Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

134 l Bambini che ricordano altre vite


Alcune varianti presenti nei casi


Prima di concludere questo capitolo, farò riferimento a due tipi di casi che
si differenziano significativamente da quello che potrebbe essere definito come
un caso « standard ».

Xenoglossia


Nel capitolo 3 ho fatto dei brevi accenni relativi al fenomeno della xeno­
glossia, ovvero alla capacità di parlare in lingue straniere senza averle preceden­
temente studiate, cosa che alcune persone hanno dimostrato di riuscire a fare. I
casi autentici di xenoglossia contribuiscono in misura evidente a provare la so­
pravvivenza dell'uomo in seguito alla morte (32). Tuttavia, la xenoglossia non fi­
gura comunemente nei normali casi di supposta reincarnazione, anche quando il
soggetto afferma di ricordare la vita di una persona che parlava in un'altra lingua
(33); sono pochi i soggetti che riescono a parlare la lingua utilizzata dalla loro
precedente personalità, anche se gli informatori mi hanno spesso riferito che tali
bambini rivelano una maggiore rapidità rispetto ai loro coetanei nell'imparare ta­
le lingua, ad esempio a scuola. Pochi altri soggetti appartenenti a questa tipologia
hanno dimostrato una certa lentezza ed una certa difficoltà nell'imparare la lin­
gua madre del luogo in cui vivono, una condizione a cui mi sono spesso riferito
utilizzando il termine di glossofobia (34).

(32) Xenoglossia
I pochi casi di xenoglossia che considero personalmente autentici nonché rilevanti sono quelli di
Swamlata Mishra,Jensen (Stevenson, 1974c), Gretchen (Stevenson, 1976, 1984) e Uttara Huddar.
(33) Incapacità di ricordare la lingua parlata nella precedente incarnazione
A prima vista, sembra sorprendente che un bambino Indiano possa ricordare di essere stato un In­
glese di nome Arthur, e di essere rimasto ucciso nel corso della prima Guerra Mondiale, senza tuttavia ri­
cordare qualche parola del linguaggio Inglese. (Questo particolare esempio è quello di Brij Bahadur Saxe­
na, non ancora pubblicato). La spiegazione può risiedere nella differenza di immagini utilizzate per ricor­
dare le parole di un linguaggio o invece degli eventi, ad esempio una morte violenta. Se nella mia mente vi è
l'immagine di una sedia, non necessariamente penserò anche alla parola sedia. Se rinascendo avessi modo
di vedere una sedia, potrebbe sembrarmi familiare e potrei quindi facilmente riconoscerla; ma ciò non
vuoi dire che io attribuisca la parola sedia a ciò che sto vedendo. Se rinasco in Germania e mi sembra di
riconoscere una sedia, i miei genitori probabilmente mi diranno che l'oggetto che vedo si chiama stuhl e
ciò finirà facilmente col bloccare la mia tendem:a a chiamarla invece sedia.
Tuttavia, quasi tutti i soggetti ricordano alcune parole derivanti dalla loro vita precedente. Perché un
caso possa essere risolto, il soggetto deve (quasi sempre) ricordare dei nomi specifici di luoghi e persone.
Alcuni soggetti ricordano solo alcuni nomi, altri riescono a ricordarne molti.
(34) Glossofobia
Nel mio libro riguardante i casi studiati in Birmania ed in Thailandia (Stevenson, 1983a), ho discusso
la resistenza dimostrata da alcuni soggetti Birmani, che ricordavano la vita di soldati Giapponesi uccisi in
Birmania durante la Seconda Guerra Mondiale, ad imparare la lingua Birmana. Un altro esempio di glos­
sofobia si è verificato nel caso di Nawal Daw, in Libano ..
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