Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

28 l Bambini che ricordano altre vite


al di là di una ringhiera o di un parapetto. Mi accorsi che i suoi pan­
taloni erano un po' tirati su e mostravano la fodera bianca all'interno.
Descrissi poi l'immagine dell'imbarcazione nel punto esatto in cui
mio fratello sembrava essere caduto.
Non mi sento nervosa e mai né prima né dopo ho avuto
un'esperienza simile a questa che ho descritto.
Mio fratello, lo sento, non è stato vittima né di uno svenimento
né di vertigini.

Il marito di Agnes Paquet, Peter, fornì la seguente descrizione in aggiunta
all'esperienza di sua moglie riguardo alla morte di suo cognato:

Erano all'incirca le 10,30 del 24 Ottobre 1889 quando ricevetti
un telegramma da Chicago che annunciava la morte per annegamen­
to di mio cognato Edmund Dunn avvenuta intorno alle 3 di quella
stessa mattina. Andai direttamente a casa e, desiderando alleviare
l'impatto di quella triste notizia, dissi a mia moglie: «Ed è malato ed
è stato ricoverato in ospedale; ho appena ricevuto un telegramma ».
A questa affermazione ella replicò dicendo: « Ed è morto annegato;
l'ho visto cadere in mare ». Ella prosegui poi descrivendo la forma
dell'imbarcazione, il vestito di suo fratello, ecc. come risulta dalle sue
affermazioni.
Partii allora per Chicago e quando vi arrivai potei appurare che
il luogo esatto dove avvenne l'incidente corrispondeva esattamente
alla descrizione che mi era stata fornita da mia moglie nonostante el­
la non avesse mai visto prima l'imbarcazione; l'equipaggio confermò
le descrizioni di mia moglie riguardo i vestiti che indossava tranne
che per il cappello che, secondo loro, avrebbe dovuto portare al mo­
mento dell'incidente. Dissero che il Sig. Dunn aveva acquistato un
paio di pantaloni alcuni giorni prima e, poiché gli rimanevano legger­
mente lunghi, raggrinzandosi al ginocchio, aveva preso l'abitudine di
rimboccarli tanto da mostrare la fodera bianca, esattamente come
aveva descritto mia moglie.
Il capitano del rimorchiatore, che al momento dell'incidente si
trovava alla carrucola, sembrava reticente. Egli sosteneva che mio co­
gnato era stato preso da uno svenimento improvviso o da una vertigi­
ne che lo aveva fatto cadere in mare; ma un marinaio (Frank Y e­
mont) raccontò in seguito ad un mio amico che, trovandosi sul pon­
te dell'imbarcazione che in quel momento veniva trainata, potè assi­
stere all'incidente. Egli affermò che mio cognato fu preso dal cavo
di rimorchio e proiettato fuori bordo così come aveva affermato
mia moglie. Penso che il capitano cercasse di scaricarsi le responsa­
bilità durante la sua deposizione, dal momento che non era lecito
che un fuochista - l'attività di mio cognato- maneggiasse un cavo
da rimorchio.
Mio cognato, inoltre, per quanto ne so, non fu mai soggetto a
svenimenti o a vertigini (18).

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