servire il paese, era altrettanto evidente che la maggior parte di quelle ragazze
vedeva nella carriera militare soprattutto una possibilità di lavoro, talvolta di
riscatto sociale, di emancipazione. Tanto più presente proprio nelle giovani che
venivano dalle regioni meridionali. Non a caso ancora oggi, dopo vent’anni, è la
Campania che sia in termini assoluti sia in proporzione fornisce la maggioranza
delle presenze femminili, mentre ne arrivano decisamente meno da regioni
dove la ricerca del lavoro è più facile, come per esempio l’Emilia Romagna.
Ma torniamo alle paure: la legge italiana, al contrario di altre come quella
statunitense, permise alle donne fin da subito di combattere in prima linea.
Così come, problemi logistici a parte, nessun divieto specifico venne posto
per l’accesso ai corpi speciali, benché la presenza sia ancora estremamente
limitata a causa delle prove, soprattutto di natura fisica, da superare. Ma non
era questo a spaventare le donne.
Il vero non detto, almeno nei dibattiti pubblici, era la paura delle molestie:
«Ecco, ci sarà un grande stupro di massa». Cosi Valdo Spini, all’epoca presidente
della Commissione Difesa della Camera, ricorda i timori che circolavano sia fra
i parlamentari che nella società. E anche tra le ragazze, che tuttavia aspiravano
Giovani allieve
della Scuola Militare
Nunziatella di Napoli,
una delle più antiche
d’Italia, fondata
nel 1787. Dal 1990
l’istituto ha aperto
le porte anche
alle donne, che oggi
costituiscono oltre
il 30% degli allievi
ammessi.
DONNE SOLDATO 131