Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Caratteristiche dei casi tipici di reincarnazione l 123

tilleka ricordava - nel suo caso era avvenuto anche un cambiamento di sesso
da una vita all'altra -, e un'altra persona che era del tutto sconosciuta a Tilleke­
ratne. Quando fu chiesto a Gnanatilleka se conoscesse queste persone, ella disse
il nome dell'amico della precedente personalità (facendo un piccolo errore, di­
cendo« D ora » invece di « Lora »),ma non riconobbe l'altro visitatore. Quando
le fu chiesto dove avesse conosciuto la persona che aveva appena identificato, el­
la rispose correttamente fornendo il nome di una città (T alawakele); è possibile
che abbia dedotto in qualche modo il nome della città dalle domande che le ve­
nivano poste, ma difficilmente ciò può essere avvenuto per quanto riguarda il
nome proprio dell'amico di Tillekeratne.
In un'altra occasione, senza alcun preavviso, condussi presso un soggetto
studiato in Birmania, Ma Choe Hnin Htet, un'amica intima della ragazza la cui
vita Ma Choe Hnin Htet ricordava. Quando a Ma Choe Hnin Htet fu chiesto se
conoscesse questa persona; ella fornì distintamente i.l nome della ragazza. Tutta­
via, Ma Choe Hnin Htet non riconobbe (in simili circostanze verificatesi in
un'altra occasione) il cardiochirurgo che aveva operato la sua precedente perso­
nalità. (La ragazza era morta durante l'operazione).
Vi è un'altra caratteristica comune a molti riconoscimenti che merita di es­
sere citata. Alcuni soggetti, dopo aver fatto un riconoscimento che di per sé non
ha un particolare significato, fanno spontaneamente delle ulteriori osservazioni.
Ad esempio, possono menzionare il soprannome della persona riconosciuta, o
fare dei commenti personali quali: « Cosa è successo ai tuoi denti? ».
Jasbir Singh (un soggetto Indiano) ci fornì un esempio dell'uso di un so­
prannome. Quando un uomo chiamato Birba! Singh entrò nella stanza dove .si
trovava Jasbir, il bambino disse spontaneamente: «Entra Gandhiji ». Qualcuno
fra i presenti lo corresse dicendo: « Questo è Birba! ». Jasbir rispose: « Noi lo
chiamiamo "Gandhiji" ». Birba! Singh infatti veniva chiamato « Gandhiji », per­
ché àveva delle orecchie molto grandi e ricordava vagamente il Mahatma Gan­
dhi. (Il suffisso ji viene comunemente utilizzato nel linguaggio Hindi quale titolo
onorifico).
Swarnlata Mishra (il soggetto di un altro caso Indiano) riconobbe un amico
di Biya Oa donna di cui ricordava la vita) e commentò che egli portava degli oc­
chiali, cosa che non aveva mai fatto durante la vita di Biya. Disna Samarasinghe
(della quale ho citato anche la descrizione fattami dalla sua esperienza nel regno
dei disincarnati) riconobbe un ragazzo che passò nella strada dove si trovava
l'abitazione della sua famiglia. Ella disse ai suoi genitori: « Conoscete quel ragaz­
zino? È il bambino che mi rubò i ceci verdi ». In seguito i genitori di Disna ven­
nero a sapere che, il bambino in questione, era il nipote di Babanona (la prece­
dente personalità di Disna) e che quand'era molto piccolo aveva mangiato e ro­
vesciato a terra i ceci che Babanona stava cucinando, mentre lei si era momenta­
neamente assentata dai fornelli per farsi un bagno.
La spontaneità con cui molti soggetti ricordano i soprannomi o si riferisco­
no ad episodi anche banali della vita della loro precedente personalità, mi sem­
bra una delle caratteristiche più impressionanti di questi casi. Demolisce la criti­
ca spesso rivolta secondo cui il soggetto (prima di un incontro) si imbottirebbe
(o verrebbe imbottito dai suoi genitori) con informazioni normalmente acquisite
relative alla personalità precedente.


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