Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

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e in Africa, ma molto pochi in Europa e nel Nord America. Vediamo quindi che,
quei genitori che non credono nella reincarnazione, finiscono con l'influenzare i
loro bambini proprio come coloro che invece ci credono.
Tuttavia, vi devono essere altri fattori, oltre alla credenza nella reincarna­
zione, che conducono ad un maggiore verificarsi di casi in alcune parti del mon­
do piuttosto che in altre. Ma quali potrebbero essere tali fattori? Se per il mo­
mento supponiamo che la percentuale dei casi che ci vengono riferiti sia appros­
simativamente proporzionale alla reale incidenza dei casi che si manifestano in
tutto il mondo, non possiamo spiegarci la loro differente diffusione sulla base di
una semplice connessione fra credenza nella reincarnazione e relativa frequenza.
Se non vi fosse null'altro fattore da prendere in esame, ci si potrebbe senz'altro
aspettare una maggiore incidenza di casi in Occidente ove, mediamente, circa il
20% della popolazione crede nella reincarnazione. Sebbene credo che vi sia una
maggiore soppressione di casi in Occidente, piuttosto che in Asia, non ritengo
però che la bassa frequenza di casi riscontrati derivi solo da questo aspetto. (Pos­
siamo notare infatti come, nonostante in India vengano soppressi il 25% dei casi,
se ne possono rilevare tuttavia in abbondanza).
Perciò, siamo portati a concludere che, i paesi e le culture in cui i casi ven­
gono rilevati in abbondanza, debbano presentare qualche altro importante fatto­
re che facilita lo sviluppo di tale fenomenologia. E, tali fattori, possono essere an­
che molteplici.
Le popolazioni in cui i casi si manifestano più frequentemente hanno gene­
ralmente queste caratteristiche in comune (oltre alla credenza nella reincarnazione):
a. Ricordano i loro parenti estinti molto più a lungo di quanto non facciamo noi
in Occidente. Li considerano come tuttora esistenti, attivi e capaci di interve­
nire nelle questioni terrene; ritengono che essi abbiano bisogno del loro aiuto
e credono, a loro volta, di poter essere aiutati.
b. Rispetto a noi Occidentali, hanno anche una maggiore cura nei confronti del­
le persone che sono loro care. I vincoli familiari sono molto più forti ed ob­
bligatori. Quando un membro della famiglia viene colpito da una malattia
mentale, tutti i suoi parenti si uniscono con lui per combattere assieme il suo
problema; in Occidente, la famiglia di un malato mentale, tende invece ad
escluderlo dalla propria cerchia di amicizie. Non ci si può sorprendere quin­
di che il tasso di guarigioni da serie malattie mentali, come ad esempio la
schizofrenia, sia molto superiore nei paesi sottosviluppati che in quelli indu­
strializzati (1). Si potrebbe considerare anche la corruzione che spesso tanto
spaventa il visitatore Occidentale, ovvero un vero e proprio protezionismo fa­
miliare. Abbandonare tale corruzione e sostituirla con la fedeltà ad un più
ampio gruppo, ad esempio la comunità o la nazione, potrebbe finire con l'in­
debolire i vincoli familiari.
c. Il loro concetto di causalità, abbraccia molte più vicende che per noi Occi­
dentali. Essi non conoscono termini quali « probabilità », « fortuna » o « ca­
so ». Gli eventi si manifestano perché qualcuno - virtuoso o malvagio che


(l) Migliori risultati nella cura della schizo&enia rilevati nei paesi sottosviluppati
Waxler (1979) raggruppò una serie di dati a supporto di tale affermazione.
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