Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

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do Bongkuch aveva due anni e mezzo). Più tardi, con i suoi familiari, si recò a
Hua Tanon. Questa visita permise di verificare la quasi totale veridicità di quello
che Bongkuch aveva detto sulla sua vita precedente. I miei informatori - e più
tardi io stesso - non ebbero però modo di verificare le affermazioni in merito
all'uccisione di Chamrat come, ad esempio, i particolari di come venne accoltel­
lato, e non vi era stata autopsia. Uno degli assassini era fuggito mentre l'altro,
sebbene arrestato e tenuto in prigione per un po', venne in seguito rilasciato per
mancanza di prove. Alcuni membri della polizia che intervistai, però, si ricorda­
vano molto bene del fatto e confermarono alcune delle affermazioni di Bong­
kuch, come ad esempio i nomi degli individui sospettati.
Notizie del caso apparvero nei quotidiani Thailandesi nel Marzo del 1965
e uno dei miei corrispondenti me ne inviò delle copie. Il Dottor Sophon Nak­
phairaj (il Direttore dell'Ospedale Governativo del Nakhon Sawan), fece un'in­
dagine preliminare sull'episodio nel 1965. Io iniziai ad occuparmene nel 1966,
intervistai i membri delle due famiglie nei due villaggi e continuai a seguire il ca­
so negli anni seguenti incontrando Bongkuch e i suoi genitori per l'ultima volta
nel Marzo del 1980.
Il comportamento insolito di Bongkuch attrasse l'attenzione dei suoi geni­
tori - e in seguito la mia - almeno quanto le sue affermazioni. Durante l'arco
di tempo interessato dalle rivelazioni sulla sua vita precedente, Bongkuch mo­
strava quello che i suoi genitori definivano come cattive abitudini, dal modo di
lavarsi le mani all'uso di tutta una serie di parole che i suoi genitori non riusciva­
no a comprendere. Mostrava anche una notevole preferenza per dei cibi che i
suoi familiari mangiavano solo di rado e che non gradivano in modo particolare.
Si scoprì poi che la famiglia di Chamrat era Laotiana (che i Thailandesi conside­
rano meno puliti) e che le strane parole di Bongkuch erano sempre Laotiane. Non
è mia intenzione avanzare l'ipotesi di un caso di xenoglossia (la capacità di parlare
una lingua che non si è appresa), ma occorreva notare che nessun altro membro
della sua famiglia impiegava quelle parole e non credo possibile che egli possa
averle apprese per via normale. (Non vi erano Laotiani a Don Kha da cui Bon­
gkuch possa aver appreso la lingua). Il cibo preferito da Bongkuch era quello prefe­
rito in genere dai Laotiani, come il riso abbastanza denso; i Thailandesi, a volte ne
mangiavano, ma le preferenze espresse da Bongkuch erano assai più adatte alla fa­
miglia di origine Laotiana di Chamrat piuttosto che alla sua famiglia Thailandese.
Bongkuch mostrava anche un comportamento implacabile verso gli assassi­
ni di Chamrat e per anni meditò di vendicarsi di loro appena avesse potuto. A
volte, gridando i nomi degli uccisori di Chamrat, usava colpire un palo con un
bastone che gli serviva come arma immaginaria, mentre il palo voleva rappresen­
tare gli assassini.
Come accade con molti altri soggetti, Bongkuch a volte pensava a se stesso
come un adulto imprigionato senza motivo in un corpo di bambino. A volte ave­
va quello che chiamerei degli attacchi di maturità. Si lavava i denti come un
adulto (in Thailandia i bambini, in genere, non si. lavano i denti) e, almeno una
volta, chiese al barbiere del villaggio di raderlo. Ignorava le ragazzine della sua
età ma si interessava a quelle più cresciute che, dal canto loro, trovavano la cosa
sorprendente e imbarazzante. Una ragazza che era giunta a far visita ai Promsin,
e che aveva pianificato di stare più a lungo, andò via precipitosamente dopo che


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