National Geographic Italy - 11.2019

(Tina Meador) #1

realizzati esclusivamente da donne. Con questo numero inauguriamo su tutti i


nostri canali - cartaceo, digitale e televisivo - un anno intero di copertura dell’uni-
verso femminile in cui esploreremo la vita delle donne e gli enormi cambiamenti


che oggi stanno interessando donne e ragazze di tutto il mondo.
Nell’immagine della pagina precedente si può vedere l’inizio di quell’evolu-


zione: un’enorme folla radunata a Washington intorno a un corteo di donne che
manifestano per il diritto di voto, ottenuto in USA nell’agosto 1920. Celebreremo


per tutto il 2020 il centenario di quella vittoria che, naturalmente, fu solo un inizio.


Questo numero speciale documenta come le donne si stiano sollevando in tutto
il mondo per reclamare i propri diritti civili, individuali e professionali. Accade con


#MeToo e con i movimenti per la parità di retribuzione; accade tra le parlamentari
ruandesi, tra le donne indiane, che pretendono più sicurezza, e tra le ricercatrici nel


mondo scientiico, che chiedono che il loro lavoro venga inalmente riconosciuto.
Tra un servizio e l’altro troverete una serie di interviste e proili di donne afer-


mate. Sono scienziate e “guerriere”, come loro stesse si deiniscono, per la giustizia
sociale; avvocate, ilantrope, scrittrici e atlete; una dottoressa appena tornata da


una zona di guerra e una corrispondente di guerra. Quattro di loro sono nella
classiica Forbes 2018 delle 30 donne più inluenti del mondo. Abbiamo posto le


stesse domande a tutte queste donne straordinarie e siamo felici di condividerne il


risultato. Tutte sono fermamente convinte di una cosa: che le donne che seguono
le loro convinzioni possano superare qualsiasi ostacolo. «Non accettate mai un no


come risposta», dice la giornalista Christiane Amanpour, a cui fa eco la stella del
calcio statunitense Alex Morgan: «Non vi scoraggiate nel vostro viaggio».


“Viaggio” è la parola adatta per rilettere sulla storia delle donne. Nel 1992 lavoravo
in un quotidiano che, assieme a molti altri, aveva proclamato quello l’Anno della


donna. Fu l’anno in cui era stato votato il maggior numero di donne alla Camera
dei rappresentanti USA - 24 su un totale di 435 membri - ed era stato eletto il mag-


gior numero di donne al Senato: 6 su 100. Per quanto oggi sembri ingenuo, allora


l’evento fu salutato come presagio di un vero cambiamento.
Un certo scetticismo è legittimo quando si sente dire che la condizione delle


donne sta migliorando. Questa volta, però, almeno per me, è diverso. Lo è. Dalla
sua fondazione, National Geographic ha avuto dieci direttori. Io sono la decima, la


prima donna a ricoprire questo incarico, una nomina che in passato sarebbe stata
impensabile. Ovunque si guardi, le donne raggiungono posizioni gerarchiche sem-


pre più alte: negli afari, nelle scienze, nella legge. E decidono loro come mostrarsi
ed esprimersi, perché i sistemi di comunicazione e i social media consentono loro


di sottrarsi al controllo dei sistemi patriarcali che prima le sofocavano.


Oggi sono i numeri stessi a raccontarci del cambiamento. In tutto il mondo,
nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo, il numero di donne elette è


enormemente aumentato. Si può vedere un’istantanea di questo cambiamento
nelle mappe e nelle infograiche esclusive di questo numero. Nel corso dell’anno


condivideremo con voi storie incoraggianti di donne che nel secolo scorso hanno
ottenuto diritti, protezione e opportunità. Probabilmente ci imbatteremo anche in


casi di donne che hanno vissuto esperienze di segno opposto: diritti e opportunità
negate, vulnerabilità sfruttate, meriti ignorati.


In tutti questi 130 anni di cronaca sulle culture del mondo abbiamo visto
come la disuguaglianza può rendere gli oppressi invisibili e inascoltati. In


occasione di questo anniversario vogliamo portare ancora più alla luce la vita


delle donne e dare ancora più spazio alle loro voci.
Grazie a tutti i lettori di National Geographic. j


Ottobre 1959: la prima donna
in copertina è Eda Zahl, ritratta
mentre raccoglie ricci di mare.

Settembre 1964, un’americana
all’estero: la volontaria dei
Peace Corps Rhoda Brooks.

La primatologa Jane Goodall
e i suoi scimpanzé sulla
copertina di dicembre 1965.

Gennaio 2017: Avery Jackson,
nove anni, è la prima
transgender in copertina.

Marzo 2018: Peggy Whitson,
detentrice del record USA
di permanenza nello spazio.

NOVEMBRE 2019 L’evoluzione della
rappresentazione delle
donne sulle copertine
del magazine.

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