Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

20 l Bambini che ricordano altre vite


Nel contempo, però, dobbiamo fare il miglior uso possibile dei termm
adottati dai nostri predecessori per indicare fenomeni che sono ancora poco
compresi ma che innegabilmente esistono. Procederò quindi a fornire una defi­
nizione di alcuni vocaboli che il lettore incontrerà nel libro (12). Si considera un
esperimento o un evento come paranormale quando non si riesce a spiegarlo per
mezzo di alcun processo sensoriale o muscolare. In genere ci si riferisce ad espe­
rienze sensoriali paranormali come ad esperienze extrasensorialt; ma preferirei
piuttosto il termine di cognizione paranormale o -meglio ancora - come esem­
pi di consapevolezza paranormale. Le esperienze sensoriali di carattere paranorma­
le differiscono dai normali strumenti di comunicazione, definizione con la quale in­
tendiamo tutti i mezzi tramite cui le informazioni raggiungono la nostra mente
attraverso i sensi da noi conosciuti, particolarmente con la lettura, le altre perce­
zioni visive e l'ascolto.
Le percezioni extrasensoriali possono avvenire per mezzo della telepatia o la
chiaroveggenza. La parola telepatia si riferisce alla comunicazione fra due menti e
ha rimpiazzato i vecchi termini di lettura del pensiero e trasferimento del pensiero. La
parola chiaroveggenza si riferisce ad una percezione extrasensoriale (di solito di
un oggetto) senza la mediazione della mente di un'altra persona (13). La telepatia
e la chiaroveggenza sono dei processi di acquisizione di c<;moscenza in merito ad
eventi contemporanei, ma la percezione extrasensoriale include altre due moda­
lità: la precognizione (denominata qualche volta prescienza paranormale), che si rife­
risce ad una conoscenza non deduttiva del. futuro, e la retrocognizione, che si rife­
risce ad una conoscenza paranormale del passato.
La persona che ha un'esperienza di percezione extrasensoriale- sia spon­
tanea che nel corso di un esperimento - viene considerata il percepiente o il sog­
getto, mentre la persona dalla quale il percepiente ottiene delle informazioni vie­
ne definita come l'agente o, alcune volte come la persona bersaglio. La parola agente
non è molto soddisfacente; suggerisce che la persona presa in esame sia un par­
tecipante attivo e volenteroso dell'esperienza e, sebbene qualche volta possa an­
che esserlo, molto più spesso il suo è un ruolo passivo e inconsapevole nei con­
fronti di una possibile comunicazione.


Alcuni sostengono di comunicare con la mente di persone scomparse che
vengono concepite come ancora vive in una condizione disincarnata. Costoro
vengono chiamati medium o sensitivi, mentre le persone disincarnate che danno
l'impressione di fornire delle informazioni per loro tramite verigono chiamate co-

(12) Terminologia utilizzata nel considerare i fenomeni paranormali
Dei glossari dei termini utilizzati nel campo della ricerca psichica possono essere trovati in: Grattan­
Guinness (1982), Thalboume (1982); White e Dale (1973); e Wolman (1977).
(13) Telepatia e chiarovegenza
Nel prosieguo di questo libro non farò usualmente una netta distinzione fra telepatia e chiaroveg­
genza. Alcuni investigatori hanno messo in evidenza la difficoltà di dimostrare che la telepatia sia un fe­
nomeno reale, perché la consapevolezza paranormale dei pensieri di un altro individuo, può aversi sol­
tanto attraverso una conoscenza chiaroveggente dei processi cerebrali di tale persona. Tuttavia considero
importante il termine telepatia, se non altro perché serve a farci ricordare che la persona da cui si ottengo­
no in modo paranormale le informazioni può giocare un 1"1,1olo molto importante nella comunicazione,
pari a quello di colui che ottiene le informazioni stess.e. Ampie prove di ciò ci derivano dagli esperimenti
condotti (Schmeidler, 1%1a, 1961b) e dalle esperienze spontanee (Stevenson, 1970b).

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