La Stampa - 06.11.2019

(Romina) #1

VALENTINA ARCOVIO


N


el nostro cervel-
lo di esseri uma-
ni del XXI secolo
cerchiamo gli in-
dizi sulla mente
di progenitori
lontani: al centro c’è la ricer-
ca del significato di alcune
enigmatiche incisioni, rinve-
nute in diverse parti del glo-
bo e antiche alcune decine di
migliaia o addirittura centi-
naia di migliaia di anni.
E’ da come i circuiti neuro-
nali si «illuminano» in rispo-
sta a questi segni primordiali


  • linee parallele oppure incro-
    ciate - che potrebbero venire
    alla luce le intenzioni dei no-
    stri antenati che li hanno inci-
    si su ossa, pietre, conchiglie e
    anche gusci d’uovo. E’ l’ambi-
    zioso tentativo di «entrare»
    nei pensieri di diverse popola-
    zioni di ominidi che ci hanno
    preceduti, dall’homo Erectus
    ai Neanderthal, fino ai Sa-
    piens, vissuti in epoche diver-
    se, da 40 mila anni fa, indie-
    tro fino a 540 mila.
    L’obiettivo è capire chi
    avesse capacità cognitive co-
    sì sviluppate da esprimersi in
    forma di simboli. Per molto
    tempo la capacità di conferi-
    re un significato a un «prodot-
    to culturale» è stata conside-
    rata come il risultato di
    un’improvvisa rivoluzione
    cognitiva, verificatasi sol-
    tanto tra le popolazioni
    umane moderne: si tratta di
    quelle stabilitesi in Europa
    intorno a 42 mila anni fa,
    nel momento decisivo in cui
    sostituirono i Neanderthal.
    Oggi, in realtà, sembra che
    non sia andata affatto così:
    con l’aiuto decisivo delle
    neuroscienze potremmo sco-
    prire scenari molto diversi.


Oggetti e simboli
Tra i pionieri di questo nuovo
approccio interdisciplinare
c’è un gruppo di archeologi,
paleantropologi e neuro-
scienziati, guidati da France-
sco d'Errico, direttore al
Cnrs, il Centro nazionale del-
la ricerca scientifica france-
se, e professore all’Università
di Bergen. «L’obiettivo - spie-
ga - è cercare di capire se quel-
le incisioni hanno un signifi-
cato simbolico o se sono sem-
plici rappresentazioni visive
di oggetti presenti in natu-
ra». Perché molti ritrovamen-
ti sono radicalmente diversi
dalle pitture rupestri, realiz-
zate intorno a 40 mila anni fa
in diverse grotte d’Europa: in-
vece di silhouette di mani o di
figure di umani e animali, si
tratta di linee, parallele e in-
trecciate.
Così il team di D’Errico ha

realizzato quella che può es-
sere considerata la mappa ce-
rebrale dei primi segni grafici
della storia. I risultati sono
stati pubblicati sulla rivista
«Royal Society Open Scien-
ce». «Abbiamo usato le tecni-
che di imaging per confronta-
re le aree del cervello che si at-

tivano quando a un gruppo di
volontari venivano mostrate
le più antiche incisioni astrat-
te con quelle attivate da altri
stimoli visivi, come parole in
una scrittura conosciuta o
sconosciuta e poi oggetti, pae-
saggi e, ancora, immagini
confuse di questi stessi stimo-

li visivi». I risultati - racconta -
rivelano che le incisioni pri-
mordiali «sono legate ad aree
simili a quelle che si accendo-
no con la percezioni di specifi-
ci oggetti». I risultati suggeri-
scono che il cervello identifi-
ca una coerenza grafica in
queste rappresentazioni ed è
questa coerenza a essere fon-
damentale per attribuire loro
un significato. E’ stato anche
osservato che, quando i vo-
lontari osservavano le incisio-
ni, si «accendeva» una zona
dell’emisfero sinistro nota
per il coinvolgimento nell’ela-
borazione del linguaggio:
questo aspetto rafforzerebbe
quindi l’idea che le incisioni
fungessero da primitivo mez-
zo di comunicazione.

Pensiero astratto
«Si supporta l’ipotesi secon-
do la quale le incisioni hanno
le proprietà visive di segni e
che si tratta di elementi a cui
una cultura può attribuire un
significato», aggiunge d’Erri-
co. A rafforzare l’idea è un al-
tro studio, pubblicato su «An-
tiquity» e che vede tra gli au-
tori lo stesso d’Errico. L’anali-
si di linee parallele incise su
alcune ossa coperte di pig-
mento, scoperte in un sito ci-
nese di circa 100 mila anni fa,
aggiunge un ulteriore tassel-
lo alla teoria secondo la quale
la nostra specie non sia stata
l’unica dotata della capacità
di pensiero astratto: quelle li-
nee, infatti, sembrano tutt’al-
tro che accidentali. Potrebbe-
ro essere tra le prime manife-
stazioni della volontà di la-
sciare dei messaggi. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La grotta di Blombos in Sud Africa, una vera e propria miniera di testimonianze dei nostri progenitori


Incisioni su pietra datate intorno a 70 mila anni fa. Sotto i risultati dei test condotti con l’imaging cerebrale


L’INDAGINE MULTIDISCIPLINARE DELL’ANTROPOLOGO FRANCESCO D’ERRICO


Quegli sms sulla pietra


L’imaging cerebrale tra i misteri


delle incisioni dei nostri antenati


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In una gelida sera invernale, una donna si reca in un parco per incontrare un uomo contattato su
un sito di appuntamenti, ma finisce strangolata. Tuttavia, la storia che si profila non è così lineare
come sembra e come raccontano amici e parenti della vittima.

Un noir psicologico ambientato a Tokyo che racconta anche uno spaccato
della società nipponica.

APPUNTAMENTO CON LA MORTE.


32 LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2019
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