parlare. Quanto sarebbe stato arrabbiato dopo tutto quello che gli era suc-
cesso e tutte le cose che aveva subito?». Labaki spiega che per lei è un com-
plimento se qualcuno le dice che nel suo ilm si avverte la presenza di una
donna dietro la macchina da presa. «Questo non signiica che la mia visione
è migliore di quella di un uomo. È solo diversa, l’esperienza è diversa».
Labaki ha voluto realizzare Cafarnao per scuotere le coscienze sulla sofe-
renza dei bambini: «Ho sentito il bisogno di mostrare a tutti cosa succede».
Nel 2016 si è candidata al Consiglio comunale di Beirut. Non è stata eletta.
«A un certo punto diventi un’attivista anche senza volerlo», aferma. «Per
me non è più una questione di scelta, lo sento come un dovere. Non so se
questo mi porterà a fare politica o a inluenzare i cambiamenti come posso».
Chiedendosi in che modo sia possibile operare un cambiamento reale,
Labaki aferma: «Voglio agire alla mia maniera, dalla mia posizione,
usando la mia voce. A volte si può avere più voce di un politico e quando
è veicolato da un ilm, da un dialogo o da un piccolo video, il messaggio
risuona più forte». j
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