La Stampa - 18.09.2019

(Kiana) #1
FABIO POLETTI
MILANO

C’è la mostra del «mostro» ed è
subito polemica. A Venezia ve-
nerdì pomeriggio vanno all’a-
sta 150 copie di disegni realiz-
zati in carcere da Pietro Paccia-
ni, alcuni con firma autografa,
altri con l’impronta digitale
del contadino toscano sospet-
tato, condannato, assolto e
morto prima di un nuovo pro-
cesso stabilito dalla Cassazio-
ne per accertare se sia stato lui
o meno a commettere una se-
rie di omicidi sulle colline to-
scane. I proventi dell’asta orga-
nizzata da Venice Faktory sa-

rebbero dovuti finire all’ospe-
dale Pediatrico Meyer di Firen-
ze. Ma il nosocomio giura di
non essere stato contattato e ie-
ri pomeriggio con una nota in-
viata dalla Fondazione Meyer
a Venice Factory, diffida da
ogni coinvolgimento: «E’ una
attività che non riteniamo esse-
re in linea con i valori etici fon-
danti la nostra attività».
Federica Palmarin, la cura-
trice della mostra non se ne
preoccupa: «Se la Fondazione
Meyer non vuole i nostri soldi
ci rivolgeremo ad un altro ente
benefico. Non abbiamo anco-
ra deciso la base d’asta. Non

sappiamo quanti soldi racco-
glieremo». Sul valore artistico
delle opere la responsabile di
Venice Faktory non ha dubbi:
«Sono ritratti, paesaggi, figure
di animali. È come se ci fosse
una scuola dei dipinti in carce-
re, lo stile è quello».
Sulla copertina del catalogo
dell’asta evento che si inaugu-
ra venerdì alle 19 a Santa Cro-
ce 901/A Venezia-Rio Marin
appare un autoritratto di Pie-
tro Pacciani con la scritta «Il po-
vero Cristo». Se non fossero fir-
mati da lui sarebbe difficile de-
finirli capolavori. Ma nella pre-
sentazione dell’iniziativa non

si risparmiano gli aggettivi: «I
suoi disegni sono giocosi, fan-
tasiosi, caricaturistici e poeti-
ci. L’impulso è di ricollocarli
oggi dove c’è la possibilità di
dare risalto a questa pop art ri-
fiutata, un arte che, per il suo
periodo storico, non ha avuto
la giusta attenzione per via
dell’ostacolo morale e della
dialettica sociale». Davide Ca-
nella, l’investigatore che face-
va parte del team difensivo di
Pietro Pacciani, proprietario
delle 11 opere che sono state
replicate per essere messe
all’asta, ne fa invece una que-
stione legata a una promessa:
«Quando era ancora in vita
Pacciani mi disse che voleva
farne una mostra e che i pro-
venti andassero a un istituto
che si occupa di bambini. Se la
Fondazione Meyer non vuole
li daremo ad altri. Gli originali
invece li tengo io, fanno ora-
mai parte della mia vita». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

NICOLA PINNA
TORINO

A


Ginevra le sacche di
sangue non ci sono
più. I depositi della
bio-banca sono stati
svuotati alla fine di agosto e do-
ve sia finito il grande tesoro di
cellule staminali è ancora un
mistero. L’autorità giudiziaria
svizzera ha aperto un’inchie-
sta e da qualche giorno cerca
di verificare cosa sia successo
con tutto quel materiale e so-
prattutto dove sia finito. Non
solo: in che modo è stato spo-
stato e come è stato custodito
nel corso degli anni? La stessa
domanda, prima di tutto, se la
fanno le 15 mila mamme italia-
ne che avevano affidato alla

Cryo-Save il sangue del cordo-
ne ombelicale dei loro figli.

Denunce e perquisizioni
Dai primi giorni di settembre il
mistero delle staminali è al
centro di un’inchiesta della
procura federale e dell’Ufficio
della sanità pubblica. La setti-
mana scorsa gli agenti della
Fedpol hanno fatto scattare di-
verse perquisizioni e la Swiss-
medic, ente di controllo delle
attività sanitarie, ha fatto parti-
re le prime denunce: «Secon-
do alcuni indizi – fanno sapere
da Ginevra – l’azienda avreb-
be commesso diversi reati vio-
lando la legge sui trapianti, a
iniziare dall’inadempimento
degli obblighi di notifica e di
cooperazione». A complicare
il caso c’è un intreccio di socie-
tà. La Cryo-Save, azienda elve-

tica ma quotata in Olanda, ave-
va anche una controllata in Ita-
lia, che si occupava dei rappor-
ti con le famiglie ma non della
gestione o della custodia del
materiale biologico. In Svizze-
ra, nel frattempo, la Cryo-Sa-
ve è stata radiata dall’elenco
delle società autorizzate a svol-
gere questo tipo di attività: «La
decisione – spiega l’Ufficio fe-
derale della sanità pubblica – è
stata presa dopo che la filiale
di Plan-les-Ouates è stata can-
cellata dal registro di commer-
cio del Canton Ginevra, ma an-
che perché l’azienda ha trasfe-
rito in Polonia le staminali con-
servate e perché i referenti
non risultavano più raggiungi-
bili dalle autorità preposte».

L’organizzazione
La società al centro di questo

caso internazionale ha la sede
principale a Pfäffikon, una cit-
tà del Canton Svitto, al centro
della Svizzera. Da ottobre
2014 gestiva una filiale a
Plan-les-Ouates, a pochi chilo-
metri da Ginevra, dove era sta-
ta allestita una banca del san-
gue del cordone ombelicale.
Le prime stranezze, secondo
la ricostruzione fatta dall’Uffi-
cio federale della sanità pubbli-
ca e dalla Swissmedic risalgo-
no alla primavera scorsa, quan-
do l’azienda ha comunicato di
essere pronta a trasferire in Po-
lonia una parte delle staminali
e dei tessuti che da 5 anni era-
no conservati nei bio-forzieri
di Plan-les-Ouates. Negli stes-
si giorni è partita anche una co-
municazione a tutti i “clienti”,
sia quelli svizzeri sia quelli
sparsi per il resto d’Europa.

Ma le famiglie italiane che han-
no sollecitato subito altre infor-
mazioni non hanno ancora ca-
pito che fine abbiano fatto le
staminali dei neonati affidate
alla banca di cellule e tessuti.

Le regole
In Italia la conservazione del
sangue del cordone ombelica-
le è consentita soltanto per la
donazione. E finisce tra le sac-
che di sangue che arrivano dai
tanti (ma mai sufficienti) vo-
lontari che ogni giorno si sotto-
pongono al prelievo per soste-
nere la grande richiesta di tra-
sfusioni e per agevolare l’attivi-
tà dei chirurghi nelle sale ope-
ratorie. I genitori che vogliono
conservare le staminali del cor-
done ombelicale, dunque, pos-
sono affidarsi solo alle bio-ban-
che private straniere. Le più vi-

cine si trovano a San Marino e
in Svizzera. I costi sono variabi-
li e non tutte le società hanno
lo stesso listino. Alcune chiedo-
no solo una cifra iniziale, men-
tre altre aggiungono un cano-
ne annuale per la conservazio-
ne delle provette, che può du-
rare al massimo per 20 anni.
«La situazione non è paragona-
bile al fallimento di un classico
istituto di credito, perché i be-
ni di una bio-banca non hanno
un preciso valore economico -
dice Giuseppe Mucci, ammini-
stratore di Bioscience Institu-
te, che svolge la stessa attività
a San Marino - Il danno che de-
riva dalla perdita di queste sac-
che è soprattutto medico per
l’impossibilità di sfruttare le
cellule per le successive appli-
cazioni cliniche». –
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVA

Aperta un’inchiesta per capire dove sia finito il sangue del cordone ombelicale affidato alla società Cryo-Save. Trasferito in Polonia il business

Svuotata la bio-banca di cellule staminali

Rifugio elvetico per 15 mila madri italiane

Il ricavato in beneficenza. ma l’ospedale meyer rifiuta

La mostra del “mostro” fa rumore


I disegni di Pietro Pacciani all’asta


ANSA


Una fase della conservazione del sangue dal cordone ombelicale

L’ITALIA CHE CAMBIA


IL CASO


Pacciani mostra i suoi disegni

I laboratori della Cryo-Save a Pfäffikon, città del Canton Svitto, al centro della Svizzera

MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 15


PRIMO PIANO

Free download pdf