Corriere della Sera - 11.03.2020

(Chris Devlin) #1


CorrieredellaSera Mercoledì11Marzo
PRIMOPIANO


9


Da Armani che chiude hotelenegozi all’Alfa Acciai


di Brescia. Accordo Confindustria-Lombardia:aperture


solo con il rigido rispetto di divietieregole sanitarie


LE AZIENDE


Geox,stop


a150punti


divendita


Geox chiude i 150 negozi a gestione diretta in Italia, da
oggi fino a domenica 15 marzo .Per «comprendere
meglio l’evolversi della situazione», spiega il gruppo
di Montebelluna, riservandosi di «prorogare tale
misura in lineacon le scadenze indicate dal governo»,
quindi fino al 3 aprile. «Maicome in questo momento
è necessario fare squadra. Istituzioni, imprese e ogni
singolo cittadino devono unirsi per far fronte a questa
emergenza. Come azienda, sentiamo unaforte
responsabilità neiconfronti di tutti icollaboratori,
consumatori e delle loro famiglie che sireca no nei
nostri punti divendita», afferma Mario Moretti
Polegato, presidente efondatore di Geox. Che,con la
decisione di chiuderetemporaneamente i negozi in
Italia, punta a «dare uncontributoconcreto» allo
sforzocollettivo delPaese. «Siamo solidi e superato
questo periodo difficile — assicuraPolegato — sono
assolutamente positivo per il futuro di Geox, del
nostro settore e delPaese». Lo stop riguarda solo i
punti divendita, mentre il gruppo dellecalzature
resta «pienamente operativo», grazie al ricorso allo
smartworking e alle attività online.
GiulianaFerraino
©RIPRODUZIONERISERVATA

Ladecisione ArmanihadecisodichiudereaMilanoinegoziel’albergoinviaManzoniperl’emergenzacoronavirus


Entrate in calo emeno produzione


Le prime serrate delle imprese


Abbassarelasaracinesca
non è una scelta facile. Ma la
distribuzione non alimentare
— in blocco, pic cola e grande
— questavolta non ha dubbi:
è il momento di alzare le ma-
ni davanti all’emergenzaco-
ronavirus. Da oggi chiude-
ranno molte insegne, da Cal-
zedonia ad Armani, da Cuci-
nelliaMarinella, al Nord
come al Sud. Senza bisogno
di aspettareordinanzeede-
creti, perché ormai il fattura-
to dei puntivenditaècosì
basso da noncoprire icosti.
Discorso diverso per la ma-
nifattura. Ieri il presidente
della Lombardia, AttilioFon-
tana, ha chiesto al governo di
fermare trasporto pubblico e
fabbriche,conlui il segreta-
rio della Lega, Matteo Salvini.
Ma le Confindustrie del Nord
frenano. Ecosì in serata il go-
vernatoredella Regione in
prima linea nella lotta alcoro-
navirus ha annunciato di ave-
re raggiuntounaccordocon
gli industriali del suoterrito-
rio «per individuare le moda-
lità che andranno adottate
dalle aziende checontinue-
ranno a produrre e prenden-
do attodella disponibilità di
altr easospenderel’attività».
Come dire: sivedrà caso per
caso. Ma semprechi terrà
aperto dovrà «rispettare scru-
polosamenteleindicazioni
dell’IstitutoSuperiorediSa-
nità e della Lombardia a par-
tire dalla soppressione di tut-
ti i servizi mensa e dallaforni-
tura di tutteledotazionico-
me guanti e mascherine».
«Non possiamofermare
del tutto la produzione — di-
ce convinto Marco Bonomet-
ti, presidente degli industriali


della Lombardia —. Bloccare
certe aziende vuole dire para-
lizzare intere filiere, anche in
territori dove l’emergenza è
minore. Chi riesce a rispetta-
re iprovvedimentiatutela
della salute deve andare avan-
ti. Stiamo studiando uncodi-
ce di autodisciplina ancora
più rigoroso di quello impo-
sto per decreto». Sulla stessa
linea il presidente di Confin-
dustria EmiliaRomagna, Pie-
troFerrari: «Siamoconsape-
voli dell’emergenza mac’è
l’assoluta necessità ditenere
acceso il motore del Paese».

«Non dobbiamo scegliere tra
industriaesalute, dobbiamo
salvaguardareentrambe»,
aggiunge Enrico Carraro, pre-
sidentediConfindustriaVe-
neto—.Siamo pronti ad
adottareregole più stringenti
di quelle fissatedai decreti.
Vediamocon esperti in mate-
ria sanitaria checosa fare.Pa-
gheremo di tascanostra, ma
non fermateilmotore mani-
fatturierodell’economia».
Anche tra gli imprenditori in
realtà c’è chi la pensa diversa-
mente. ComeUrbano Cairo, il
presidentediRcs Media-

group,casa editricedel Cor-
riere , che ieri a Ottoemezzo
su La7 auspicava lo stop delle
attività non essenziali per 15
giorni perfermareilvirus. E
anche tra le fabbrichec’è chi
getta la spugna. Come la Alfa
Acciai di Brescia che ieri ha
fermato la produzione.
Cgil, Cisl e Uil sembrano al-
lineaticon Confindustria sul-
la necessità dicercareuna
terza via che metta insieme
tutela della saluteedel lavo-
ro.Questotrasparedauna
lettera che ieri i segretari ge-
nerali hanno inviato ai presi-

denti delle associazioni delle
imprese oltreche al premier
Conte. «Pensiamo sia il mo-
mentodiconcordareuna ri-
duzione modulata della atti-
vità lavorativamanifatturiera
edei servizi, utilizzando gli
ammortizzatori sociali», scri-
vono Maurizio Landini, An-
namaria FurlaneCarmelo
Barbagallo. Quello che la mis-
siva non racconta è latensio-
ne nelle fabbriche delle aree
più colpite, mano a mano che
il collega delreparto a fianco
si scoprecontagiato. «Ma la
durarealtà è anche un’altra —
dice l’imprenditrice emiliana
Sonia Bonfiglioli, 3.700 di-
pendentiepocomeno di un
miliardo di fatturatonel set-
tore metalmeccanico—.Se
chiudesserooggi, moltepic-
cole aziende del nostroterri-
torio non riaprirebbero più».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Fabbriche
ConfindustriaeCgil,
Cisl,Uilcontrari
all‘obbligodifermare
tuttelefabbriche

diRitaQuerzè


Calzedonia,


giù 1.


saracinesche


Prima aveva deciso di chiudere i negozi delle «zone
rosse».Poi, quando tutta l’Italia è diventata un’unica
«zona protetta», come l’ha definita il presidente del
Consiglio Giuseppe Conte, la decisione è stata estesa a
tutto ilterritorio nazionale fino al 3 aprile.Per un
gruppocome Calzedonia (Calzedonia, Intimissimi,
IntimissimiUomo, Tezenis, Falconeri, Signorvino,
Atelier Emé) significa abbassare le saracinesche a
1.756 negozi. «È stata una decisione difficile — aveva
spiegato nei giorni scorsi già per la sola Lombardia e
le altre 14 province, il presidente del gruppo Sandro
Veronesi — ma bisogna trovare un bilanciamento tra
la necessità difermare questa epidemia e le necessità
del business». «Poiché nonvendiamo articoli di
prima necessità — ha aggiunto poi — ci è sembrato
giusto fare quanto in nostro potere per tutelare la
salute dei nostri clienti e dei dipendenti».Per far
capire l’impatto,Veronesi, solo per i 526 negozi situati
nellaex zona rossa, aveva parlato della rinuncia «a un
terzo del fatturato italiano». E il gruppo ha chiuso il
2019 con 2,411 miliardi di fatturatocon il mercato
italiano che pesa più del 40%.
CorinnaDeCesare
©RIPRODUZIONERISERVATA

Kikochiude


340negozi


finoadaprile


«Senza allarmismi e paura macon serietà e
razionalità abbiamo deciso di fare quanto in nostro
potere per tutelare al massimo la salute dei nostri
clienti e dei nostri dipendenti nonostante il
considerevole impatto economico». Così Cristina
Scocchia, amministratrice delegato del marchio di
cosmetici KIKO, ha annunciato ieri la chiusura dei
negozi in tutta Italia fino al 3 aprile.Una misura che
riguarderà 340 puntivendita del brand, nato a fine
anni ‘90 da un’intuizione dell’imprenditoreStefano
Percassi specializzato nelretail (ha portato in Italia da
Zara a Lego, a Victoria’s Secret, aStarbucks) che lo ha
fatto diventare unacase history nel settore della
cosmetica. Scocchia,ex ad di L’Oréal Italia, è acapo
del gruppo da un anno e mezzo: «Siamo fiduciosi che
potremo tuttitornare presto ad essere piùforti di
prima — ha aggiunto — ma per farlo, adesso, è
doveroso fermarci» ha precisato, sottolineandocome
la misura siacoerentecon le indicazioni del governo
di ridurre al minimo le occasioni dicontagio. Tutti i
dipendenti del gruppo non andranno inferie forzate
e sarannoregolarmenteretribuiti.
C.D.C.
©RIPRODUZIONERISERVATA

All’OspedaleSaccodiMilano


Axa Italia dona mezzo milione all’Ospedale
Sacco di Milano perrealizzare la nuova
unità di rianimazione eterapia intensiva
con 8 posti dedicati ai malati di Covid-19.
«Vogliamo essere più che mai a fianco del
SistemaPaese», dice ilceo Patrick Cohen.

Il finanziamento Axa Italia


per l’unità di rianimazione


883


miliardi
dieuro,èil
valore
complessivo
della
produzione
manifatturiera,
conunvalore
aggiuntodi
263miliardi

954


mila
leimprese
registratenella
solaLombardia
nelcorsodel
2019secondo
l’ultimo
rapportodi
Unioncamere
Lombardia

821


mila
sonole
microimprese
(con3-
addettiin
organico)pari
aidueterzidel
totaledelle
imprese
italiane(Istat)
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