Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
16 l Bambini che ricordmo altre vite

considererei sopravvissuto alla morte qualcuno che non abbia ripristinato ciò
che chiamiamo consapevolezza, anche se il tipo di coscienza da lui sperimenta­
ta dopo la morte può molto differire da quella che ci è familiare durante la vita.
La prova della sopravvivenza alla morte, fornita dalle testimonianze dei
bambini che sostengono di ricordare le vite precedenti, differisce in un punto
importante da prove di altro tipo quali quelle associate all'apparizione del mor­
to. Un'apparizione è un fenomeno che suggerisce la sopravvivenza al decesso di
una determinata persona e la sua capacità di comunicare la prova della sua iden­
tità ai viventi laddove, un bambino che ritiene di ricordare un'esistenza anterio­
re, è una persona vivente che sostiene di avere avuto una vita precedente nella
quale è morto. In un certo senso è più facile procedere da una persona morta ad
una che si ritiene abbia vissuto che risalire da una persona vivente ad una morta,
la cui vita il bambino sostiene di avere vissuto. Tenterò in seguito di spiegare la
ragione della mia ipotesi.
Da ciò che le prove sembrano dimostrare - almeno fino allo stadio in cui
ci è dato di ottenere una testimonianza dell'esistenza disincarnata (7) - l'evento
della morte influisce solo lievemente sulla personalità del defunto mentre l'asso­
ciazione di una personalità disincarnata con un nuovo corpo fisico implica, al
contrario, dei maggiori adattamenti trovandosi ad alloggiare in una nuova e pic­
cola struttura fisica dotata di organi sensoriali ancora rudimentali. Con il tempo
il bimbo può iniziare a comunicare dei ricordi di una vita precedente miscelan­
do, in misura maggiore o minore, i differenti ingredienti della sua personalità e
rendendo difficile per il ricercatore distinguere fra l'uno o l'altro. Tutto questo
aumenta il grado di difficoltà nel valutare una prova della sopravvivenza di una
persona deceduta - almeno per quanto riguarda la sua personalità - in con­
fronto a quella fornita, ad esempio, da un'apparizione del defunto con le sem­
bianze che aveva al momento del decesso. Vi sono diverse e contrastanti inter­
pretazioni nel considerare e valutare un'apparizione ma, nel complesso, la figura
osservata è - sebbene non sempre - quella di una persona completa e ricono­
scibile (8). Non è ciò che accade con i bambini che ricordano delle vite prece­
denti: dalle informazioni che forniscono, e che spesso ci giungono in modo fram­
mentario, un ricercatore deve decidere se i pezzi che egli è in gr.ado di mettere
insieme possono credibilmente riferirsi ad un defunto in particolare o ad un al­
tro. Tornerò più tardi sulla considerazione assai importante dei criteri che ven­
gono adottati per identificare una persona specifica.


(7 ) Assenza di cambiamenti all'interno della personalità poco dopo la morte
Questa frase può sembrare che giri attorno alla questione secondo cui si possa sopravvivere corpo­
ralmente alla morte. Alcune indicazioni che ciò sia possibile ci derivano dalle apparizioni e dalle comuni­
cazioni medianiche (di cui parlerò nel seguito di questo capitolo), e spesso tali manifestazioni mettono in
evid enza che, sebb ene le condizioni e le circostanze in cui si trova una persona cambino enormemente
immediatamente dopo la morte, il su o carattere (o personalità) rimane invariato.
(8) Apparizioni e loro interpretazione
Quei lettori che desiderino studiare i casi di apparizioni possono trovare del val id o materiale in
Gu rne y, My ers, Po dmore (1886), Ma cKenzie (1971) e Tyrrell (1953). Gauld (198 2) e Ma cKenzie (198 2)
hanno analizzato le differenti interpretazioni fatte a proposito delle apparizioni e, anch'io, mi sono occu­
pato di tale argomento (Stevenson, 1982).


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