Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

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della bambina, dovesse essere stata cristiana. A questo punto, fu molto facile
supporre che avesse frequentato anche una scuola cristiana, il St. Thomas Colle­
ge; ma Wimala non accennò mai a questo particolare. Infine, sebbene la bambi­
na avesse parlato di un incidente automobilistico in cui la macchina, guidata dal­
la madre, era finita in un fosso, ella non disse mai di aver perso la vita in tale oc­
casione. I genitori di Wimala pensarono che sarebbe stato facile rinvenire una fa­
miglia che corrispondesse a tutte queste affermazioni e sarebbe stato effettiva­
mente così, se la bambina avesse realmente detto tutto ciò che essi avevano sol­
tanto presunto. Infatti, le informazioni date da Wimala, furono molto poco spe­
cifiche ed il suo caso rimase irrisolto.
Rintracciare la possibilità che vi sia stata una normale comunicazione fra le
due famiglie, richiede un'attenzione ai dettagli ed una pazienza - sia da parte
dell'informatore che di coloro che compiono le ricerche sul caso - che sono
nettamente superiori a quelle utilizzabili per qualunque altro aspetto dell'investi­
gazione. Di solito, gli informatori sono quasi sempre inconsapevoli delle sottili
opportunità che si presentano e che permettono di comunicare normalmente
una informazione; spesso pretendono di dover essere creduti quando affermano
di non essere mai entrati precedentemente in contatto con l'altra famiglia, come
per impedire di proseguire oltre su questo argomento. Ma, andando avanti con
le indagini, a volte, abbiamo scoperto delle possibilità di contatto fra le due fa­
miglie, che esse stesse avevano trascurato.
Ad esempio, nel caso di Pushpa (in India) scoprii che, sebbene le due fami­
glie implicate nel caso non si fossero mai conosciute prima, compravano le ver­
dure nello stesso mercato, un luogo in cui i genitori del soggetto potevano aver
sentito parlare del macabro assassinio di una bambina Sikh da parte del padre,
episodio a cui Pushpa si era spesso riferita nelle sue affermazioni. Non credo
che ciò accadde veramente, ma si tratta di una possibilità ben definita.
In un altro caso Indiano, quello di Sunita Khandelwal, venni a sapere che,
lo zio del soggetto, aveva conosciuto piuttosto superficialmente (tramite il lavoro
che svolgeva) il padre della personalità precedente. Le due famiglie implicate nel
caso, vivevano in città distanti circa 250 chilometri l'una dall'altra e furono com­
pletamente oneste quando asserirono entrambe di non essersi mai recate nella
città in cui risiedeva l'altra famiglia, né di avere mai sentito parlare di tali perso­
ne. Tuttavia, lo zio del soggetto ed il padre della precedente personalità si incon­
trarono a causa del loro lavoro- erano entrambigioiellieri- proprio nella cit­
tà in cui visse tale personalità. (Sebbene non ebbero mai una relazione sociale).
In un terzo caso Indiano (già menzionato due volte), quello di Parmod
Sharma, venni a sapere che lo zio del soggetto era solito comprare i biscotti in
un negozio di Moradabad (situato a circa 125 chilometri dal luogo in cui viveva
il bambino), di proprietà della personalità precedente di Parmod, negozio che
veniva tuttora gestito dai membri della famiglia di tale personalità.
In tutti e tre i casi giunsi a concludere che, le famiglie dei soggetti in que­
stione, non potevano avere appreso normalmente i dettagli delle precedenti vite
dei bambini; tale convinzione giunse però a maturazione, solo dopo aver esami­
nato ed escluso razionalmente ogni possibilità che mirasse a rendere verosimile
una normale comunicazione fra le due famiglie.
Le informazioni che si ottengono a proposito del comportamento del sog-

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