castello di
Windsor, a Kensington Pala-
ce. E gli sceneggiatori devo-
no fare poca fatica a scrivere
le puntate. Adesso che tra i
reali è arrivata un’attrice,
Meghan Markle poco abitua-
ta alla noia che avvolge «il ca-
stello», c’è chi immagina in
un futuro non troppo lonta-
no addirittura il suo arrivo
sul set. E dalla fusione defini-
tiva tra i due mondi, quello
reale e quello televisivo, na-
scerebbe sicuramente una
stella. Ma potrebbe morire
una monarchia.

DAL 17 NOVEMBRE LA TERZA STAGIONE SUGLI ANNI TRA IL 1964 E IL 1977: È COSTATA A NETFLIX PIÙ DELL’APPANNAGGIO ANNUALE DELLA REGINA


The Crown, se la fiction supera la realtà


Carlo e Camilla come non li avete mai visti


VITTORIO SABADIN


A


nche domenica 17
novembre il conte e
la contessa di Wes-
sex andranno al ca-
stello di Windsor,
come fanno spesso,
per pranzare con la Regina. Eli-
sabetta ha un ottimo rapporto
con l’ultimogenito Edoardo e
la moglie Sofia: sono stati loro
a consigliarle di vedere The

Crown. Le prime due stagioni
le sono piaciute, dice la nipote
Beatrice, figlia di Andrea. Solo
l’episodio in cui Filippo ha un
feroce alterco con Carlo in ae-
reo, al ritorno dalla scuola di
Gordonstoun, l’avrebbe forte-
mente irritata. Quello scontro
tra padre e figlio non avvenne
mai. Filippo non commenta.
Una volta, quando un vicino di
tavola gli ha chiesto se vedeva
The Crown, ha risposto: «Ma
non sia ridicolo».
Nella nuova serie, che copre

gli anni dal 1964 al 1977, non
mancheranno episodi contro-
versi. I giornali inglesi anticipa-
no che avremo tutti molta sim-
patia per Carlo e ci sentiremo di-
spiaciuti per lui. Sarà insignito
da sua madre del titolo di Princi-
pe del Galles nel castello di
Caernarfon, conoscerà Camil-
la e, solo all’ultima puntata, in-
contrerà anche Diana. Il biogra-
fo reale Christopher Wilson ha
già criticato l’autore della serie,
Peter Morgan, perché si è im-
maginato un complotto tra la

Regina Madre e Lord Louis
Mountbatten, entrambi inte-
ressati a porre termine alla sto-
ria tra Carlo e Camilla. Se ne di-
scuterà molto. Forse un com-
plotto vero e proprio non ci fu,
ma è certo che Mountbatten vo-
leva che Carlo sposasse sua ni-
pote Amanda Knatchbull e la
Regina Madre voleva invece

che prendesse in moglie una
delle sorelle Spencer, nipoti
della sua più cara amica, la ba-
ronessa Fermoy. Per allonta-
narlo da Camilla, Mountbatten
mandò Carlo in una lunga mis-
sione navale nei Caraibi; lei, la-
sciata sola, sposò Andrew Par-
ker Bowles; Carlo si propose
poi ad Amanda che rifiutò; il

principe cominciò una relazio-
ne con Sarah Spencer, cui la so-
rella Diana lo rubò. Vedremo
Carlo ai Caraibi piangere nella
cabina dell’incrociatore davan-
ti alle foto di Camilla, come in
effetti avvenne.
Ce ne sarà anche per la prin-
cipessa Margaret e la spensie-
rata vita con Antony Arm-

strong Jones, fino ai tradimen-
ti e alla separazione. Dicono
anche che si parlerà di una infe-
deltà del marito della Regina,
una buona ragione per Filippo
per continuare a non guardare
The Crown, ma chissà che ne di-
rà Elisabetta. Per lei, quelli fra

il 1964 e il 1977 sono stati anni
molto impegnativi, quasi tutti
caratterizzati dalla presenza a
Downing Street di Harold Wil-
son, il premier laburista che
aveva molto in simpatia, uno
dei pochi premier a essere invi-
tato a fermarsi per il tè dopo
gli incontri del martedì. Furo-

no anche gli anni dello sbarco
sulla Luna, della chiusura del-
le miniere nel Galles e del disa-
stro di Aberfan, in cui la frana
di una montagna di detriti cau-
sò la morte di 116 bambini e
28 adulti in una scuola: fu l’uni-
ca volta in cui si è vista Elisabet-
ta piangere in pubblico.
Il Guardian ha calcolato che
la produzione di The Crown co-
sta annualmente più dell’ap-
pannaggio che la Regina riceve
dallo Stato. Una fiction più co-
stosa della realtà deve pur vale-
re qualcosa, ma molti dubitano
che a Elisabetta le prime due se-
rie siano piaciute davvero, co-
me sostiene Beatrice di York.
C’è un indizio che ci aiuta a ca-
pirlo: Helen Mirren, che inter-
pretò The Queen, è stata nomi-
nata Dama e regolarmente invi-
tata a Palazzo. Claire Foy è an-
cora lì che aspetta. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

LUCA DONDONI
MILANO
Il Volo festeggia un decennio
di carriera - «che non è un pun-
to ma una virgola per poi farne
altri dieci, visto che stiamo la-
vorando a tanti brani inediti» -
con il greatest hits 10 Years in
uscita l’8 novembre e una sera-
ta tv in loro onore il 19 novem-
bre su Canale 5. Non basta: il
10 novembre in piazza Duo-
mo a Milano Piero Barone,
Gianluca Ginoble e Ignazio Bo-
schetto terranno un mini con-
certo con firmacopie nel Mon-
dadori Megastore. «Dieci anni

di amicizia, musica e fedeltà -
dice Gianluca - ed è la cosa più
importante perché siamo tre
personalità forti e tra leader
non è sempre facile convivere.
Ma siamo cresciuti assieme e
ci siamo aiutati professional-
mente e umanamente».
All’estero l’amore per Il Volo
è enorme: «Vedere tanta gen-
te al concerto di Buenos Aires
ci ha fatto capire quanto dob-
biamo ringraziare il patrimo-
nio musicale italiano. Vorrem-
mo essere un giorno gli eredi
di Pavarotti e Bocelli». Il grea-
test hits una volta arrivava a fi-

ne carriera, ora solo dopo die-
ci anni. «Sembra ieri quel 25
aprile 2009 a Ti lascio una can-
zone quando per la prima volta
cantammo O sole mio. Fu un
trionfo e da lì, ma non lo aveva-
mo ancora capito, sarebbe ini-
ziato tutto. Siamo sempre noi
e ci divertiamo con la stessa
passione di allora. Non seguia-
mo un copione e ci emozionia-

mo anche se abbiamo respon-
sabilità nei confronti dei tanti
che lavorano con noi». Il Volo
ascolta anche musica contem-
poranea? «Apprezzo Salmo -
dice Gianluca -. Lo conosco
grazie a mio fratello di 19 an-
ni. L’importante è che i ragazzi
abbiamo cultura musicale, da
Sting ai Police, al jazz». —
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UN ALBUM E UNA SERATA TV SU CANALE 5


Il Volo festeggia dieci anni


“Alfieri del bel canto italiano”


ADRIANA MARMIROLI
MILANO

È


un autunno felice
per la fiction Media-
set: Rosy Abate (3.8
milioni di spettato-
ri) e L’Isola di Pietro
(3.9 milioni) incas-
sano il gradimento del pub-
blico. Ai buoni ascolti si ag-
giungono i buoni affari: l’ac-
quisto da parte di Amazon
della serie Made in Italy (su
Canale 5 arriverà nel 2020) e
l’annuncio dell’accordo di
partnership con Netflix per
la co-produzione di 7 tv mo-
vie realizzati in Italia da pro-
duttori indipendenti italiani.
Oggi inoltre su Canale 5 arri-
va Oltre la soglia, con Gabriel-
la Pession: serie su cui in Me-
diaset contano molto, affron-
ta il tema delle malattie psi-
chiche tra i giovanissimi, con
la protagonista stessa, giova-
ne e geniale dottoressa, affet-
ta da turbe psichiche. Per Da-
niele Cesarano, capo dell’a-
rea da poco più di un anno,
un bel banco di prova.
Partiamo dal colpo grosso,
l’accordo con Netflix.
«Per ora siamo all’inizio di
un rapporto. Diciamo che ini-
ziamo a conoscerci. Alle piat-
taforme interessa il nostro

know-how, che è fatto di co-
noscenza del mercato e della
narrazione che piace al pub-
blico italiano, ed europeo
più in generale».
Non è capitolare al nemico?
«Abbiamo business diversi:
loro puntano agli abbona-
menti, noi alla pubblicità. An-
che i nostri pubblici sono di-
versi. Infatti trovare un pro-
dotto che funzionasse per en-
trambi non è stato facile. Nel
tv movie abbiamo individua-
to il prodotto più adatto. An-
che perché Netflix per le serie
non cerca partner: le loro pro-
duzioni sono loro, e basta».

Nessun conflitto per avere
firmato anche con Amazon?
«Sono prodotti diversi per
player diversi che in comune
hanno solo l’essere offerte in
streaming. Con Amazon stia-
mo discutendo per una se-
conda serie».
A che punto siete con i tv mo-
vie?
«5 sono al via:Al di là del risul-
tatonel mondo degli ultras
del calcio;L’ultimo paradiso
prodotto e interpretato da

Riccardo Scamarcio;Il Divin
Codino, biopic su Roberto
Baggio;Sotto il cielo di Riccio-
ne, sceneggiato da Enrico
Vanzina;Sulla stessa onda, al-
tra storia d’amori che nasco-
no al mare. Anteprima su Net-
flix dal 2020, dopo 12 mesi
sui nostri canali free».
In questo momento al cen-
tro delle sue attenzioni c’è
Oltre la soglia.
«È un esperimento molto in-
novativo dal punto di vista
della storia e dei linguaggi.
Uno dei primi progetti che ho
seguito integralmente, in
ogni sua fase. Ma aspetto con
ansia anche la serie ispirata
alla storia del quotidianoL’O-
radi Palermo: epica, quasi
eroica. E la serieGiustizia per
tuttiin lavorazione da pochi
giorni a Torino, diretta da
Maurizio Zaccaro ed Eros Pu-
glielli: un legal anomalo, con
Bova avvocato che indaga su
casi di malagiustizia».
Possiamo parlare di rinno-
vamento?
«Rivendico la continuità con
il nostro passato. Per oltre
dieci anni Mediaset ha pro-
dotto nuovi linguaggi e gran-
di talenti. Poi è seguito un ci-
clo meno felice. Oggi stiamo
recuperando quella tradizio-
ne grazie a serie che si identi-
ficano col protagonista: forte
e iconico, spesso donna». —
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Quando i reali


diventano “soap”


è messa a rischio


la monarchia


GIANMARIA TAMMARO


I


n The Crown ogni cosa è
curata nei minimi detta-
gli. Le acconciature, i vesti-
ti, le facciate dei palazzi, i
drappeggi e i quadri. La
scrittura di Peter Mor-
gan, già sceneggiatore di The
Queen, non lascia niente al
caso, e sta attenta nel dare il
giusto spazio non solo agli at-
tori, ma pure a quello che li
circonda, alla campagna in-
glese, a Londra, ai cieli grigi
del Regno Unito. Con la ter-
za stagione, disponibile su
Netflix dal 17 novembre, si
cambia. La Regina Elisabetta
ha un nuovo volto, e al posto

di Claire Foy, bravissima nel-
le prime puntate, c’è Olivia
Colman, premio Oscar per
The Favourite.
I primi minuti del primo epi-
sodio giocano sulle differen-
ze, sul fatto che la Regina non
sia più la stessa («sono invec-
chiata», dice lei, in un soffio);
e prima che la Colman ci ven-
ga mostrata, pronta per esse-
re scattata, mento alto e fiero,
occhi ben aperti, la telecame-
ra indugia, ci porta in giro e ci
fa vedere altro. Poi finalmen-
te ci siamo, e la vediamo: è lei
e non è lei. Non basta una sola
inquadratura per riconoscere
la nuova Elisabetta. Ci vuole

un po’: serve sentirla parlare
e calcare consonanti e vocali;
serve vederla circondata dal-
la famiglia reale e dai suoi
consiglieri, per scorgere un
primissimo, potente sprazzo
di regalità.
The Crown è una delle pro-
duzioni più importanti per
Netflix e anche una delle più
costose. Per ogni stagione, ci
sono voluti circa 50 milioni di
sterline: sei volte, ha scritto il
Guardian, il budget medio di
una serie della BBC. Per la
piattaforma streaming, The
Crown è la sintesi perfetta tra
autorialità, quindi un’idea
precisa di scrittura e di regia,

una messa in scena solenne e
chirurgica, e commercialità.
Perché The Crown piace, vie-
ne vista e se ne parla; e soprat-
tutto vince premi e riconosci-
menti.
Insieme a Olivia Colman,
nel cast della terza stagione ci
sono anche Tobias Menzies,
che interpreta il principe Filip-
po, Helena Bonham Carter,
che interpreta la principessa
Margaret, e Jason Watkins,
che interpreta il primo mini-
stro Wilson. Ma c’è spazio an-
che per il principe Carlo, inter-
pretato da Josh O’Connor, e
per la sua storia d’amore con
Camilla, interpretata da Eme-

rald Fennell. La trama si con-
centra su un periodo partico-
lare: dal 1964 al 1977. Vanno
in scena alcuni dei momenti
più importanti per la Corona
inglese e il Regno Unito. E in
molti, ha detto la Colman,
«abbiamo dovuto prenderci
un po’ di libertà, perché non
potevamo sapere come, effet-
tivamente, la famiglia reale li
avesse affrontati».
C’è intimità, c’è il dramma;
c’è la paura di Elisabetta di ap-
parire troppo umana – come,
poi, risuccederà con la morte
di Diana – e, allo stesso tem-
po, di apparire troppo fredda.
C’è Filippo che non riesce a

trovare il giusto equilibrio, e
che si sente schiacciato dal
ruolo della moglie. C’è Carlo
che vuole essere più libero,
più sincero, di quanto sia mai
stata sua madre. E poi c’è Mar-
garet, c’è il suo matrimonio, e
c’è la sua esuberanza, e la riva-
lità con la sorella.
La Colman ha il difficilissi-
mo compito di creare un per-
sonaggio partendo da una
persona reale, e di darle una

credibilità e una forza di cui si
sa poco, se non quello che vie-
ne detto e rivelato al pubbli-
co. Da quella prima scena nel-
la prima puntata, la Colman
riesce velocemente a trovare
la sua dimensione. Si trasfor-
ma sotto gli occhi dello spetta-
tore. E nel giro di pochi episo-
di, viene quasi il dubbio che
un’altra attrice, prima di lei,
abbia interpretato lo stesso
ruolo. Non sfigura davanti

all’incredibile prova di Claire
Foy nelle prime due stagioni.
Anzi, riesce ad aggiungere
qualcosa, a mostrare una Re-
gina madre, donna, e cittadi-
na del suo paese.
Ora Elisabetta è cresciuta,
sono passati venticinque anni
dalla sua incoronazione, e de-
ve preparare i suoi figli a quel-
lo che li aspetta. Loro sono la
Corona, il potere che permet-
te al Regno Unito di sopravvi-
vere e, occasionalmente, di
prosperare. Sono il porto sicu-
ro nella tempesta, e sono il fa-
ro nella notte: non possono
sbagliare; non possono dare
scandalo; non sono delle cele-
brità che danno delle feste.
The Crown è uno dei veri,
grandi capolavori del piccolo
schermo contemporaneo:
una serie che ha trovato la
sua voce, e che riesce a miglio-
rarsi e a superarsi ogni volta;
e con questa stagione, fa an-
che qualcosa di più: mostra,
più e meglio di prima, l’atmo-
sfera familiare che si respira
nel salotto di Buckingham Pa-
lace, la fragilità dei regnanti,
e le sfide interiori che deve af-
frontare Elisabetta II. —
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IL PUNTO


Quei 6 milioni


per Fiorello


la tv generalista


non è morta


Viva RaiPlay, l’estetica
del frammento e del
programma da consu-
mare dove vuoi quando vuoi,
traghettata dalla più generali-
sta delle reti, Rai1: 6 milioni e
mezzo di spettatori, 25 % di
share, la percentuale di ascol-
to. Share altissimo, meno i valo-
ri assoluti, com’è ovvio. Solo
nel 2011, il suo Più grande spet-
tacolo dopo il weekend, era se-
guito da punte di 13 milioni di
spettatori. In pochi anni si sono
rivoluzionati i parametri, il tele-
visore quasi non esiste più, ci so-
no le altre piattaforme, e quelle
Fiorello tiene d’occhio.
Il punto non sono gli ascolti,
pur ragguardevoli, e gli ascolti
non sono tutto, sarebbe bello
convincersene definitivamen-
te. L’audience è fatta di numeri,
che appaiono con facilità inter-
pretabili, ma non è così. Ciò che
continua a caratterizzare il la-
voro di Fiorello è la lungimiran-
za, la possibilità di mescolare in-
novazione e tradizione. Opera-
zione scaltra, tocca dirlo. Mol-
to autoriale. Fruttuosa, anche
perché governata da lui. Una
prova che la tv generalista non
è morta. Ma una prova, pure,
che per non morire va fatta be-
ne. E per essere fatta bene, ci vo-
gliono le persone giuste. E di
giuste come Fiorello, oggettiva-
mente, non ce n’è così tante.
Perché lui è riuscito a indovina-
re quel mix di talento, tecnica,
disciplina, piedi per terra, uma-
nità, tigna e arte, difficile da rag-
giungere e mantenere: ha avu-
to i suoi guai anche lui e la vita è
complicata per tutti. Come
ognuno dotato di personalità
forte, può anche risultare anti-
patico, questo sì. Ma che sappia
cantare ballare e recitare si ve-
de a occhio nudo, che sia un ta-
lento naturale pure, un talento
che si esprime con la gentilezza
verso il prossimo e non con l'irri-
sione. Ma dietro si indovina il
fil di ferro della preparazione,
dell’informazione. Ha sempre
creduto nei quotidiani, ama la
carta stampata, va dalla tv alla
radio, dall’edicola al web pas-
sando per i teatri. E Gutenberg
lo aspetta al varco, di sicuro,
con un bel pacchetto di caratte-
ri mobili. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

RETROSCENA



  1. Camilla e Carlo interpretati da Josh O’Connor e
    Emerald Fennell. 2.Helena Bonham Carter e Ben
    Daniels Principessa Margaret e consorte Antony
    Armstrong-Jones. 3. Olivia Colman è la Regina


MARIA CORBI


INTERVISTA


DANIELE CESARANO direttore della fiction Mediaset


“Calcio e vacanze al mare


i nostri progetti con Netflix”


A sinistra Gabriella
Pession è la giova-
ne dottoressa ge-
niale e sofferente
di Oltre la soglia al
via stasera. Sopra
Daniele Cesarano

Olivia Colman: abbiamo
preso qualche libertà
non sapendo cosa fosse
successo davvero

COURTESY OF NETFLIX


ALESSANDRA COMAZZI


TV & TV


COURTESY OF NETFLIX


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Helen Mirren dopo
“The Queen” fu
nominata Dama
Claire Foy a mani vuote

FOTO DI JULIAN HARGREAVES
Il Volo in concerto il 30 agosto a Verona e il 4 settembre a Taormina
Sopra a sinistra Carlo e Camilla negli Anni 70, a destra la Regina Elisabetta

E oggi parte “Oltre la
soglia” con la Pession
“Un esperimento
molto innovativo”

24 LASTAMPAMERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2019
TMSPETTACOLI
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