http://www.lescienze.it Le Scienze 39
Illustrazione di Brook VanDevelder
si potessero ricavare tutte le verità matematiche. Il lavoro svolto
da Kurt Gödel negli anni trenta, tuttavia, viene spesso interpreta-
to come una dimostrazione che ridurre tutto ad assiomi in questo
modo sia impossibile. Innanzitutto, Gödel dimostrò che qualsia-
si candidato ragionevole al ruolo di sistema di assiomi sarà incom-
pleto: esistono enunciati matematici che il sistema non potrà né
dimostrare né confutare. Ma il colpo più devastante arrivò con il
secondo teorema di Gödel sull’incompletezza della matematica.
Qualsiasi sistema fondamentale di assiomi dovrebbe essere coe-
rente – cioè privo di affermazioni che possano essere sia dimostra-
te sia confutate (la matematica sarebbe molto meno soddisfacente
se potessimo dimostrare che 7 è primo e anche che 7 non è primo)
- e anche in grado di dimostrare, cioè garantire matematicamente,
la propria coerenza. Il secondo teorema di Gödel afferma che que-
sto è impossibile.
La ricerca dei fondamenti della matematica portò all’incredibi-
le scoperta di un sistema di assiomi basilari, noto come teoria de-
gli insiemi di Zermelo-Fraenkel, da cui si può ricavare la maggior
parte della matematica interessante e significativa. Questi assio-
mi, che partono appunto dal concetto di insieme, non sono il fon-
damento idealizzato in cui avevano sperato nel corso della storia
alcuni matematici e filosofi, ma sono straordinariamente semplici
e sono alla base della maggior parte della matematica.
Nel corso del Novecento i matematici hanno discusso sulla pos-
sibilità di ampliare la teoria degli insiemi di Zermelo-Fraenkel con
una regola aggiuntiva, il cosiddetto assioma della scelta: se abbia-
mo un numero infinito di insiemi di oggetti, è possibile formare
un nuovo insieme scegliendo un oggetto da ognuno degli insiemi.
Immaginiamo una fila di secchi, ognuno dei quali contiene alcune
palline, e un secchio vuoto. Da ogni secchio nella fila possiamo sce-
gliere una pallina e metterla nel secchio vuoto. L’assioma della scel-
ta ci permetterebbe di farlo anche con una fila infinita di secchi.
Non solo ha verosimiglianza intuitiva, ma è necessario per di-
mostrare diversi enunciati matematici utili e desiderabili. Ha pe-
rò come conseguenza anche alcune cose strane, come il parados-
so di Banach-Tarski, secondo cui si può dividere una sfera solida
in cinque pezzi e riassemblarli in due nuove sfere, ognuna delle
quali di dimensioni uguali alla prima. In altre parole, è possibile
raddoppiare la sfera. Gli assiomi si giudicano in base alle strutture
che producono, e l’assioma della scelta ha come conseguenza mol-
te affermazioni importanti, ma si porta dietro anche un bagaglio
aggiuntivo. Senza l’assioma della scelta, sembra che la matemati-
ca rimanga priva di alcuni fatti cruciali, ma con questo assioma in-
clude enunciati strani e potenzialmente indesiderati.
dimostrazioni. Tutto si basa sui presupposti alla base delle dimo-
strazioni; molte delle domande difficili dal punto di vista filosofico
su verità e realtà matematiche riguardano proprio questo punto
di partenza. Ci poniamo quindi la domanda: da dove provengono
questi oggetti e queste idee fondamentali?
Spesso l’imperativo è l’utilità. Abbiamo bisogno per esempio
dei numeri, in modo da poter contare (cose come i capi di bestia-
me), e degli oggetti geometrici come i rettangoli, per esempio per
misurare le aree dei campi. A volte il motivo è estetico: quanto è
interessante o attraente la storia che otteniamo? Modificando i
presupposti iniziali a volte si sbloccano strutture e teorie estesissi-
me e se ne precludono altre. Per esempio potremmo inventare un
nuovo sistema di aritmetica in cui decidiamo che un numero ne-
gativo moltiplicato per un numero negativo dà ancora un numero
negativo (rendendo la vita più facile ai poveri insegnanti di mate-
matica), ma poi molte altre proprietà intuitive e desiderabili del-
la retta numerica sparirebbero. I matematici giudicano gli ogget-
ti fondamentali (come i numeri negativi) e le loro proprietà (come
il risultato della loro moltiplicazione) nel contesto di un paesaggio
matematico più ampio e coerente. Prima di dimostrare un nuovo
teorema, quindi, un matematico deve guardare come si svolgerà
la pièce. Solo a quel punto il teorico sa che cosa dimostrare: la con-
clusione inevitabile e immutabile. Così il processo di «fare mate-
matica» ha tre fasi: invenzione, scoperta e dimostrazione.
Invenzione
I personaggi della commedia sono quasi sempre costruiti da
oggetti più semplici. Per esempio una circonferenza è definita co-
me l’insieme dei punti equidistanti da un punto centrale. Quindi la
sua definizione si basa su quella del punto, un tipo di oggetto più
semplice, e sulla distanza tra due punti, una proprietà di questi og-
getti più semplici. Allo stesso modo, la moltiplicazione è un’addi-
zione iterata, e l’elevazione a potenza è una moltiplicazione di un
numero per sé stesso ripetuta varie volte. Quindi le proprietà delle
potenze sono ereditate da quelle della moltiplicazione. All’inver-
so, possiamo indagare oggetti matematici complicati studiando gli
oggetti più semplici in termini dei quali sono definiti. Questo ha
portato alcuni matematici e filosofi a considerare la matematica
come una piramide rovesciata, con molti oggetti e idee complicati
dedotti a partire da una base ristretta di concetti semplici.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo un gruppo di matema-
tici e filosofi cominciò a chiedersi che cosa sorregge questa pesan-
te piramide della matematica. Si preoccupavano seriamente che la
matematica potesse non avere fondamenta, che la verità di fatti co-
me 1 + 1 = 2 non si basasse su nulla. (Un insieme ossessivo di perso-
naggi, molti dei quali lottarono con la malattia mentale). Dopo cin-
quant’anni di affanni, l’ampio progetto non è riuscito a produrre
una singola risposta unificante che soddisfi tutti gli obiettivi origi-
nari, ma ha generato nuove branche di matematica e filosofia.
Alcuni matematici speravano di risolvere la crisi dei fondamen-
ti costruendo un insieme relativamente semplice di assiomi da cui
Kelsey Houston-Edwards è professoressa associata
di matematica all’Olin College of Engineering. Ha scritto
e condotto Infinite Series di PBS ed è stata AAAS Mass
Media Fellow a «NOVA Next».
I matematici tendono ad avere
contemporaneamente due opinioni
incompatibili degli oggetti che
studiano.
I numeri primi, per esempio,
hanno tra loro relazioni sorprendenti
che i matematici stanno ancora
scoprendo.
Le indagini di quello che sembra un
paesaggio alieno incoraggiano l’idea
che gli oggetti matematici esistano
indipendentemente dagli esseri
umani.
Se gli oggetti matematici sono
reali, tuttavia, perché non li si può
toccare, vedere o interagirci in
altro modo? Domande di questo
tipo portano spesso i matematici a
postulare che in realtà il mondo degli
oggetti matematici sia fittizio.
IN BREVE