Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Introduzione l 23

T esi la mano e avvertii la stretta della mano lunga e sottile della
donna gravemente ammalata, udii un mormorio di addio e di colpo
mi svegliai.
Mi resi conto di avere gli occhi chiusi. Mi trovavo nella medesi­
ma posizione mentre gli altri erano ancora impegnati nel loro gioco,
anche Wilkes era rimasto nella stessa posizione. Non era cambiato
niente.
« Cosa è successo? » domandai.
« Che può essere mai successo? » mi rispose. « Perché me lo
domandi? solo un attimo fa mi stavi parlando ».
« Oh, mi è sembrato come di aver dormito a lungo! ».
Il giorno seguente, il 17 Aprile 1892, mia zia Mary morì a Fyn­
non Beuno (la sua casa in Galles)!

Va spiegato che la zia della cui morte il soldato divenne consapevole lo
aveva preso con sé da un orfanotrofio quando era ancora un bambino ed era
senza casa. Lo aveva fatto per un senso di dovere anche se era già sovraccarica
delle responsabilità della sua famiglia. Non era riuscita, nonostante tutto, a dargli
tutto l'amore di cui aveva bisogno e la cosa era motivo di rammarico da ambo le
parti e il tema di fondo dell'esperienza del soldato nel dirle addio al momento
della sua dipartita.
Nel caso seguente il percepiente era un giovane scozzese impegnato in un
viaggio nella Svezia nel 1799. Avendo lasciato Goteborg per recarsi in Norvegia
lui e il suo gruppo avevano viaggiato tutto il giorno e parte della notte prima di
arrivare intorno all'una di notte del 19 Dicembre in una locanda dove decisero
di sostare per il resto della notte. Così scrisse nel suo diario:


19 Dicembre ... Stanco per il freddo di ieri ero contento di fare
un bagno caldo prima di ritirarmi. Ma fu allora che mi accadde una
cosa straordinaria - così straordinaria che devo raccontarla fin dal­
l'inizio.
Dopo aver terminato i miei studi superiori mi recai con G., il
mio amico più intimo, a seguire un corso di laurea all'Università di
Edimburgo. Non vi erano lezioni di Teologia ma spesso, durante le
nostre passeggiate, discutevamo e speculavamo su diversi e impor­
tanti argomenti fra cui l'immortalità dell'anima e la co ndizione post­
mortem. Questo soggetto e la possibilità, non dico dei rumori di ca­
tene dei fantasmi, ma che i morti potessero apparire ai vivi, costitui­
vano l'argomento di molte discussioni; alla fine arrivammo a com­
mettere la pazzia di suggellare un patto, scritto col nostro sangue, che
il primo di noi che fosse morto sarebbe dovuto apparire all'altro e
così risolvere ogni dubbio riguardo ad una « vita dopo la morte ».
Dopo aver terminato i nostri studi, G. si recò in India, essendo stato
destinato lì dal servizio civile. In seguito cominciò a scrivermi sem­
pre più raramente e, dopo un periodo di alcuni anni, mi ero quasi di­
menticato di lui; la sua famiglia, oltretutto, a.veva pochi contatti con
Edimburgo per cui i miei rapporti con loro erano alquanto sporadici
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