Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
24 l Bambini che ricordano altre vite

come le notizie che riguardavano il mio amico, così che tutta l'intima
amicizia che avevamo durante il periodo dei nostri studi si esaurì e
io quasi mi dimenticai della sua esistenza. Stavo appunto facendo,
come dicevo, un bagno caldo quando, mentre assaporavo il calore,
che stava dileguando l'ultimo freddo rimastomi, mi voltai e guardai
la sedia su cui avevo riposto i miei vestiti e quasi mi alzai di scatto.
Seduto sulla sedia c'era G. che mi stava guardando con calma. Non
so come feci ad uscire dalla vasca, ma fatto sta che quando ripresi i
sensi ero disteso a terra. L'apparizione, o qualsiasi altra cosa fosse, di
G. era sparita. La visione produsse in me una tale impressione che
non mi sentivo affatto disposto a parlarne, nemmeno a Stuart, un
mio compagno di viaggio, ma, nel contempo, fu troppo vivida per po­
terla dimenticare e ne fui così condizionato da non potermi impedire
di descriverla qui in tutti i suoi particolari, con la data del 19 Dicem­
bre, ora che me la ricordo molto bene. Non c'è possibilità alcuna che
mi potessi essere addormentato e che l'apparizione che mi si era pre­
sentata così distintamente fosse un sogno. Erano molti anni che non
avevo nessun tipo di contatto con G. e neanche era successo qualco­
sa che me lo potesse far ricordare; nulla era accaduto durante il no­
stro viaggio in terra svedese che potesse collegarsi a G. o all'India, o
ad un qualche suo parente o membro della sua famiglia. Mi ricordai
subito delle nostre antiche discussioni e dell'accordo che avevamo
stipulato. Non riuscii a scacciare via dalla mente l'idea che G. doves­
se essere morto e che la sua apparizione dovesse essere considerata
una testimonianza dell'esistenza di una condizione post-mortem; ep­
pure cercai di convincermi che non si trattava altro che di un sogno,
ma l'impressione era così vivida e netta che non mi riuscì di indurmi
a parlarne o a farne la benché minima allusione. Mi finii di vestire e,
poiché si era deciso di partire presto fui pronto per le sei, l'ora della
nostra prima colazione.

Molti anni dopo, il percepiente, nel pubblicare un resoconto della sua espe­
rienza, aggiunse le seguenti informazioni:


Subito dopo il mio arrivo a Edimburgo mi giunse una lettera
dall'India che annunciava la morte di G.! Questa affermava, inoltre,
che era avvenuta il 19 Dicembre! Che singolare coincidenza! Eppure
se si riflettesse sul vasto numero di sogni che ogni notte affolla il no­
stro cervello, il humero di coincidenze fra le visioni ed eventi concre­
ti apparirebbe minore e meno degno di nota di ciò che un giusto cal­
colo delle probabilità potrebbe logicamente farci supporre.

Cito il prossimo caso con la testimonianza di un Russo la cui madre sembra
lo avesse scorto sotto forma di un'apparizione quando era ancora bambino:


Avevo dodici anni ed ero appena passato al secondo anno di
scuola media quando mi recai in una fattoria nei pressi di Pskov. Mia

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