Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Metodi di ricerca l 147

getto, possono essere divise in due precise categorie. Innan.Zitutto, ci occupiamo
di venire a conoscenza del modo in cui il soggetto parla della sua precedente esi­
stenza e delle ·circostanze che sembrano stimolare un tale bisogno espressivo.
Quando il bambino parla della sua precedente incarnazione, dimostra una forte
emotività? Sino a che punto egli chiede di incontrarsi con la famiglia che gli pare
di ricordare? Fa dei raffronti fra la sua famiglia attuale e quella precedente? In
secondo luogo, raccogliamo tutte le osservazioni fatte dai membri della famiglia
del soggetto a proposito di eventuali comportamenti insoliti del bambino che
sembrano collegati alle affermazioni da lui fatte circa la sua precedente esistenza.
Un tale comportamento, di cui ho già discusso nel capitolo 4, può comprendere
degli atteggiamenti alquanto insoliti che rivelano particolari paure, attrazioni, at­
titudini e capacità, gusti per ciò che riguarda il cibo e l'abbigliamento, o anche
sentimenti di umiltà o di superbia nei confronti di altre persone.
Successivamente, mettiamo a confronto il soggetto con i suoi genitori ed i
suoi fratelli, in modo da poter valutare quanto sia insolito il suo comportamento
all'interno della famiglia. Cerchiamo inoltre dei modelli ambientali o delle speci­
fiche esperienze che possano avere contribuito al manifestarsi di tale comporta­
mento; una fobia per il fuoco, ad esempio, potrebbe essere sopraggiunta in segui­
to al racconto della storia di un bambino rimasto vittima delle fiamme.


Le informazioni ottenute durante le interviste con la famiglia della personalità pre­
cedente. Quando incontriamo i membri della famiglia descritta dal bambino,
chiediamo loro di valutare l'accuratezza delle informazioni esposte dal 'soggetto a
proposito della sua precedente vita. I genitori del bambino, di solito, asseriscono
di averne verificate molte, se non tutte, ma io ritengo indispensabile valutare
personalmente la fondatezza di quanto viene detto. In molti casi, infatti, mi sono
accorto che i genitori sostenevano che le affermazioni dei loro figli erano corret­
te, mentre non era così. (Ciò può accadere innocentemente; nell'eccitazione che
accompagna il primo incontro fra le due famiglie, infatti, è facile che i parteci­
panti tralascino o comprendano erroneamente alcuni dettagli). Inoltre, occasio­
nalmente capita che, alcuni membri della famiglia della precedente personalità,
ci comunichino delle affermazioni corrette fatte dal bambino, che i genitori non
avevano né udito né tanto meno ci avevano riferito.
Dalla famiglia della precedente personalità, apprendiamo anche alcune no­
tizie circa il suo carattere. Nel fare ciò, dobbiamo spesso lottare contro la ten­
denza universale che si ha nei confronti di un parente defunto, di magnificarne
le virtù e di diminuirne i vizi. (Fortunatamente, molti attributi umani che concer­
nono questi casi, sono moralmente neutrali - non meritano cioè né lode né bia­
simo - e ci si può quindi aspettare che vengano riportati in modo imparziale). I
parenti della defunta personalità possono inoltre tendere ad armonizzare le loro
dichiarazioni con ciò che sanno a proposito dell'insolito comportamento del sog­
getto; da parte sua, la famiglia del soggetto, spesso abbellisce il racconto del suo
comportamento per renderlo quanto più simile a quello della supposta prece­
dente personalità. Tuttavia, è un errore pensare che, i principali informatori, sia­
no sempre entusiasti del caso che si trovano a vivere e che cerchino sempre di
ingrossare i fatti per renderli più credibili. Infatti, è raro che entrambe le famiglie
si trovino a sostenere ardentemente un caso; l'una o l'altra - per differenti ra-

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