Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
L 'analisi e l'interpretazione dei casi l 157

bino non abbia esposto dei dati che erano normalmente in sua conoscenza. (I ca­
si appartenenti ad entrambe le due tipologie, è però importante notare, presenta­
no a volte delle caratteristiche che vanno ben oltre le affermazioni del bambino


  • un comportamento insolito e dei particolari segni di nascita, ad esempio -
    che meritano comunque la nostra attenzione).
    Nel prosieguo del paragrafo, perciò, discuterò la valutazione di quei casi in
    cui le famiglie vivono in differenti comunità e affermano di non essersi mai co­
    nosciute prima. Indicheremo tali casi con la denominazione di « casi a lungo rag­
    gio », anche se questo appellativo non implica che si misuri il valore di un caso
    basandosi unicamente sul numero di chilometri che separa le due famiglie. In un
    paese come l'India, ad esempio, le famiglie che vivono in villaggi limitrofi, ma
    che appartengono a differenti caste, possono essere molto più isolate socialmen­
    te di quanto non lo siano quelle che appartengono alla stessa casta, pur abitando
    a centinaia di chilometri l'una dall'altra.
    Anche prendendo in esame uno di quei casi in cui le due famiglie vivono in
    comunità separate e distanti, tuttavia, ci troviamo costretti a valutare la possibilità
    che fra di esse vi sia stata una qualche comunicazione. Infatti, abbiamo trovato
    molti casi in cui un bambino dimostrava di conoscere molti particolari delle abitu­
    dini di una famiglia che viveva molto distante dal luogo in cui egli risiedeva, anche
    se i dati in suo possesso erano stati ottenuti in modo del tutto normale.
    La possibilità più ovvia per spiegare la normale acquisizione delle informa­
    zioni, è la frode. Tali burle avvengono di tanto in tanto. Ho studiato un caso, in
    India, che si dimostrò chiaramente una canzonatura (preparata dal soggetto) e
    sono venuto a conoscenza di altri due casi simili, uno verificatosi in Israele ed
    uno in Libano (6).
    Probabilmente, a volte sono stato preso in giro senza che neanche me ne
    accorgessi. Non posso negare che ciò sia successo, ma ritengo che possa essere
    accaduto solo molto raramente. Tale sicurezza mi deriva dalla familiarità matura­
    ta con le circostanze e le motivazioni presenti fra le persone coinvolte nei casi
    studiati. Un qualunque abitante di un villaggio Africano o Asiatico, non ha tem­
    po per escogitare e preparare un qualche tipo di burla o di truffa. A volte, anzi,
    ci dedica malvolentieri il tempo necessario per una intervista; una burla e la rela­
    tiva dissimulazione, richiederebbero molto di più. Nel corso di un caso, i parenti
    non acquisiscono profitti sotto forma di denaro né, tantomeno, finiscono per ri­
    cavare una fama locale. Inoltre, grazie alla molteplicità delle interviste che con­
    duco, una frode dovrebbe richiedere la cooperazione di molti testimoni, ognuno
    dei quali potrebbe finire per dimenticare la sua linea di condotta o differire nelle
    sue affermazioni da quelle degli altri cospiratori. Oltretutto, il bambino designa­
    to come soggetto del caso, dovrebbe essere addestrato, in quanto ci è capitato di
    udirlo spesso ripetere, più o meno esattamente, le stesse affermazioni che i suoi


(6) Casi fraudolenti
Due dei miei collaboratori ed io abbiamo compiuto delle ricerche a proposito di tre casi che si di­
mostrarono definitivamente fraudolenti e pubblicheremo tali studi assieme ad altri casi in cui l'autoingan­
no sembra l'interpretazione più corretta.
Norbu e Turnbrull (1969, pagg. 235-36) descrissero un caso fraudolento avvenuto in Tibet.
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