Introduzione l 15
una cosa ... L'esistenza personale ed effettiva come persona; la realtà dell'essere o
dell'essere stato una tale persona; l'identità personale ... quella qualità o quell'insie
me di qualità che rende una persona quella che è, distinguendola da altre perso
ne ». La prima parte della definizione indica il punto cardinale della questione. Gli
esseri umani, sono delle cose o sono qualcosa di più? Se hanno « qualcosa in più »
delle cose, è possibile che questo « qualcosa », qualsiasi cosa sia, possa sopravvive
re alla morte? In effetti, la continuazione dopo la morte del flusso di consapevolez
za di una persona può essere riconosciuta direttamente solo da quella persona in
particolare. Gli altri individui, che vivono più a lungo di lei, possono ottenere, del
la sua sopravvivenza, solo delle dimostrazioni indirette. Quale criterio si dovrebbe
allora adottare per stabilire che una particolare persona è sopravvissuta alla morte?
Cosa si vuole indicare, nella definizione precedente, con « identità personale »? I
filosofi hanno dibattuto a lungo su cosa costituisca l'identità di una persona (6). La
maggior parte sembra ricordare che, poiché ogni vita è unica, i ricordi che si hanno
sono anch'essi unici, per cui avere una prova della continuazione di questi ricordi
fornirebbe la migliore - se non l'unica - indicazione che una determinata perso
na è s?pravvissuta alla morte del proprio corpo.
E per questo che la ricerca delle prove della sopravvivenza alla morte si è di
retta principalmente verso lo studio degli indizi che potessero dimostrare la conti
nuazione dei ricordi di una data persona. È comunque necessario che le informa
zioni attinte nel corso di queste ricerche dimostrino di estendersi oltre un semplice
resoconto di ricordi di eventi passati; anche una video-cassetta è in grado di ripro
durli, eppure non ci sfiora l'idea che la cassetta e il suo riproduttore elettrico siano
delle personalità. Il concetto di personalità, infatti, dovrebbe includere anche
sensazioni e propositi e, per lo meno, un certo grado di coscienza. Certo, pos
siamo ammettere che dopo il trapasso vi sia una perdita momentanea di co
scienza, corrìe accade quando dormiamo e ci svegliamo il giorno dopo; ma non
( 6) Criterio di identità personale
Dall'epoca di John Locke (19 47 /1690), i filosofi hanno discusso moltissimo a proposito del criterio
di identità personale. Durante gli ultimi trent'anni sono proliferati moltissimi libri che trattano questo ar
gomento. .Un a lista incompleta di essi potrebbe includere Ayer (1963), Le wis (1973, 1978), Madell (1 98 1),
Penelhum (1970), Perry (1975), Rorty (1 976 ), Shoemaker e Swinbume (1984) e Vesey (1974). Si compren
de perfettamente l'isolamento del tipo di studi che sto descrivendo in questo libro - forse anche l'isola
mento dei moderni filosofi - leggendo questi ed altri testi riguardanti l'identità personale, nei quali com
paiono solo tre riferimenti ai dati relativi ai fenomeni paranormali. (Nel prosieguo di questo ca pitolo defi ·
nirò meglio quest'ultima frase).
Tuttavia, parecchi filosofi moderni hanno considerato la definizione di identità personale relativa
mente ai dati tratti dalle indagini condotte. Ducasse (1951, 1961) e Broad (1958, 19 62) scrissero molto a
proposito di tale soggetto. Entrambi trattarono l'argomento prendendo in considerazione la possibilità
della reincarnazione.
Pertinenti sono anche uno studio di Wheatley (1965) e parecchi articoli compresi in due antologie
riguardanti le relazioni esistenti fra la filosofia ed i fenomeni paranormali (Thakur, 19 76; Wheatley e Ed
ge, 19 76). (Queste antologie comprendono anche dei capitoli che non sono direttamente connessi con il
problema dell'identità personale e della sopravvivenza).
Murphy (1945), in una delle sue analisi sull'evidenza della sopravvivenza della personalità umana do
po la morte, insiste affermando che il persistere dei ricordi, di per se st es so, non è sufficiente per poter
stabilire che una personalità sia sopravvissuta alla morte. Egli richiede che vi sia anche un qualche propo
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