la Repubblica - 31.10.2019

(Ann) #1

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L’analisi


Stesse piattaforme


per più modelli


Sfida ai tedeschi


Roma — C’è una parola magica
che si sta diffondendo nel mon-
do automotive: è “la piattafor-
ma”. Ovvero la linea di produzio-
ne in cui si assemblano i vari mo-
delli. Da sola rappresenta il 40
per cento del costo di produzio-
ne di una vettura. E da sola è spo-
sta enormi investimenti e soprat-
tutto di favorisce alleanze, fusio-
ni e “fidanzamenti” tra i più gran-
di marchi globali. Come nel caso
di Fca-Psa.
Quelle francesi, in particolare,
rappresentano uno dei punti di
forza del gruppo guidato da Car-
los Tavares, soprattutto per
quanto riguarda l’elettrica. Si
tratta di due piattaforme “multi
energia”: la Cmp, utilizzata per
costruire vetture cosiddette
“compatte” e la Emp2 per i mo-
delli di taglia più grande. En-
trambe sono in grado di assem-
blare sia motori termici che elet-
trificati. Entrambe permettono
anche di sviluppare modelli a
due e a quattro ruote motrici sen-
za vincoli nell’ampiezza degli in-
terni. Consentendo, quindi, di of-
frire, con relativa semplicità, lo
sviluppo di auto diverse in grado
di soddisfare ogni genere di esi-
genza.
Tanto per fare qualche esem-
pio, la DS3 Crossback, ultima na-
ta del marchio DS, così come le
nuove Peugeot 208 e Opel Cor-
sa, nascono proprio sulla stessa
piattaforma Cmp e per tutte è
prevista la versione a benzina ed
elettrica. Esattamente come già
accade per altri recenti modelli
elettrificati del gruppo francese:
le versioni ibride plug-in (ricari-
cabili anche con la spina) delle
Peugeot 3008 e 508, della Ci-
troen C5 Aircross, della DS7 Cros-
sback e della Opel Grandland X.
Modelli che disegnano la strate-
gia green che prevede 40 vettu-
re elettrificate entro il 2025,
quindici nei prossimi due anni.
In pratica, da adesso in poi ogni
nuova famiglia di modelli avrà
sempre una versione ibrida o
elettrica. Da parte Fca sono in ar-
rivo la Fiat 500 a batteria (a metà
2020) e i primi modelli ibridi
plug-in della Jeep Renegade e
Cherokee mentre altre versioni
elettrificate potrebbe essere ve-
locizzate dall’uso comune di
queste due piattaforme. Che se-
condo S&P Global Ratings offri-
rebbero al gruppo allargato
«l’opportunità di costruire mar-
chi diversi su piattaforme comu-
ni come già accade nel caso di al-
cuni veicoli Peugeot e Opel».
Tra l’altro grazie a queste piat-
taforme modulari che permetto-
no la massima sinergia industria-
le insieme alla possibilità di ab-
battere il peso degli investimen-
ti per la transizione energetica,
si eviterebbe qualsiasi sovrappo-
sizione dei modelli in quanto a
fare la differenza saranno soltan-
to il posizionamento e le scelte
di marketing.
Infine, sempre in tema di mo-
delli, proprio il gruppo Psa po-
trebbe tornare a competere sul-
la fascia premium di mercato
grazie ad Alfa Romeo e Maserati,
due marchi in grado di vederse-
la ad armi pari con le rivali tede-
sche. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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dalla nostra corrispondente
Anais Ginori

PARIGI — «Con John Elkann ci cono-
sciamo bene, discutiamo spesso».
Poco più di un mese fa, Robert Peu-
geot aveva confessato sornione ai
giornalisti francesi di aver mante-
nuto un canale aperto con il presi-
dente di Fca. Dietro le quinte, i due
uomini non hanno mai davvero
smesso di parlarsi e immaginare un
futuro insieme. A fine maggio El-
kann aveva fatto il gesto di invitare
a cena il patriarca dei Peugeot, 69
anni, per informarlo dei negoziati
che stavano per essere ufficializza-
ti con Renault. Un gesto non solo di
cortesia tra rappresentanti di dina-
stie industriali che hanno accompa-
gnato l’epopea dell’automobile, in-
crociando spesso i loro destini.
Quando alla fine dell’Ottocento
gli Agnelli fondavano la Fiat, il leg-
gendario Armand Peugeot, mette-
va a punto uno dei primi prototipi
di automobile. L’equivalente del
Lingotto è Sochaux, la città-fabbri-
ca all’estremo est della Francia, a
pochi chilometri dalla Svizzera. Se
gli Agnelli hanno vissuto sotto ai ri-
flettori, con le gesta dell’Avvocato
che hanno conquistato i rotocalchi
del mondo intero, i Peugeot si trin-
cerano da generazioni dietro un
ostinato culto della riservatezza.
Per ritrovare una delle rare coperti-
ne di Paris Match bisogna risalire al
1960 quando ci fu il breve rapimen-
to del piccolo Eric, sequestrato nel
parco di Saint-Cloud e liberato solo
dopo il pagamento di un riscatto.
Un episodio di cronaca che ha raf-
forzato l’ossessione per il segreto
in una famiglia che tramanda i valo-
ri del capitalismo renano di ispira-
zione protestante, come scrive in
“Maison Peugeot” lo storico

Jean-Louis Loubet. Tenendosi sem-
pre a distanza dalla politica, la fami-
glia ha fatto qualche eccezione du-
rante la seconda guerra mondiale,
finanziando la Resistenza e organiz-
zando il sabotaggio delle proprie
fabbriche per garantire che la pro-
duzione non fosse utilizzata dai te-
deschi. «A parte i Michelin non ci so-
no molti altri esempi nell’industria
francese», sottolinea il biografo. Al-
la Liberazione i Peugeot devono ri-
partire quasi da zero. Lo fanno sen-
za clamore né pubblicità.
«Vivons heureux, vivons ca-
chés», viviamo felici e nascosti, è
uno dei motti della casa. Nel nome
Peugeot société anonyme, Psa, la
parola “anonimo” è quasi un’ambi-
zione filosofica. «A scuola mi chia-
mavano 404», ha ricordato una vol-
ta Robert, per spiegare come le mar-
che di alcuni dei mitici modelli sfor-
nati dalle fabbriche di famiglia fos-
sero più importanti di tutto. «Con il
vostro cognome avete più doveri
che diritti», è uno degli altri precet-
ti insegnati a figli e nipoti che conti-
nuano a ritrovarsi l’estate nelle sto-
riche dimore immerse nelle foreste
tra Sochaux e Montbéliard. Anche
per i rampolli che scelgono di lavo-
rare in azienda, la gavetta è d’obbli-
go. Uno dei tanti esempi è Xavier
Peugeot ha passato tre anni in una
concessionaria a Nantes prima di
diventare direttore marketing, co-
municazione e oggi direttore pro-
dotto da Citroën. Altri discendenti
impiegati nel gruppo hanno rac-
contato di aver mandato regolare
curriculum per passare un collo-
quio di selezione o di essersi fatti le
ossa in altre aziende prima di rinca-
sare.
È stato Robert, 69 anni, il più pari-
gino di tutti, che non è sempre un
complimento tra i Peugeot, a ri-
prendere la guida della holding

con un centinaio di parenti azioni-
sti. Prima di lui c’era stato il regno
del cugino Thierry inaugurato nel
2002, tra molti conflitti interni, alla
morte di Pierre Peugeot, che non
aveva lasciato testamento su come
gestire la sua complessa successio-
ne. Le faide, mai esibite, sono state
anche violente, soprattutto quan-
do è stato deciso sei anni fa l’au-
mento di capitale che ha portato
all’ingresso dello Stato e del cinese
Dongfeng. È stato uno dei momenti
più complicati dopo gli anni Settan-
ta quando ci fu l’acquisto di Ci-
troën e delle fabbriche europee di
Chrysler, il marchio Simca lanciato
in Francia dagli Agnelli quarant’an-
ni prima.
È un mondo piccolo, quello del
capitalismo famigliare. Le collabo-
razioni industriali tra Peugeot e
Fiat sono state diverse. I manager
del costruttore francese conosco-
no bene Torino. Per molto tempo il
design dei modelli Peugeot è stato
affidato a Pininfarina. Lo stesso Ro-
bert Peugeot, prima di essere il fi-
nanziere a capo della holding Ffp,
in cui ha diversificato gli investi-
menti fuori dal settore automobili-
stico, è stato a lungo incaricato del
design di ispirazione italiana. Per
ironia del destino, uno dei primi af-
fronti all’espansione immaginata
Oltralpe da Giovanni Agnelli è sta-
to inflitto dai Peugeot. L’Avvocato,
d’accordo con la famiglia Michelin,
voleva comprarsi Citroën. Ma il go-
verno gollista decise di opporre il
veto sovranista. Una storia che si è
ripetuta l’estate scorsa quando le
interferenze politiche hanno fatto
naufragare il progetto di fusione
tra Fca e Renault. Questa volta po-
trebbe essere diverso. Gli affari in
famiglia non sono mai facili ma for-
se ci si capisce meglio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

I Peugeot e gli Agnelli

Un affare di famiglie

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La famiglia
Peugeot

Primo piano Cambio automatico


1)Eugène
Peugeot
(1844-1907)
Non credeva
nell’avvenire
dell’industria
automobilistica,
al contrario del
cugino Armand
2)Armand
Peugeot
(1849-1915)
Quarta
generazione, è il
primo Peugeot
a scommettere
sull’automobile
dal 1891
3) Pierre
Peugeot
(1871-1927)
Figlio di Eugène,
quinta
generazione,
continuerà nella
strada
dell’automobile

AUTOMOBILES PEUGEOT LAURENT SOLA/GAMMA-RAPHO

Le due dinastie del capitalismo europeo hanno segnato oltre un secolo dell’industria dell’auto


I francesi riservati fino all’ossessione, gli italiani grandi protagonisti del salotto buono


1) Gianni Agnelli
(1921-2003)
2) Marella
Caracciolo
Agnelli
(1927-2019)
Moglie di Gianni
3) Edoardo
Agnelli
(1954-2000)
Primo figlio
dell’Avvocato
4) Margherita
Agnelli
(1955)
Seconda figlia
dell’Avvocato
5) Lapo Elkann
(1977)
Nipote di Gianni,
fondatore di
Italia
Independent
6) John Elkann
(1976)
Nipote di Gianni,
presidente e ad
di Exor e
presidente di Fca

La famiglia
Agnelli

di Valerio Berruti

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pagina. 4 Giovedì, 31 ottobre 2019

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