Corriere della Sera - 02.11.2019

(C. Jardin) #1


28 Sabato2Novembre2019Corriere della Sera


partenel pacificarel’Ucraina.
Allora e soltantoallora diven-
terebbe possibilecoinvolgere
la Russia in una nuovadefini-
zione della sicurezza europea.
La visione di Macron ha il
meritodiesserecoraggiosa,
ma è sbagliata.Perché il presi-
dentefrancese ha proceduto
come spesso fa, preferendo il
protagonismo personale alle
consultazioniconisoci.Per-
ché neèrisultatounappro-
fondimentodella spaccatura
europea tra Ovest e Est sulte-
ma Russia,conlaPolonia, i
Baltici e laRomania che sem-
branovivere(esbagliano an-
che loro) nelcostante timore
di un attaccomilitare del per-
fido Putin.Esoprattuttoha
erratoMacron perché una
consistente apertura geopoli-
tica alla Russiacomereazione
ai proclami di Trump, oggi,
rappresenterebbe una ri-
schiosa fuga in avanti destina-
ta a rimanere fragile.
Vladimir Putin ha appena
stravinto lacomplessa partita
siriana, anche se Trump ha
poi riguadagnato in parteter-
renocon l’uccisone del «calif-
fo» al-Baghdadi. Al di là della
Siria, delresto, ilcapo del
Cremlino sembra non sba-
gliare uncolpo,cosa che non
puòcertoesseredetta di
Trump dalla Corea del Nord
all’Afghanistan e, perché no,
all’Europa. Ma il Putin che
vince all’estero rischia di per-
dere incasa. Ilconsenso inter-
no èfortemente sceso, anche
seresta prevalenteper man-
canza diveri rivali. L’econo-
mia sopporta icosti delle im-
preseguerresche fuori porta,
ma deveincassareibassi
prezzi del petrolio, le sanzioni
e l’inesistenza di riforme sem-
prepromesseemai attuate.
Particolarmentebrutale,co-


diGuido Santevecchi


IL DECALOGO MORALE
PERICITTADINI CINESI:
«FATE COME XI JINPING»

I


l nuovo codice etico per le masse cinesi
si chiama «Linee generali per attuare la
costruzione morale dei cittadini nella
Nuova Era». L’era è quella diXi Jinping e
ai cinesi viene chiesto di essere cittadini
modello in ogni campo della vita
(modellandosi sul compagnoXi). La
direttiva sul comportamento etico è stata
pubblicata sul sito del governo. L’obiettivo
quotidiano di 1,4 miliardi di persone
dev’essere «difendere l’onore della Cina»,
in ogni campo. Quindi: cantare l’inno
nazionale, esporre la bandierarossa con le
cinque stelle, sviluppare senso di identità e
appartenenza (alPartito).Mabisogna
anche «mangiare civilmente», effettuare
la raccolta differenziata dei rifiuti, ridurre
l’impatto sull’ambiente, essere caritatevoli
e generosi, seguendo lo spirito di LeiFeng,
un giovanissimo soldato che morì negli
Anni 60 mentre si prodigava per i
compagni. E ancora: comportarsi nelle
discussioni sul web secondo «etichetta e
cortesia tipicamente cinesi», mantenere
sempre le promesse, e poi «averefede nel
segretario generaleXi e nelPartito
comunista». Educati e comunisti.
Ai cinesi si chiede di allinearsi anima e
corpo alPensiero diXi Jinping, il
moralizzatore in capo che predica amor di
patria, nazionalismo, austerità,fedeltà
incondizionata alPartito-Stato.
EvidentementeXi ha bisogno di ulteriore
consenso perrafforzare la sua linea di
fronte alrallentamento economico, alla
crisi diHong Kong, alla guerra dei dazi.
Giovedì sera si è chiuso ilPlenum del
Comitato centrale e nel lungo comunicato,
come al solito da decifrare, spicca l’uso del
verbo «perseverare» inserito 57 volte nel
testo. Il messaggio è chiaro: il mondo
intorno alla Cina diventa sempre più
complesso e per questo ilPartito deve
aumentare il controllo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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SEGUEDALLA PRIMA


E

alla criticasièaggiuntoun
malcelatoricatto, perché in
questecondizioni gliUsa
«non potrebbero»conclude-
requel grande accordocom-
merciale sul quale Londra
punta dopo aver preso il largo
dall’Europa.AtantoTrump
non era mai arrivato.Enon
basta, perché il presidentesi
occupa anche di noi affer-
mando che «l’Italia starebbe
moltomeglio senza l’Euro-
pa», al pari di «altriPaesi»
non nominati.
Quando questi sonoipen-
sieri del tuo principale allea-
to, quando l’ostilitàverso l’Eu-
ropa non punta il dito sui suoi
molteplici difetti ma assume
unavalenza strategicaadi-
spetto della legittimavolontà
delle nazioni prese di mira,
non basta prendere atto anco-
ra unavolta dell’ideologia di
Trump avversaaogniforma
di multilateralismoedeside-
rosa invece di affidarsi esclu-
sivamente a rapporti bilatera-
li, a pressionicommerciali e a
imposizionitecnologiche. Di-
venta anche perfettamente
normale, periPaesi europei,
guardarsiintorno,cercareal-
ternativemagari settoriali a
quel potereamico che ti mal-
trattaacadenzeregolari. Ma
c’èungraveproblema: il no-
stro«intorno» geopoliticosi
chiama Russia.
Sono mesi ormai, dal G7 di
Biarritz l’estatescorsa, che in
Europaconvivono una lucida

consapevolezzaeunaforte
tentazione. La prima riguarda
la dipendenza dell’Europa da-
gliUsaper le questioni di si-
curezza, e anche, malgrado il
neo-isolazionismodiTrump,
per quella cultura da grande
potenza checonsenteall’opi-
nione pubblicastatunitense
di accettare l’uso dellaforza e
le sueconseguenze. L’Europa
paga i suoi ritardi analitici e i
suoi egoismi finanziari in
campo militare, maèanche
portatrice,con la parziale ec-
cezione di Gran Bretagna e
Francia, di una cultura degna,
propria di chi ha ospitato sul

suoterritorio due guerre
mondiali.
Latentazione, lanciata e so-
stenuta da Emmanuel Macron
ma anche dalla presidenza di
turno finlandese che per tra-
dizione nazionale bencono-
sce la Russia, approvata avoce
bassa dalla Germania e da al-
tri,consistenel riconoscere
che l’Europa non può più affi-
darsi unicamentealla prote-
zione americana. Che servirà
deltempo per dareallaUe
(forse) una sovranità credibile
nelcampo della sicurezza, e
che la migliorcosa da fare su-
bito sia dicercareun dialogo
più intensoconlaRussia.
Senza rinunciare alle sanzioni
in vigore, e acondizione che il
Cremlino faccia davvero la sua

MENO PRUDENTI CONMOSCA?


UNA TENTAZIONE SBAGLIATA


ScenariUna strategia equilibrata ma non arrendevole,


più esigente verso la Russiaecapace di reagire


al presidente Usa, che continua ad attaccare l’Italiael’Ue


diFranco Venturini


me ha segnalatoilNewYork
Timesin un suo rapporto, è
diventata larepressione del
dissensoediogniforma di
non allineamento. Lacollega
Svetlana Prokopyevaèstata
condannataasetteanni di
campo di lavoroper favoreg-
giamento delterrorismo per-
ché, scrivendo di una ragazza
chesiera fatta saltareinaria
in un ufficio di polizia, ha ac-
costatoilsuo gestoairivolu-
zionari del diciannovesimo
secolo.Unuomo che percor-
revala Russia affermando che
Putin era un demonio da
esorcizzareèstatoricoverato
in un istituto speciale in Sibe-
ria. Spine nel fiancocome il
più notoAlexeyNavalnyven-
gonocontinuamente incalzati
dai servizi. E il progressivo in-
durimento della «democrazia
illiberale» russacoincidecon
le prime mosse di una lotta di
potereche potrà soltanto peg-
giorare lecosecon l’avvicina-
mentoal2024, l’anno in cui
Putin dovrebbe lasciareil
Cremlino.
La prudenza di cui Macron
nonècampione,conquesta
Russia, è il minimo indispen-
sabile per l’Europa checerca
un suo spazio tra Trump e Pu-
tin (senza dimenticarelaCi-
na). Individuare una strategia
equilibrata ma non arrende-
vole, più esigenteneicon-
fronti della Russia ecapace di
reagireneiconfronti di
Trump, dovrà esserelavera
priorità della Commissione di
Ursulavon der Leyen quando
finalmenteriusciràainse-
diarsi. Ed è davvero triste che
l’Italia non sia in grado dicon-
tribuire, screditatacom’èdai
capitoli 007 e Russiagate, Ho-
telMetropolepromesse tra-
dite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ANALISI
&
COMMENTI

❞Rapportitransatlantici
PeriPaesidell’Unione
ènormaleguardarsi
intornoseilprincipale
alleatodimostraostilità

C


hiunque di noi in Eu-
ropa abbia assistito
al9novembre1989,
può risponderea
questa domanda.
Poiché quando trent’anni fa i
tedeschi dell’Estequelli del-
l’Ovest si sono abbracciati
piangendo di gioia, non è fi-
nita solo la divisionetedesca.
Con il Muro ècaduta anche la
Cortina diferro che per qua-
rant’anni aveva lacerato il no-
stro continente.Pertantoil9
novembrenoitedeschi non
festeggiamo solo lacaduta
del Muro.Festeggiamo anche
il coraggiocon cui la gente in
tutta l’Europacentrale e
orientale haconquistatoli-
bertàedemocrazia.Festeg-
giamo un’Europa cheèper
suafelicità unita.

Noitedeschi sappiamo a
chi dobbiamo questafelicità:
allecentinaia di migliaia di
tedeschi dell’Est che sono
scesi in strada per la libertà.
Ma anche ai lavoratori nei
cantieri di Danzica, ai parteci-
panti alla rivoluzionecantata
neiPaesi baltici, agli unghe-
resi che hanno aperto per pri-
mi la Cortina diferro, ai pio-
nieri della Charta 77 di Praga,
amanifestanti dellecandele
di Bratislava, agli insorti di Ti-
misoara – a tutti loro, uomini
e donne, la cuivoglia di liber-
tà ha spazzato via i muri e il fi-
lo spinato.Eladobbiamo ai
nostri amici e partner nell’Al-
leanza a Ovest, ma anche alla
politica della glasnost e della
Perestroika di Gorbaciov, che
spianarono la strada alla riu-
nificazione.
L’unitàtedescaèstata an-

che un dono dell’Europa alla
Germania – e questoalla fine
di un secolo in cui itedeschi
avevano riversatosofferenze
immani su questocontinen-
te.
Per noi ne deriva un dove-
re:completarel’unificazione
dell’Europa. Costruireun’Eu-
ropa cherenda giustizia al-
l’ideale di Spinelli di uncon-
tinenteunito, agli obiettivi
dei padrifondatori De Gaspe-
ri, SchumaneAdenauereai
valorieaisogni di chi nel
1989 scese in piazza per la li-
bertà e la democrazia. Questo
sarà il nostro obiettivo, anche
l’anno prossimo quando,
trent’anni dopo la riunifica-
zione, assumeremo la presi-
denza dell’Ue. È chiaro che in
questomondo ci affermere-
mo solo se noi europei sare-
mocoesi.Poiché nessuno di

noi gestirà da solo le quattro
grandi sfide mondiali: globa-
lizzazione,cambiamenti cli-
matici, digitalizzazione e mi-
grazione. Gli appelli che pro-
vengono solo daRoma, Berli-
nooParigi non trovano
ascoltoaMosca,Pechino e
purtroppo sempre più anche
aWashington. Solo lavoce
dell’Europa ha un peso deci-
sivo. Le soluzioni unilaterali
nazionali devono, quindi, fi-
nalmenteesseretabù in Eu-
ropa.
•Assieme dobbiamofor-
mulare e adottare una politi-
caeuropea rispettoaiPaesi
come la Russia e la Cina. A tal
fine abbiamo bisogno di una
più efficace diplomazia euro-
pea, soprattutto però di mag-
gioreflessibilità da partedi
noi tutti. Con 27 approcci na-
zionali falliremmo.
•Assieme dobbiamo fare
di più per disinnescare icon-
flitti neiPaesianoi vicini –
nel Donbass, in SiriaeinLi-
bia.Perfarlo dobbiamo po-
tenziare gli strumenti dell’Eu-
ropa per lacomposizione pa-
cifica deiconflitti. E abbiamo
bisogno di unaveraUedella
difesa,complementarealla

Nato, che possa peròagire
anche autonomamente, dove
necessario.


  • Assieme dobbiamo lotta-
    reper il mantenimentodel-
    l’ordinamento internazionale
    e diventare il cuore di un’alle-
    anza per il multilateralismo.
    Infatti dal mantenimentodi
    questo ordinamento dipende
    la nostra pace anche in Euro-
    pa.

  • Assieme dobbiamo assu-
    mereunruolo guida nella
    protezione del clima. Servono
    decisioni politichecoraggio-
    se everi e propri sforzi sociali
    affinché, entro la metà del se-
    colo, il nostrocontinente rag-
    giunga la neutralità climatica.
    Se non ci riusciamo,compro-
    mettiamo il futuro dei nostri
    figli.
    •Assieme dobbiamo raf-
    forzarel’economia europea,
    per non essere schiacciati nel
    conflittocommerciale e nella
    competizionetecnologica fra
    Cina eUsa. Il prossimo bilan-
    cioUedeve essere, quindi, un
    bilancio del futuro, che inve-
    ste in modo mirato in ricerca,
    altatecnologiaedigitalizza-
    zione. Solo in questomodo
    garantiamo il benesseredel-


diHeiko Maas


TRENT’ANNIDOPOLACADUTADELMURO


IL 1989 HA DIMOSTRATO


COSA PUÒ FARE L’EUROPA


l’Europa.
•Assieme dobbiamo fare
in modo che la nostraUnione
siacoesa anche al suo inter-
no. L’Europaèforteseoffre
sicurezza sociale alle sue cit-
tadineeaisuoi cittadini, se
vengono armonizzati non so-
lo gli standard economici, ma
anche quelli sociali. E l’Euro-
pa èforte se rispettiamo e im-
plementiamovaloricome lo
Stato di diritto.
Il 1989 ha dimostratocosa
siamo in grado di fare noi, le
cittadine e i cittadini dell’Eu-
ropa, se pensiamoeagiamo
oltreiconfini nazionali;
quantaforza abbiamo se ci
adoperiamo per la libertà e la
democrazia, il diritto e la giu-
stizia: laforza di superare
muri econfini. Laforza di af-
fermare i nostrivalori e inte-
ressi in un mondo sempre
più autoritario.
Questo mondo ha bisogno
delcoraggio dell’Europa per
la libertà, ilcoraggio del 1989.
Dobbiamo finalmente avere il
coraggio di essere europei, di
agirecome europei – senza se
e senza ma!
MinistrodegliEsteritedesco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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