Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

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vece, proviene dall'ascolto delle testimonianze orali dei nostri informatori. Il va­
lore di ciò che veniamo ad apprendere utilizzando tale fonte, dipende dall'accu­
ratezza delle affermazioni dei nostri interlocutori. Ciò, a sua volta, significa che
d,obbiamo valutare l'attendibilità dei loro ricordi ed essere in grado di individua­
re una eventuale tendenza a distorcere i fatti. Parlerò ora dell'accuratezza dei
particolari fornitici nel corso delle varie testimonianze, mentre rimanderò ad un
paragrafo successivo di tale capitolo, lo studio delle motivazioni che inducono
un informatore a distorcere la sua testimonianza.
Abbiamo bisogno di valutare la capacità di un informatore, di ricordarsi ac­
curatamente alcuni eventi che possono essere capitati giorni, settimane, mesi e, a
volte, anche anni prima della nostra intervista. Quanto possiamo fare assegna­
mento su tali testimonianze? Numerosi esperimenti hanno dimostrato che molte
persone possono essere estremamente distratte. Tali esperimenti, di solito, consi­
stono nel fare assistere il soggetto ad una scena precostituita, spesso violenta, e
nel fargli scrivere una relazione sugli eventi di cui è stato testimone. Molto spes­
so, la persona dimostra di non aver osservato bene o di non ricordarsi più una
serie di importanti dettagli, o di avere le idee piuttosto confuse su altri. Purtutta­
via, questi esperimenti dimostrano che, i testimoni, si possono sbagliare su alcu­
ni dettagli, ma possono dare delle informazioni corrette su altri e riportano quasi
sempre correttamente gli eventi principali che si sono trovati ad osservare. Inol­
tre, poiché tali eventi principali, prendiamo ad esempio una scena precostituita
di violenza, sono accaduti realmente, la mancanza di dettagli nelle loro relazioni
non vanifica il tutto. Gli avvocati, quando si trovano a valutare l'attendibilità dei
testimoni oculari che hanno assistito ad un incidente, si basano proprio su tale
fattore; un testimone può sbagliarsi su quale delle due automobili coinvolte
nell'incidente fosse in torto, ma sarà preciso nell'esporre che entrambe le vetture
andavano a forte velocità e che si sono scontrate fra di loro. I critici spesso si di­
menticano di valutare questo importante fattore e minimizzano il tutto asseren­
do che, Ùn avvenimento di cui un testimone finisca per confondere molti detta­
gli, in realtà non è mai esistito (3).
Ho un'ulteriore ragione per non ritenere che gli esperimenti di testimonian-

Htet; ho potuto essere presente anche a dei riconoscimenti effettuati da Imad Elawar, sebbene le condi­
zioni in cui vennero svolti non siano state fra le più ideali).
(3) Testimonianza oculare
I primi ricercatori psichici della fine del diciannovesimo secolo divennero consapevoli delle limita­
zioni della testimonianza oculare e, con alcuni anni di anticipo rispetto agli psicologi e agli avvocati, co­
minciarono a prendere in considerazione la sua scarsa affidabilità.
Ho riesaminato la maggior parte degli esperimenti di testimonianza oculare effettuati fino al 1968
(Stevenson, 1971). Marshall, un avvocato, condusse dei minuziosi esperimenti di testimonianza oculare e
pubblicò una valutazione equilibrata dei risultati ottenuti {Marshall, 1969). Anche Loftus (1979) ha con­
dotto degli esperimenti a tale proposito. Rollo (1967) ha analizzato la rilevanza degli errori di testimonian­
za relativi ai dettagli di giudizio, che vengono spesso a stravolgere l'attendibilità in generale.
I soggetti degli esperimenti sono solitamente degli studenti e, in molti di tali test, come ad esempio
quelli in cui l'evento che deve essere ricordato viene proiettato tramite diapositive o tramite un filmato,
sono sicuramente ben poco incentivati a ricordare qualcosa, riuscendo raramente a memorizzare i dettagli.
Una relazione di Yuille e Cutshall (1986) di testimonianza oculare da parte di alcuni spettatori che osser­
varono un evento reale - un borseggiamento avvenuto per la strada - dimostrò che i ricordi di tali
eventi possono essere molto più accurati, e persistere intatti per parecchio tempo.

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