la Repubblica - 31.10.2019

(Ann) #1
di Emanuele Lauria

L’ossessione dei 5 Stelle per Radio
Radicale ritorna nella mattina che
precede il vertice sulla manovra:
«Otto milioni per tre anni? Ma dia-
moli ai terremotati», sibila Luigi Di
Maio, trascinando dentro il governo
giallorosso un vecchio cavallo di bat-
taglia che a fine primavera già ani-
mò la contesa con gli ex alleati salvi-
niani. M5S, allora, subì la posizione
pro-salvataggio espressa dalla Lega.
Ora il capo politico rilancia, determi-
nando un altro scontro con i neo
compagni di viaggio del Pd. Che da-
vanti a Radio Radicale fanno muro.
Il nodo si scioglie solo a sera, con
un compromesso: via libera a un
contributo da 8 milioni ma poi, nella
primavera del 2020, i servizi offerti
oggi dalla radio saranno messi a ga-
ra. Ma le bocce si fermano dopo un
confronto serrato, teso, fra la delega-
zione grillina e quella dem che vede
il sottosegretario Andrea Martella
in prima linea: il Pd alla fine ottiene
il differimento dei tagli all’editoria e
concede l’impegno a rivedere l’inte-

ra materia dei contributi diretti e in-
diretti ai mezzi d’informazione.
Per 5 Stelle, fino all’ultimo, è quel-
lo di Radio Radicale il tasto da batte-
re: «È finita la mangiatoia», può gon-
golare Di Maio alle nove della sera,
non smorzando un clima acceso da
una campagna social che era stata
avviata dal blog delle Stelle: «Utiliz-
zate l’hashtag “#24milioniper” per
fare sapere a noi, ma soprattutto a
chi voterà questa porcata, come vo-

lete che vengano spesi i vostri sol-
di». Ora, “#24milioniper” è diventa-
to sì uno dei trend topics della gior-
nata, ma i cartelli virtuali di M5S che
invitavano a scegliere fra Radio Ra-
dicale e i terremotati si sono trasfor-
mati presto in un boomerang. “Scia-
calli”, “Idioti”, “Ignoranti”, “matti”,
“imbecilli”: la rete si è scatenata con-
tro gli ideatori dell’iniziativa sul
web, anche se altri big del movimen-
to si sono dilettati a indicare altri

possibili beneficiari dei fondi per Ra-
dio Radicale: Vito Crimi ha chiesto
di destinarli alle forze dell’ordine,
Carlo Sibilia nello specifico ai vigili
del fuoco. A una certo punto si era le-
vata pure una voce dissenziente, fra
i 5 Stelle, quella della deputata Do-
riana Sarli: «Non condivido l’attacco
di Di Maio, Radio Radicale fa servi-
zio pubblico».
Ma l’ordine, nelle chat M5S, era
quello di denunciare la “vergogna”
dei 250 miloni di euro spesi per l’e-
mittente dal 1990 a oggi, mentre il di-
rettore Alessio Falconio ricordava
che «Radio Radicale svolge un servi-
zio pubblico da 43 anni, riconosciu-
to anche da Agcom».
Il Pd non ha concesso sconti:
«Quei finanziamenti si mantengo-
no, punto. Sono già previsti», aveva
assicurato la sottosegretaria allo Svi-
luppo economico Alessia Morani.
Sulla stessa linea i renziani. Persino
Salvini aveva inferito su Di Maio: «La
Lega è a favore delle voci libere».
Una levata di scudi che ha portato in-
fine all’accordo-ponte di Palazzo
Chigi. Otto milioni alla radio che vi-
de Pannella mattatore, poi la gara.

il senato

Sì alla commissione anti-odio


Ma la destra non la vota


Passa la proposta di Liliana Segre per il contrasto a razzismo e antisemitismo. Lega, Forza Italia


e FdI si astengono. Il Pd: “Vergogna”. L’ira di Mara Carfagna: “Stiamo tradendo i nostri valori”


Ellekappa


La senatrice a vita


verso la presidenza


dell’organismo, ma è


delusa per la


mancata unanimità


“Speravo in una


sintonia comune”


di Gabriele Isman

ROMA — Con 151 sì, 98 astenuti e nes-
sun voto contrario il Senato ieri ha
dato il via libera alla Commissione
straordinaria contro l’odio e l’hate
speech. Al momento dell’approva-
zione nell’aula di Palazzo Madama è
scattata una standing ovation per Li-
liana Segre, che quella commissio-
ne la chiedeva da tempo.
La Lega, Fratelli d’Italia e Forza
Italia si sono astenute sul provvedi-
mento: «Siamo contro il razzismo, la
violenza, l’odio e l’anti-semitismo
senza se e senza ma. Non vorremmo
che però qualcuno a sinistra spac-
ciasse per razzismo quella che per
noi è una convinzione, un diritto, ov-
verossia il “prima gli italiani”. Siamo
al fianco di chi vuole combattere pa-
cificamente idee fuori dal mondo pe-
rò non vogliamo bavagli, non voglia-
mo uno Stato di polizia che ci riporti
a Orwell» ha detto Salvini in Senato
tentando di giustificare l’astensione
dei suoi senatori. «La mia Forza Ita-
lia, la mia casa, non si sarebbe mai
astenuta in un voto sull’antisemiti-
smo. Stiamo tradendo i nostri valori
e cambiando pelle. Nell’alleanza di
centrodestra andiamo a rimorchio
senza rivendicare la nostra identi-
tà» dice l’azzurra Mara Carfagna. E
ancora per Forza Italia la deputata
Sandra Savino si dice «amareggia-
ta» per l’astensione. E se Davide Fa-
raone per Italia Viva ha accusato il
partito di Berlusconi di aver cambia-
to la mozione dopo il voto in Um-
bria, Lucio Malan risponde parlan-
do di «fake news». In serata Nicola
Zingaretti scrive su Facebook: «Fi-
nalmente ok alla commissione con-
tro i reati di odio, razzismo e antise-
mitismo, dopo la denuncia della se-
natrice Segre». Poi l’attacco del se-

gretario Pd: «Che vergogna questa
destra sempre più a trazione Salvini
che cede alla piazza San Giovanni
piena d’odio, rancore e violenza e
boccia la commissione. E poi diteci
che non c’è differenza tra destra e si-
nistra». Noemi Di Segni, presidente
dell’Unione delle Comunità ebrai-
che, commenta il via libera come
«un importante segnale a tutta la so-
cietà italiana. Chi oggi si è astenuto
non è esentato dal dovere di parteci-
pare a questo impegno».
Per un accordo interno alla mag-
gioranza, Segre è destinata a presie-
dere la commissione: la senatrice
scampata ai campi di concentra-
mento nazisti e nominata dal presi-
dente Mattarella nel gennaio 2018
non ha nascosto la delusione per la
mancata unanimità nella votazione:
«Speravo che una cosa che parla di
odio, senza categorie, speravo che
tutto il Senato festante per questa
cosa meravigliosa avrebbe trovato
una sintonia generale». E ancora:
«Ai più rabbiosi naviganti delle rete,
suggerirei di convertire i loro aggres-
sivi percorsi in navigazioni della bel-
lezza. La vita è brevissima, abbiamo
poco tempo davanti e mille cose in-
teressanti a cui pensare. Sprecare
anche un solo momento del proprio
preziosissimo tempo per insultare il
prossimo è un inutile spreco di ener-
gia vitale. Purtroppo indietro non si
torna» ha detto. E sull’ipotesi - certa
per un accordo nella maggioranza -
che sia lei stessa a presiederla, sce-
glie un profilo molto basso: «Questo
adesso non si sa, sono talmente vec-
chia che forse è meglio che faccia la
presidente del club degli anziani d’I-
talia, vedremo». Lo si vedrà alla pri-
ma riunione, quando i partiti in mi-
sura proporzionale alla loro rappre-
sentanza a Palazzo Madama avran-
no indicato i propri commissari.

Il caso


Su Radio Radicale


l’ultima lite 5S-Pd


Poi il compromesso


Finanziamenti per 8 milioni, nel 2020 ci sarà


una gara. Scontro anche sui fondi all’editoria Le tappe
hIl rischio chiusura
In primavera Radio Radicale, con
la convenzione in scadenza,
annuncia lo stop. I 5S contrari a
rifinanziare l’emittente.

hL’intervento della Lega
Il Carroccio fa prevalere la
salvaguardia dell’emittente.

hNuovo affondo e patto
No di Di Maio, ieri, a 24 milioni in
3 anni, sì a 8 milioni e alla gara

di Lavinia Rivara

Alessio Falconio,
direttore di Radio Radicale

jSenatrice a vita
Liliana Segre, 89 anni,
sopravvissuta ad Auschwitz.
È stata nominata da
Mattarella nel gennaio del
2018

Il corsivo


Spariti i moderati


quel voto è la fine


del centrodestra


H


a ragione Salvini, il
centrodestra non esiste più. Il
voto di ieri in Senato che ha visto
Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia
non votare a favore di una
commissione per combattere
razzismo, antisemitismo e ogni
forma di istigazione all’odio, ha
sancito definitivamente la nascita di
un nuovo blocco politico. Ormai c’è
solo la destra. Una nuova destra che
fa venire i brividi, perché non si
riconosce neanche in quei valori che
dovrebbero unire tutti, che sono a
fondamento della nostra
Costituzione, ma anche di ogni
vivere civile. Una destra che di
fronte ad una donna di 89 anni,
superstite dell’Olocausto,
bersagliata da 200 insulti al giorno
pieni di odio e violenza, riesce
perfino a dire «non vogliamo
bavagli». Perché questo ha detto il
leader leghista. Che fine hanno fatto
i moderati, i liberal, gli ex socialisti?
Hanno accettato, loro sì, il bavaglio,
hanno rinnegato la loro storia,
lasciando campo libero all’uomo che
vuole pieni poteri. La Forza Italia di
Mara Carfagna, quella che «non si
sarebbe mai astenuta
sull’antisemitismo», non esiste più. A
Mara e ai suoi compagni non resta
che prenderne atto.

. Giovedì,^31 ottobre^2019 Politica pagina^13

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