La Stampa - 18.09.2019

(Kiana) #1

FRANCA CASSINE


U


n brano caratteriz-
zato da un attacco
scatenato e perva-
so da un’energia
travolgente, quasi da film
d’azione. Lui, che di colon-
ne sonore ne ha musicate
tante da «Kundun» di Scor-
sese a «The Truman Show»
di Wier, da «The illusionist»
di Burger a «Sogni e delitti»
di Woody Allen passando
da «Diario di uno scandalo»
di Richard Eyre che gli è val-
so una nomination agli
Oscar, ha firmato una curio-
sa e intrigante opera.
A 82 anni Philip Glass è più
attivo che mai e accetta vo-
lentieri le sfide, tra queste pu-
re comporre, per la prima vol-
ta nella sua lunga carriera,
un pezzo per un ensemble di
percussioni. Brano che sarà
presentato in prima esecuzio-
ne europea in «Minimalia», il
concerto di MiTo ospitato al-
le 21 all’Auditorium Arturo
Toscanini che vedrà protago-
nista sul palco il Third Coast
Percussion.

La musica, il teatro e il cine-
ma contemporaneo non sa-
rebbero gli stessi senza il
contributo rivoluzionario
del venerato maestro di Bal-
timora che, considerato il
padre spirituale del minima-
lismo, ha deciso di mettersi
in gioco scrivendo apposita-
mente per SettembreMusi-
ca «Perpetulum», che verrà
proposto in quello che si
prospetta essere un origina-
le evento sonoro.
«Credo sarà una bella sor-
presa per gli affezionati ascol-
tatori della musica di Glass –
dice Nicola Campogrande,
direttore artistico di MiTo -.
Anche per chi lo conosce be-
ne, perché in questa nuova
pagina c’è un’esplosione,
una vitalità, un piacere del
suono, quasi un lieve e garba-
to tradimento della filosofia
minimalista, che sarà un pia-
cere ascoltare. In aggiunta al
fatto che gli interpreti sono
strepitosi».
Proveniente da Chicago, il
Third Coast Percussion, tra i
gruppi più noti di percussio-
nisti e vincitore di un Gram-
my, è un quartetto formato
da Sean Connors, Robert Dil-
lon, Peter Martin e David
Skidmore. «Perpetulum», pa-
rola ibrida che mette insieme
«perpetuo» e «pendolo», non
è stato solo scritto espressa-
mente per loro, ma è nato dal-
la collaborazione tra Glass e
Third Coast. Il progetto ha

preso forma già nell’aprile
del 2017 e si è sviluppato nel
tempo fino a raggiungere la
forma attuale, con frequenti
e prolungati contatti tra il
maestro e l’ensemble. Un si-
stema che è un segno distinti-
vo del processo creativo di
Third Coast che tende a lavo-
rare in simbiosi con i compo-
sitori di cui esegue i brani.
A completamento della se-
rata, oltre a un ulteriore pez-
zo di Glass, ci saranno altri
ascolti inediti. Uno dedicato a
Gavin Bryars, autore di pri-
missimo piano, accanto al più
giovane David Skidmore,
componente e cofondatore
del Third Coast. Ci sarà poi un
omaggio a un mostro sacro
del panorama contempora-
neo, Steve Reich, di cui verrà
eseguito «Mallet Quartet», af-
fiancato a Devonté Hynes, co-
nosciuto con il nome d’arte di
Blood Orange, singolare figu-
ra di cantante e autore di pez-
zi che spesso raccontano un
mondo che schiaccia e margi-
nalizza i diversi. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il debutto europeo di “Perpetulum” a MiTo

Uno scatenato Philip Glass


a 82 anni esplora le percussioni


COLLOQUIO


WANDA MAIFREDI. L’indossatrice delle più importanti maison italiane negli anni ’50-’80 simbolo di uno stile che non c’è più


Quando la Venere in visone

era una mannequin di pellicceria

“Torino mi ha regalato l’amore”

«Atelier. Torino artefice di ele-
ganza» è il titolo della rasse-
gna organizzata da Iconica
che s’inaugura oggi, alle 19,
nella Galleria Marco Polo in
corso Vittorio Emanuele II,


  1. Racconta la Torino delle
    piccole sartorie e dei grandi
    atelier che, dagli anni 50 agli
    anni ’80 hanno portato la città
    ai livelli dei couturier parigi-
    ni. Domani, giovedì 19, Palaz-
    zo Chiablese (piazza San Gio-
    vanni 2) ospita una mostra
    con una trentina di abiti iconi-
    ci. A corredo, gli schizzi origi-
    nali di cappelli della collezio-
    ne di Pina Cerrato, storica mo-
    dista. La rassegna sarà visibi-
    le, a ingresso gratuito, fino a
    domenica 22 (orari: giovedì e
    venerdì dalle 9 alle 18; sabato
    dalle 14 alle 18 e domenica
    dalle 10 alle 18).
    Tanti gli eventi. Laboratori di
    profumeria (venerdì 20 da
    Marco Polo) ispirati e alle at-
    mosfere dei balli del passato
    (info e costi yes.yourevent-
    group) e talk a Palazzo Chia-
    blese sabato 21 dalle 14,30 al-
    le 18. Parleranno di storia e


moda la Soprintendente Luisa
Papotti, Mariangela Ravasen-
ga, curatrice del progetto Ma-
tosto e Giovanni Ferrero; alle
15,15 Massimiliano Massia,
della storica fabbrica di passa-
maneria, e Paola Pellino, «la
guardarobiera», racconteran-
no la sartoria tra passamane-
rie, ricami e rammendi; alle
16 la moda e l’imprenditoria-
lità saranno al centro dell’in-
contro tra Elisa Giordano,
creatrice di Irreplaceable, e
Paolo Ceroni - Azimut Capi-
tal Management. Infine, alle
16,30, Elisabetta DeWan dia-
logherà di gioielli fantasia
con Wanda Maifredi. Sempre
sabato, dalle 18 alle 23,30, a
Palazzo Chiablese perfor-
mance teatrale di Casa
Fools-Teatro Vanchiglia
(ogni 20 minuti per gruppi di
25 persone). E’ gratuita, ma
occorre prenotare al
349/7435571. Nell’androne,
musica con il trio Note Bleue.
C’è anche un tour tra gli ate-
lier e gli showroom di oggi.
Info http://www.exclusivebrand-
storino.com.

ALMA TOPPINO


N


ella Torino degli ate-
lier, tra gli Anni 50 e
gli 80, in cui non c’e-
rano stilisti nè desi-
gner, ma sarte abilissime che
interpretavano l’alta moda e
il prêt-à-porter dei grandi
couturier parigini, le clienti
non provavano gli abiti, ma li
valutavano addosso alle in-
dossatrici che erano a loro di-
sposizione per tutta la giorna-
ta. Donne belle ma normali,
magre ma non troppo. Algi-
de ma non inarrivabili. E, so-
prattutto, sorridenti.
Wanda Maifredi, 75 anni

portati splendidamente, è sta-
ta una mannequin, come usa-
va dire allora, che ha calcato le
passerelle quando le sfilate
erano all’interno delle maison
di Torino e di Milano o al casi-
nò di Saint Vincent, tra una ce-
na e un cocktail. E’ stata soprat-
tutto indossatrice di pellicce,
in un tempo in cui le signore
andavano a teatro con capi lun-
ghi sino ai piedi, con tanto di
manicotti e cappelli, quando
la coscienza animalista non esi-
steva e la pelliccia era simbolo
di ricchezza. E anche il sogno
nel cassetto di tante casalin-
ghe che, non potendosela per-
mettere, ripiegavano sulle vol-
pi (i famosi «renard») o sui vi-
soni intorno al collo.

«Ho esordito nel 1959 vin-
cendo a Venezia il premio In-
dossatrice del futuro - dice
Wanda Maifredi -. Lì sono sta-
ta notata da Biki, che mi ha
chiamata a Milano come “fis-
sa” nel suo atelier. In via Mon-

tenapoleone passava la Mila-
no bene. Assidue erano Maria
Callas, Valentina Cortese e Lu-
ciana Peverelli. Allora la Peve-
relli era una scrittrice amatissi-

ma, la concorrente di Liala. In
inverno veniva con due cagnet-
ti minuscoli e una pelliccia
enorme di zibellino. Se la toglie-
va e la metteva per terra, come
tappetino per i suoi cuccioli».
Fatale fu per Wanda un set
fotografico a Torino per le au-
to della Innocenti. Aveva 19
anni. Lì conobbe un giornali-
sta di Quattroruote, Edoardo
Massucci (suo padre Riccardo
era attore e regista de I quattro
Moschettieri oltre che sceneg-
giatore con Nizza e Morbelli)
che la convinse a posare con
un’auto in miniatura, un mo-
dellino insomma. Era la Ja-
guar progettata da Manuel Oli-
ve Sans per Gianni Agnelli.
«Pensavo fosse uno scherzo -

prosegue Wanda - ma era una
cosa seria. Talmente seria che
in una settimana mi innamo-
rai perdutamente di Edoardo
e mi trasferii a Torino».
Bionda, alta 1,78, Wanda
Maifredi era una visione. Nel
1965 la chiamò Rivella, ma sfi-
lò anche per Naldoni e Viscar-
di, altri grandi nomi della pel-
licceria. «La prima volta che
mi vide, Rivella fu perfido. Mi
fece indossare una pelliccia
enorme, che mi infagottava.
Voleva vedere se cadevo. Ma
io con la mia altezza e il mio 40
di piede camminai sicurissi-
ma». Vedendola sfilare, Linda
Christian, moglie dell’attore
di Hollywood Tyron Power, or-
dinò un completo di pelliccia

per la figlia Romina. Ma la ra-
gazza amava lo stile «figlia dei
fiori» e non lo volle.
Dopo Rivella e una breve pa-
rentesi di modella per Vogue,
Wanda divenne la prediletta
di Emi Badolato, con atelier in
corso Vittorio Emanuele II 76.
«Era una donna semplice.
Quando la conobbi la scam-
biai per una lavorante perché
aveva le unghie rovinate e viag-
giava sempre con il metro al
collo. Lei non curava molto il
suo aspetto, però sapeva come
esaltare al massimo la femmi-
nilità delle sue clienti». Da lei
si servivano, tra le altre, le don-
ne di casa De Benedetti, Romil-

da Bollati e la moglie di Pianel-
li, che le era molto affeziona-
ta». Voleva distinguersi dalla
consorte del socio di suo mari-
to, Giussi Traversa, che invece
adorava Roccuzzo, rivale di
Badolato, che lavorava nello
stabile vicino. Un numero civi-
co di differenza, due mondi e
stili diversi. —
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La rassegna “iconica”

Il piccolo mondo antico dell’eleganza

Alla scoperta di sartorie e profumerie

1


“Per capire se ero

brava mi facevano
indossare pellicce

enormi”

“In questo brano c’è un

lieve e garbato
tradimento della

filosofia minimalista”

2


alle 21 al Teatro Cardinal Massaia

Occidente e l’Oriente si incontrano

nel concerto per archi “Armenia”


  1. Wanda Maifredi
    con il modellino Ja-
    guar 2. La signora
    Maifredi oggi. 3.
    Foto di indossatrici
    con pellicce Rivella
    (a sinistra si ricono-
    sce Renée Longari-
    ni)4. Un modello di
    sartoria storica am-
    bientato nelle Pas-
    samanerie Massia
    a Pianezza 5.Mai-
    fredi negli anni ’70.

  2. Il manifesto della
    rassegna. 7. L’alle-
    stimento a Palazzo
    Chiablese.

    1. Il quartetto Third Coa-
      st Percussion di Chica-
      go, tra i gruppi più noti di
      percussionisti e vincito-
      re di un Grammy, è for-
      mato da Sean Connors,
      Robert Dillon, Peter Mar-
      tin e David Skidmore

    2. Il compositore Philip
      Glass , padre del
      minimalismo, ha compo-
      sto «Perpetulum»
      in collaborazione con
      Third Coast Percussion




IL CASO


“Negli atelier

passavano le dive,
poi il colpo di fulmine

per mio marito”

Suoni contaminati, melodie
che raccontano l’incontro tra
l’Occidente e l’Oriente. Una
tradizione millenaria rivivrà
in «Armenia», il concerto di
MiTo accolto oggi alle 21 al
Teatro Cardinal Massaia. Il
Quartetto d’archi Nor Arax,
composto da Giacomo Agazzi-
ni e Umberto Fantini ai violi-
ni, Maurizio Redegoso Khari-
tian alla viola e Claudia Ravet-
to al violoncello, proporrà un
percorso sonoro alla scoperta
delle «Geografie» di un popo-
lo ricco di storia che possiede
un bagaglio culturale profon-
do e affascinante.
Un omaggio alla memoria e al
folklore che attraversa i secoli
con brani scelti di autori arme-
ni. Il programma contempla
opere di Komitas Vardapet,
padre della moderna musica
nazionale e vittima del genoci-

dio, affiancate a liriche del
poeta, mistico e maestro di
danze Georges Ivanovič Gurd-
jieff, messe in musica dal com-
positore russo Thomas de
Hartmann. Inoltre da Aram
Khačaturjan, celebrato com-
positore sovietico di origini ar-
mene, si arriverà al prolifico
compositore americano di ori-
gini armene Alan Hovhannes,
a Khatchadour Avedissian, fi-
no all’emozionante linguag-
gio di Arno Babadjanian. Spa-
zio poi alla contemporaneità
con la prima esecuzione italia-
na del Quartetto n. 2 «Retro
non» della giovane pianista e
compositrice Tatev Amiryan,
in cui le influenze folk e sacre
provenienti dal retroterra si
arricchiscono di una vasta ed
ecclettica cultura compositi-
va, impreziosita da elementi
di improvvisazione. F. CAS.

SOCIETÀ, CULTURA & SPETTACOLI


MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 55


T1 PR

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