Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

l 00 l Bambini che ricordano altre vite


partecipò a questo incontro anche perché, secondo la Sig.ra Jackson, non aveva
niente da aggiungere a ciò che ella stessa ricordava.
Poiché Erin aveva cessato di parlare della vita precedente all'età di quattro
anni, la madre doveva fare uno sforzo per tentare di ricordarsi di fatti avvenuti
alcuni anni prima. I suoi riferimenti riguardavano un periodo di appena un an­
no, un periodo più breve di quello a cui la maggior parte dei soggetti di questi
casi si riferisce quando racconta di vite che ritengono di ricordare.
Durante l'arco di tempo in cui Erin parlò della vita precedènte impiegava
riferimenti continui« a quando era un ragazzo» e« quando mi chiamavo John ».
Queste allusioni facevano parte di affermazioni del tipo: « Quando mi chiamavo
John andavamo in un lago dove facevo galleggiare la mia grande barchetta», o
« Quando ero un ragazzo avevamo un cane nero e un gatto bianco ». Erin diceva
inoltre di avere una matrigna che la amava molto e la trattava molto bene, e un
fratello di nome J ames. Si ricordava pure che J ames aveva una notevole prefe­
renza per i vestiti neri e che desiderava che fossero neri anche gli indumenti inti­
mi che indossava.
Erin non menzionò mai la località dove ebbe luogo questa vita precedente
e neanche fornì indicazioni sul periodo in cui avvenne, ma fece delle frequenti
allusioni alla bruttezza delle moderne autostrade Americane con i loro cartelloni
pubblicitari, i pali del telefono e le automobili ammassate insieme. A volte bor­
bottava con se stessa della perdita della bellezza delle campagne e delle cittadine
e, a volte, sua madre la udiva dire frasi del tipo: «Era molto meglio quando
c'erano i cavalli. Queste automobili sono orribili, hanno proprio rovinato tutto».
(Il deterioramento delle campagne Americane richiese diversi decenni. Possiamo
dire che sia iniziato intorno al 1910 insieme allo sviluppo dei metodi di produ­
zione di massa di automobili operato da Henry Ford che a sua volta portò alla
costruzione delle moderne autostrade. Se la mia valutazione è corretta, le affer­
mazioni di Erin si riferiscono plausibilmente ad un periodo anteriore al l930).
Perseverando nella sua convinzione di es sere stata un ragazzo, Erin deside­
rava vestirsi in modo maschile ed impegnarsi in attività consone a questa condi­
zione. Appena crebbe a tal punto da notare le differenze di abbigliamento fra i
ragazzi e le ragazze, insistette nel volersi vestire con abiti maschili. Quando iniziò
ad imparare a nuotare, sua madre le comprò un costume da bagno in due pezzi
del quale Erin indossava regolarmente solo la parte inferiore. Sua madre, allora
le comprò un costume da bagno in pezzo unico. Quando sua madre si ostinava
affinché indossasse un vestito da donna Erin si sentiva umiliata, avrebbe di gran
lunga preferito dei jeans o dei pantaloni larghi. Persino quando aveva ormai die­
ci anni, all'epoca del nostro incontro, non voleva indossare un abito femminile
più di tre volte l'anno desiderando per giunta che questo non fosse adornato da
elementi spiccatamente femminili come merletti e pizzi. Voleva anche che i ca­
pelli le rimanessero corti e permise che le crescessero solo all'età di nove anni.
Erin non mostrava alcun interesse per bambole dalle fattezze umane e, se
gliele regalavano, le denudava e cercava di metterne i vestiti su altre che rappre­
sentavano animali. I suoi passatempi casalinghi preferiti erano disegnare, leggere
e i giochi di costr uzione. Fra le diverse attività esterne, le piaceva nuotare, scala­
re gli alberi e pescare. Espresse poi un forte desiderio di imparare il baseball e di
diventare un « lupetto » degli Scout. Quando venne a sapere che poiché era una

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