Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Alcune speculazioni collegate alla reincarnazione l 27 3

I genitori di varie popolazioni dell'Africa Occidentale patiscono molte pene
a causa delle frequenti morti di neonati e di bambini all'interno delle loro fami­
glie e, il loro dolore, si mescola spesso ad una certa rabbia per la perdita precoce
di un figlio economicamente importante. Non c'è da sorprendersi, quindi, che
essi abbiano sviluppato una loro credenza secondo cui, i « bambini a ripetizio­
ne », apparterrebbero ad una lega di spiriti disincarnati cospiratori che si sono ti­
promessi di reincarnarsi e di morire prematuramente al solo scopo di tormenta­
re i loro parenti. È facile che i genitori sospettino di avere un simile bambino, se
il loro figlio è malato fisicamente o è piuttosto fragile costituzionalmente. Posso­
no arrivare anche a prendere delle misure per separare il loro bambino dalla
banda di spiriti (disincarnati) che stanno tentando di istigarlo a morire e a rag­
giungerli. Possono chiamare uno stregone e questi può tagliare il palmo della
mano del soggetto o effettuare altri rituali per impedire che egli muoia. Se nono­
stante ciò il bambino muore, i genitori potranno giungere a mutilare il suo cor­
po. Ad esempio, alcuni Igbo che vivono ad Awgu (nell'Igboland, Nigeria), sono
soliti amputare l'ultima falange del mignolo della mano sinistra al loro figlio de­
funto. Nel fare ciò, essi esortano l'anima del loro bambino a non reincarnarsi fi­
no a che non abbia deciso di rimanere con loro e a crescere, in modo da diven­
tare un membro utile per la famiglia. In seguito, i genitori attenderanno la nasci­
ta di un nuovo figlio e si dimostreranno molto contenti se vedranno che il neo­
nato ha la punta del mignolo sinistro mancante, poiché riconosceranno che si
deve trattare della reincarnazione del figlio che essi stessi avevano mutilato. Lo
accoglieranno quindi in maniera gradita e, supponendo che abbia abbandonato
per sempre la banda degli spiriti disincarnati, si aspetteranno che egli sia sano e
che possa crescere fino a diventare un adulto (24).
Ciò che è stato esposto finora è molto meno digressivo di quanto non sem­
bri. Consideriamo ora il caso ipotetico di una personalità Igbo che sia inizial­
mente destinata, per una qualsiasi ragione, a nascere in un corpo ove è presente
una talassemia e, in seguito alla sua morte, a reincarnarsi in un corpo sano appar­
tenente alla stessa famiglia. Quali sono le possibili scelte affrontabili da una simi­
le personalità? Il gene della talassemia non è situato nei cromosomi X e Y, così
la personalità non ha la possibilità di bloccare la fecondazione di uno spermato-


l'alta mortalità infantile presente all'interno delle famigie esaminate (Stevenson e Edelstein, 1982). Nono­
stante questo risultato, credo sia utile considerare la possibile connessione fra talassemia e reincarnazio­
ne, anche solo come modello tramite cui osservare le relazioni esistenti fra genetica e fattori paranormali.
(24) Il concetto di « Ogbanje » (bambini a ripetizione) &a gli lgbo
Ho messo assieme le mie informazioni traendole da diverse fonti: studi pubblicati sui << bambini a ri­
petizione », informatori Nigeriani che intervistai a proposito di questo argomento e la mia propria investi­
gazione relativa a tali casi. Non ho ancora studiato il caso di un << bambino a ripetizione >> prendendo in
esame un intero ciclo composto da nascita, morte e rinàscita. Tuttavia ho avuto modo di vedere differenti
parti del ciclo, compresi quei bambini che nascono con deformità congenite che si suppone derivino dal­
la mutilazione del corpo di un « bambino a ripetizione » precedentemente deceduto.
Non sono stati compiuti degli studi sull'efficacia dei rituali degli lgbo relativi agli ogbanje. Un bambi­
no nato con un segno od un difetto di nascita che si presume derivi da un segno od una mutilazione che
era stata inferta sul corpo di un ogbanje in una sua vita precedente, si ritiene che si sia riformato e ci si
aspetta quindi che la sua vita duri a lungo; ma sono venuto a sapere che due di tali bambini sono ugual­
mente morti nell'infanzia.
Ulteriori dettagli possono essere trovati in Edelstein (1986) e Stevenson (1985, 1986).

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