Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
L 'analisi e ll'nterpretazione dei casi l 16 7

ternativa per quei casi discussi brevemente nel capitolo 4, in cui ci si trova di
fronte a delle date anomale (di morte e di nascita). Inoltre, vi sono alcuni casi,
come quelli di Ravi Shankar Gupta e di Sujith Lakmal Jayaratne, ove la madre
del soggetto, all'epoca in cui avvenne il decesso della precedente personalità, era
incinta di due o tre mesi. Se crediamo che il concepimento e lo sviluppo embrio­
nale richiedano l'associazione della mente o dell'anima di un disincarnato con il
corpo fisico che si va via via sviluppando, allora possiamo tranquillamente spie­
gare i casi illustrati in questo libro, classificandoli come fenomeni di possessione.
Tuttavia, per una serie di ragioni, non tendo a favorire una tale interpretazio­
ne. Innanzitutto, il concetto di possessione non può spiegare l'amnesia che colpi­
sce, fra i 4-5 e i 7-8 anni, quasi tutti i bambini coinvolti in tali casi. Perché mai le
entità che si impadroniscono dei loro corpi, dovrebbero poi abbandonarli ad una
ben precisa età? In secondo luogo, lo stimolo subìto dai ricordi del soggetto in
presenza della famiglia o della comunità in cui visse la precedente personalità,
sembra meglio spiegato da una serie di associazioni mentali che non da un feno­
meno di possessione. In terza analisi, generalmente i soggetti non sono a cono­
scenza dei cambiamenti che hanno avuto luogo nelle persone e nell'ambiente in
cui la precedente personalità visse, in seguito alla morte di quest'ultima; e, sincera­
mente, pur non aspettandomi che la personalità di un disincarnato possa essere
onnisciente, credo dovrebbe essere comunque più consapevole di tali cambia­
menti di quanto non lo possa essere il soggetto stesso. Per di più, l'interpretazione
basata sulla possessione non spiega come mai, sul corpo dei soggetti, siano spesso
presenti dei segni di nascita o dei difetti di nascita, apparentemente collegati con
la supposta esistenza precedente. Qualunque cosa li abbia originati, essi precedo­
no chiaramente la nascita del bambino; e, se vogliamo dire che la possessione ha
inizio al momento del concepimento, o comunque durante la vita intra-uterina,
non vedo come tale concetto possa differire da quello di reincarnazione. Ho già
spiegato precedentemente che preferisco non trattare, per ora, la questione dei se­
gni di nascita o dei difetti di nascita, perciò mi auguro di essere scusato se non mi
dilungherò oltre sull'ipotesi di possessione. Passerò invece a discutere i meriti
dell'interpretazione reincarnazionistica di questi casi.
La reincarnazione è l'ultima interpretazione cui dovremmo rivolgerei nello
studio di tali casi e andrebbe adottata solo quando sono state eliminate tutte le
varie spiegazioni alternative, per ognuna delle quali qui vi sono quasi sempre
delle prove indipendenti. Tutti i casi di cui mi sono occupato presentano qual­
che imperfezione, alcuni ne presentano addirittura molte. Per di più, i problemi
sono spesso di diverso tipo. In alcuni casi si può raggiungere troppo tardi il luo­
go delle ricerche e, i ricordi importanti, sono man mano diminuiti o hanno finito
per essere distorti. In altri, si può immaginare di essersi lasciati sfuggire un pre­
cedente collegamento fra le due famiglie implicate. A volte, inoltre, si può arriva­
re a discreditare una testimonianza perché si è visto che il soggetto viene in­
fluenzato con dei suggerimenti da parte di un adulto, o perché si sono rilevate
delle importanti discrepanze nelle affermazioni forniteci. Ci si può chiedere


Quest'interpretazione delle apparenti memorie di una vita precedente risale a Swedenborg (1706/
1758) e, da allora, ha avuto molti sostenitori (cfr. Paola Giovetti, Emanuel Swedenborg, Edizioni Mediterra­
nee, Roma).
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