Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Introduzione l 29

Come è ovvio, si può morire solo una volta nella vita per cui le precise mo­
dalità dell'avvenimento sono quasi sempre uniche. Alcuni modi di morire somi­
gliano ad altri, e a volte possiamo predire, in via generale, come morirà una per­
sona. Altri decessi, tuttavia, possiedono delle caratteristiche insolite e casi come
quello di Edmund Dunn rientrano in questa categoria. La sua morte per annega­
mento, dopo essere rimasto intrappolato dal cavo di rimorchio, non può essere
accaduta a più di poche persone, e comunque solo una volta a lui (19). Non pos­
siamo ragionevolmente sostenere che la sorella abbia avuto, solo per caso, una
visione dettagliata della morte del fratello nel momento stesso in cui egli morì. È
più sensato concludere che ella sia divenuta in qualche modo consapevole (no­
nostante la lu nga distanza) dei dettagli della sua morte. Non sappiamo come ciò
possa avvenire ma non possiamo per questa ragione negare che ciò possa essere
accaduto. «Avvenimenti insoliti e riferimenti di fatti che sembrano incredibili
non devono essere eliminati o negati alla memoria dell'uomo » (20).
Di fronte a casi come quelli di Agnes Paquet, alcuni critici hanno obiettato
sostenendo la scarsità di credibilità fornita da tali resoconti per il semplice moti­
vo che la loro trascrizione veniva eseguita solo dopo che il percepiente aveva
avuto notizia dell'evento corrispondente, in certi casi anche molti anni dopo,
quando la memoria, ormai poco chiara, poteva aver oscurato i particolari e aver
sorvolato su eventuali discrepanze. Questa è un'obiezione che va presa seria­
mente se vogliamo valutare episodi come questi (e i casi dei bambini analizzati
in questo libro). Non sappiamo quando H.M. Stanley scrisse per la prima volta il
resoconto della sua esperienza, ma fu sicuramente molti anni dopo, mentre la
-sua pubblicazione non vide la luce se non, per quanto ne so, nel 1909, dopo la
sua morte. Vi è comunque un numero sostanziale di casi in cui un percepiente
(o qualcun altro) fece un resoconto scritto di un sogno o una visione dalle carat-


(18) Il caso di Agnes Paquet
Si può trovare l'intera relazione su questo caso in Sidg wick (1891-92).
(19) Corrispondenza dei dettagli fra una visione ed un evento accaduto in un luogo distante
Bergson (1913) arrivò alla stessa conclusione durante un discorso presidenziale tenuto presso la So-
cietà per la Ricerca Psichica. Il caso che egli citò era quello di una donna che, al momento della morte
del marito, ebbe una visione estremamente dettagliata, nefla quale il marito veniva ucciso in battaglia.
Un secolo e mezzo prima, con il suo caratteristico buon senso, il Dott. Johnson aveva mes�o in evi·
denza questo aspetto quando, parlando con Bos well a proposito dei fantasmi, egli disse:
Faccio personalmente una distinzione fra ciò che un uomo può sperimentare me·
diante la sola forza della sua immaginazione e ciò che l'immaginazione non può invece
presumibilmente produrre. Così, supponiamo che io possa credere di aver visto una forma
e di aver udito una voce urlare: « Johnson, sei un essere malvagio e se non ti pentirai ver­
rai certamente punito >>; la mia indegnità potrebbe aver impressionato così profondamente
la mia mente da indurmi ad immaginare ciò che ho visto e sentito e, di conseguenza, non
potrei credere che la comunicazione avuta sia da attribuirsi a qualcosa o a qualcuno di
esterno da me. Ma se dovesse apparirmi una forma, ed una voce mi dicesse che un parti­
colare individuo è morto in un particolare luogo e ad una determinata ora, se si trattasse
di un fatto per il quale non potevo essere in apprensione, che non avevo alcun motivo per
supporre e se tale fatto, assieme a tutte le sue specifiche circostanze, venisse in seguito ve­
rificato, sarei costretto a persuadermi di aver comunicato con una intelligenza soprannatu­
rale. (Bos well, 193 1/1791, pag. 246).
(20) Rarità e relazioni che sembrano incredibili
La citazione è stata tratta da TheAdvancementofLearning(1915/1605, pag. 29) di Bacone.
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