Premessa
di Paola Giovetti
Quello di lan Stevenson è uno dei grandi nomi della ricerca psichica. Psichiatra presso
l'Università della Virginia, a Charlottsville, il professor Stevenson si è reso benemerito in molti
campi che sono oggetto di studio da parte della parapsicologia (per esempio telepatia e appari
zioni), ma il tema che più lo affascina, al quale si dedica da trent'anni con entusiasmo sempre
nuovo e per il quale ha praticamente inventato la metodologia di ricerca è quello della rein
carnazione: più esattamente, gli studi sui bambini che spontaneamente ricordano quelle che
sembrano vite precedenti.
Il suo interesse per questi casi fu all'inizio di tipo esclusivamente scientifico: come egli
stesso ha avuto modo di dire in più occasioni, essendo psichiatra voleva cercare di capire il
perché di certe paure e fobie dei bambini piccoli, di certi loro talenti innati e inusitati in fami
glia, voleva spiegarsi il motivo delle ben precise simpatie e antipatie che a volte i bambini di
mostrano fin dalla più tenera età. Si accorse allora che i bambini che presentavano particolari
fobie o attitudini a volte ricordavano cose che non avrebbero dovuto sapere: parlavano di vi
cende di vita diverse da quelle attuali e soprattutto di tipi di morte che spiegavano e giustifica
vano quelle paure o quelle fobie. Inizialmente il professor Stevenso non pensò alla reincarna
zione come possibile spiegazione di questi casi: era cristianoprotestante e la dottrina della rein
carnazione era molto lontana da lui. Per un certo tempo quindi fu unicamente interessato a
studiare i bambini che presentavano le caratteristiche sopra citate e ad ascoltare quello che di
cevano. Poco per volta però cominciò a rendersi conto che il comportamento di questi bambi
ni era totalmente in accordo con quello che dicevano, cioè che le paure, le simpatie, le antipa
tie, le doti innate che preientavano corrispondevano in tutto e per tutto a quanto dicevano di
ricordare della loro « vita precedente ». In questo modo, gradualmente, il profesor Stevenson
arrivò a pensare alla reincarnazione come a una delle possibili interpretazioni di questi casi.
L'asso nella manica di Ian Stevenson è il metodo ineccepibile che ha messo a punto e
che applica con la tenacia e lo scrupolo di un poliziotto. Quando viene a sapere di bambini
che presentano ricordi che sembrano appartenere ad altre vite (cosa che capita con relativa
frequenza, dato che ormai ha informatori un po' dappertutto), si mette in viaggio e va a trovare
i bambini e le loro famiglie. Più piccoli sono i bambini, dice, e meglio è: si evitano così conta
minazioni, influenzamenti, tentativi - magari inconsci - di abbellire i ricordi, di ampliarli e
di alterarli.
Stevenson interroga i bambini, i genitori, i vicini, i testimoni, ripete gli interrogatori a di
stanza di tempo per rendersi conto che non ci siano cambiamenti e influenzamenti; quindi ef
fettua « indagini sul campo » alla ricerca delle persone e dei lughi descritti dai bambini; mette
anche a confronto diretto i bambini in questione con le persone e i luoghi che dicono di ricor
dare: e le confermano non mancano. Esse sono anzi tali da far riflettere seriamente anche gli
scettici ad oltranza: bambini di pochi anni che riconoscono con esattezza persone che non
hanno mai visto, le chiamano per nome, discutono c.on loro di vicende passate; e che si muo-