Corriere della Sera - 02.11.2019

(C. Jardin) #1


CorrieredellaSeraSabato2Novembre
CRONACHE


19


«Iosopravvissuta


alcrollodellascuola


orafaròlamaestra


Èunasecondavita»


Ilsismadel2002inMoliseuccise27bambini


SANGIULIANODIPUGLIA(CAMPO-
BASSO)«Didattica e pedagogia
al servizio dei bambinicon di-
sturbo post-traumaticoda
stress: l’esperienza di San
Giuliano». Ma potrebbe es-
serci un altrosottotitolo,
stampatonel cuoreenella
mente diVe ronica D’Ascenzo,
autrice dellatesi di 130 pagine
discussa poche settimane fa
all’universitàromana della
Lumsa: «Perché non accada
mai più».
Ve ronicaha25annieil
ottobre del 2002 si trovava an-
che lei tra i banchi della scuo-
la molisana «Jovine»,aSan
Giuliano di Puglia (Campo-
basso), quando una scossa di
magnitudo 6.0 seppellì 27
bambini e la maestra Carmela
Ciniglio. «Il rumorefortissi-
mo, un boato,ivetri delle fi-
nestre in frantumi, il muro al-
le nostre spalle che ci crollava
addosso.Edifronteamela
maestracon le mani sulvolto.
Poi, niente:ottooredibuio,
prima di essere salvata. E rive-
derelaluce: la mia seconda
vita», ricordaVe ronica, che
presto racconterà la sua storia
in un libro.
Da settembreinsegna al-
l’istitutoromano San Giusep-
pe al Trionfale-Opera don
Guanella. «Ho tredici alunni
di tre anni: micoccolano e di-
cono che sono una maestra
bellissima». E magariVe roni-
ca, mentre glielo dicono, pen-
sa alla sua maestra, che non
cel’ha fatta avederla crescere


e realizzarsi. «Certo, penso al-
la dolcissima maestra,così
come alla miacompagna
Martina, alla quale ho stretto
la mano fino a quando le sue
dita non sono diventate fred-
de. La chiamavo e non rispon-
deva». Cosa pensa una bam-
bina di sette anni in quel mo-
mento? «IoeRachele perte-
nerci sveglie pregavamo.
Abbiano pensato che Martina
stesse semplicementedor-
mendo». Rachele,comeVe ro-
nica,ce l’ha fatta. «Lei è rima-
sta in Molise, lavora nel-
l’azienda di famiglia: quelle
pochevolte che scendo a tro-
vareimiei, se la incontroè
sufficiente guardarci negli oc-
chi. Senza parlare».
La mattina del 31ottobre,
alla seconda ora, quando i
bambini della II elementare,
la classe diVe ronica, sono sta-
ti divisi e accompagnati in al-
tre classi perché mancava una
insegnante, D’Ascenzositro-
va con Martina e Rachele nella
classe di suo cugino Luigi, in
prima elementare. «Quell’au-
la era vicinissima alla scala
che portava al piano superio-
re,costruitounpaio di mesi
primaeultimatosenzacol-
laudo finale», racconta la ra-
gazza. «La miatesi è un modo
per non dimenticareLuigi, e


ricordarequantosia impor-
tante la prevenzione: prima di
quel giorno, a scuola, non era
maivenutonessunoadirci
cosa fareincaso diterremo-
to». Lei si è salvata mettendo
la testa sotto un grande tavolo
di legno che si trovava lì, quasi
percaso: «Ricordo di essermi
purelamentata perché era
troppo altoenon riuscivoa
poggiarci i gomiti».
Dopo, nonèstatofacile.
«Nonc’era un posto libero in
ospedale, e le prime cuciture
le ho subitesenza anestesia,

seduta su una sedia. Piange-
vo, ma sentivo di dover andare
avanti, pensando a mio cugi-
no Luigi: ogni giorno gli man-
davo un piccolo ovetto di cioc-
colato». Nelcorso degli anni,
haconosciutoladetermina-
zione di zia Nunziatina, mam-
ma di Luigi, che oggi si occu-
pa di sicurezza scolastica.
«Poche settimane fa, sono
stata invitataaunconvegno
sulla sicurezza scolastica: tutti
sanno quanto sia importante,
soprattuttolaprevenzione,
ma poi si finisce per chiudere
un occhio. Non ci sonofondi,
omagari si preferisceinve-
stirli nelverde».
Nessuna amarezza inVe ro-
nica. Piuttosto, tanta determi-
nazione. «Appena ho iniziato
a insegnare al San Giuseppe al
Trionfale mi ècapitata una se-
conda elementare,conbam-
bini di7anni, la mia età nel


  1. Ma la mia storia devere-
    stare fuori dalla classe:voglio
    soltantovederli crescerein
    aule sicure. Senzatende o
    prefabbricati».Ve ronicaha
    dedicatolatesiasuo cugino
    Luigi. «Vivo sarà il suo ricordo
    nei miei passi».
    PeppeAquaro
    ©RIPRODUZIONERISERVATA


Lavicenda


●Il31ottobre
del
unascossa
dimagnitudo
6.0fece
crollare
unascuola
aSanGiuliano
diPuglia
Restarono
seppelliti
27bambini
eunamaestra

diAdrianaBazzi


Trovatoilprimo


farmacoefficace


nel90%deicasi


difibrosicistica


●Medicina


Q


uando Francis
Collins, nel 1989,
scoprì,con il suo
team, il gene della fibrosi
cistica, scrisse una
canzone dal titolo «Il
coraggio di sognare» dove
esprimeva la speranza che,
grazie alla genetica, si
potesse trovare una cura
per questa malattia che
accorcia la vita. Trent’anni
dopo il sogno dello scien-
ziato americano, oggicapo
dei National Institutesof
Health, si è avverato: due
studi, pubblicati incon-
temporanea sulNew
Englande suLancet, di-
mostrano che, grazie a
una nuova terna di far-
maci, la malattia può esse-
re controllata all’origine e i
sintomi migliorano in
maniera «sorprendente»,
dicono gli americani. La
fibrosi cistica è dovuta,
appunto, all’alterazione di
un gene (chiamato CFTR)
e, quindi, della sua pro-
teina cheregola il pas-
saggio dei sali in alcuni
tipi dicellule epiteliali di
rivestimento. Risultato: le
secrezioni (come quelle
del muco nelle vie aeree)
sono più dense. E a subir-
ne i danni sono soprat-
tutto i bronchi e i polmo-
ni, poi il pancreas, il
fegato, l’intestino. La
nuova triadeterapeutica
(si chiama Trikafta) è
composta da due farmaci
già in uso, l’ivacaftor e il
tezakaftor, più quello nuo-
vo, l’ exacaftor: insieme
«stirano» la proteina alte-
rata, in quanto «accartoc-
ciata» su se stessa, e le
permettono di agire nel
posto giusto sullecellule. I
sintomi migliorano (i
pazientirespirano meglio
e hanno meno problemi
digestivi) e la speranza dei
ricercatori è quella di
rendere la fibrosi cistica
una malattia cronica,
come il diabete (oggi la
media di sopravvivenza di
chi ha la fibrosi cistica è 44
anni). Questa nuova
terapia è indicata nel 90%
deicasi. Ne rimane
escluso un 10%,con altre
mutazioni genetiche, per
il quale andranno trovate
nuove cure. La fibrosi
cistica è una malattia rara,
ma non rarissima:
colpisce uno su 2.500 nati
e, in Italia, siregistrano
circa 200 nuovicasi all’an-
no.Per ora questa nuova
terapia, approvata in
tempi rapidissimi dall’Fda,
l’Entefederale americano
per i farmaci, è indicata
solo per i pazienti dai 12
anni di età in su, ma si
spera che possa essere
disponibile anche per i più
piccoli, così dacontrastare
subito i danni agli organi.
A quando il suo arrivo in
Italia?Perché sia dispo-
nibile occorre che sia
approvata dall’Ema,
l’Agenzia europea dei
farmaci, e poiregistrata da
noi (ed eventualmente
rimborsata). Il problema,
come al solito, è quello del
costo: attualmente, negli
Usa, si aggira attorno ai
300 mila euro per anno di
terapia per paziente.
©RIPRODUZIONERISERVATA

LaureataVeronicaD’Ascenzo,25anni


Sottolemacerie


«Hostrettolamano


allamiaamicaMartina


finchélesueditasono


diventatefredde»


Scegli Cavit, bevi


responsabilmente.

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