Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

140 l Bambini che ricordano altre vite


La notevole quantità di casi ed il ripetersi di molte caratteristiche mi porta­
rono ad un bivio. Dovevo concentrarmi su un piccolo numero di casi e studiarli
intensamente per trarne una precisa interpretazione? O dovevo studiare, seppu­
re meno accuratamente (ma abbastanza da potetne confermare l'autenticità) (9),
un gran numero di testimonianze, al fine di analizzarne le caratteristiche ricor­
renti? Nel secondo caso, la quantità dei dati mi avrebbe consentito di giungere a
delle conclusioni più fondate (stando attento a non far rientrare nella statistica
dei casi dubbi, per carenza di vigilanza). Alla fine, non mi riuscì di sc artare nes­
suna delle due strategie, così tentai di adottarle entrambe. Di conseguenza, mi ri­
trovai ad avere molti dati sui pochi casi analizzati accuratamente e, contempora­
neamente, meno dati specifici su un gran numero di soggetti studiati in modo
più superficiale..
A tutt'oggi ho analizzato accuratamente circa 250 casi (in India ed in altri
paesi) e, più superficialmente, un migliaio di casi che meritano di essere inclusi
nel nostro studio delle caratteristiche ricorrenti. Altre testimonianze sono state
raccolte dai miei soci ed assistenti o, raramente, da persone di cui ho piena fidu­
cia e che si sono venute a trovare di fronte ad una simile fenomenologia. Nei da­
ti di cui disponiamo, abbiamo voluto includere anche i pochi casi le cui relazioni
(pubblicate fra il 1890 e il 1960) stimolarono inizialmente il mio interesse nei
confronti di questo tipo di ricerca.


I principali progressi dei metodi di ricerca a partire dal 1960


Sono poche le relazioni di casi scoperti prima del 1960 che possono reggere
il confronto con quelle odierne. La maggior parte di esse, infatti, fallisce nel for­
nire delle informazioni sufficienti per poter giudicare obiettivamente come il
soggetto sia venuto a conoscenza di dati relativi ad una s.ua precedente esistenza.
Sono troppo succinte; non viene dato l'ordine cronologico degli eventi che han­
no portato al manifestarsi del caso, né ciò che il soggetto disse esattamente,
quando lo disse e a chi; e si sa poco e niente di coloro che si occuparono di veri­
ficare le informazioni ottenute. Per rimediare a tali problemi, ho sviluppato un
metodo che consiste nel seguire le seguenti procedure: interviste a più testimoni
diretti; annotazione dettagliata di ciò che viene detto e di quando viene detto;
valutazione della credibilità degli informatori; interviste ripetute alle stesse per-


(9) Autenticità dei casi
Rimando i lettori a quanto ho esposto nel capitolo l a proposito dell'importante distinzione fra au­
tenticità e paranormalità. Quando diciamo che un caso è autentico, intendiamo dire che i racconti che ci
vengono forniti dai nostri informatori, e le ulteriori prove che otteniamo, costituiscono una descrizione
adeguatamente accurata degli eventi che sono accaduti. Tuttavia, un caso può essere autentico ed essere
completamente carente di paranormalità. Questa è la situazione di molti casi in cui, il soggetto e la sua
precedente personalità, appartengono alla stessa famiglia. Gli informatori possono essere delle persone
perfettamente credibili ed in buona fede, ed il soggetto ci può fornire realmente dei dettagli a proposito
della sua precedente esistenza di cui non è venuto a conoscenza per vie normali; ma, poiché il bambino
era un membro della famiglia della personalità precedente, può aver avuto l'opportunità di entrare in
possesso di notizie riguardanti il suo defunto parente, mediante l'ascolto di discussioni avvenute fra gli al­
tri componenti della famiglia.

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