Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Ulteriori argomenti e problematiche l 225

Le vite piùfacilmente ricordate

Ho già accennato (nel capitolo 6) quanto sia alta l'incidenza di morti violen­
te fra le personalità precedenti dei soggetti che figurano in questi casi. Su 725 ca­
si appartenenti a sei diverse culture, il 61% delle personalità precedenti è dece­
duto di morte violenta. Ho spiegato anche perché ritengo che l'alta incidenza di
morti violente in questi casi, sia il riflesso di un reale fattore nella produzione di
ricordi e non solamente un arricchimento del modo in cui mi vengono racconta­
ti i fatti ( 4).


(4) Morte violenta come possibile agente di fissazione dei ricordi
Numerosi esperimenti condotti dagli psicologi hanno rivelato una relazione fra l'intensità di uno sti·
molo e la dimensione della risposta che esso evoca. Kupalov e Gantt (1927) esaminarono l'evidenza di
una tale affermazione facendo degli esperimenti sui riflessi condizionati. Gli esperimenti condotti utiliz­
zando degli stimoli avversi, hanno confermato la massima secondo cui un bambino che si è scottato teme
il fuoco.
E.L. Thorndike fece un'affermazione alquanto chiara a tale proposito:« Le probabilità che uno stato
mentale o un'azione si manifestino in risposta ad una situazione sono proporzionali alla frequenza, al ca­
rattere, all'intensità e alla soddisfazione risultante dal collegamento con quella situazione o con un suo
aspetto e con la globale struttura mentale presente al momento in cui tale situazione viene ad essere spe­
rimentata». (1905, pag. 207).
Ciò che Thorndike scrisse a proposito della « intensità e della soddisfazione risultante » potrebbe
essere ugualmente applicato ad una situazione che evochi « intensità ed insoddisfazione », comprenden­
do sia disturbi fisici che dolori.
Gli psicologi hanno notato anche che un'intensa esperienza, come ad esempio quella di rimanere
coinvolti in un incidente o di sopravvivere ad un terremoto, può dar luogo a dei ricordi insolitamente
dettagliati (ipermnesia) non solo dell'evento in sé, ma anche degli avvenimenti vissuti nelle ore che lo
hanno preceduto, anche se quest'ultimi possano non essere considerati insoliti o particolarmente memo­
rabili (Colegrove, 1899; Stratton, 1919 ; Brown e Kulik, 1977). È possibile che la fissazione dei dettagli nei
ricordi di eventi che hanno creato delle forti emozioni, non si manifesti nel momento in cui gli eventi
stessi si sono verificati, bensì in seguito e che derivi dall'aver riesaminato l'accaduto ed aver attribuito al­
l'evento in questione un significato che non era stato colto inizialmente. La propria morte potrebbe costi­
tuire uno di tali eventi ed il suo significato potrebbe sembrare molto più rilevante in seguito di quanto
non sia apparso nel momento in cui accadde. Potrebbe succedere la stessa cosa per ciò che riguarda le
circostanze che accompagnano e che si susseguono alla morte.
Vi sono molti racconti di storie di vita che suggeriscono che una morte violenta possa creare nella
memoria un'impressione molto superiore a quella sperimentabile qualora il decesso avvenga per cause
naturali. Mi sto riferendo, ad esempio, alle osservazioni fatte dal Dott. Johnson a proposito dell'esecuzio­
ne del Dott. Dodd: « Quando un uomo sa che verrà impiccato fra quindici giorni, la sua mente si concen­
tra incredibilmente» (Boswell, 193 1/1791, pag. 725). Altre testimonianze a tale riguardo ci provengono
da un criminale condannato jl quale, poco prima di essere giustiziato, disse: « Questa sarà una grande le­
zione per me ». Dostoevsky scrisse un brano molto commovente narrando quali sentimenti possano esse­
re sperimentati da un uomo che sta per essere fucilato (Mochulsky, 1967). La sua stessa esperienza di una
mancata fucilazione deve sicuramente aver influenzato la vivida descrizione degli ultimi pensieri del con­
dannato a morte che egli incluse nell'Idiota (Dostoevsky, 1914, pag. 61). Egli si soffermò particolarmente
sull'aumentata attività mentale dell'uomo che stava andando incontro alla morte:

Come è strano che raramente i criminali svengano in un tale momento! Al contrario,
la mente è particolarmente attiva e lavora incessantemente -sempre più forte -come
un motore a tutta pressione. Immagino che i vari pensieri urlino a voce alta e attraversino
velocemente la propria testa, pensieri incompiuti, strani, buffi e senza senso come questo,
ad esempio: « Quell'uomo mi sta guardando, ha un bitorzolo sulla fronte! Il carnefice ha
perso uno dei suoi bottoni ed il più basso è tutto arrugginito! » E nel contempo tutto vie­
ne notato e ricordato.
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