la Repubblica - 31.10.2019

(Ann) #1

Juventus Genoa


Le pagelle
di Maurizio Crosetti

Rabiot si fa espellere in 25’. Radu, errore fatale


6 Buffon Lo beffa
quell’involontario ghirigoro di
pallone, ma prima il nonno aveva
volato niente male.

5.5 Cuadrado Il motorino della Juve
sgasa come un vecchio Ciao, più
che altro fa fumo.

6 Bonucci La capocciata del gol è
una citazione classica del miglior
Chiellini.

5 Rugani Una zampata da
ammonizione, poi niente di più.

5 Alex Sandro Il pallone che
regala al Genoa per il pari, l’anno
scorso lo avrebbe spedito in avanti
(cfr. schemi nuovi).

5 Khedira Nessuno si è accorto

che ci fosse. Dal 16’ st Rabiot 5
Entra e si fa cacciare, la sua mamma
piangerà.

5.5 Bentancur Un cartellino lo
prende sempre, come regista è
grigio.

5 Matuidi Stanco, sfasato,
praticamente nullo. Dal 16’ st
Ramsey 5.5 Poca roba.

5.5 Bernardeschi La sua
involuzione prosegue. Dal 34’ st
Douglas Costa sv.

6.5 Dybala Palla a lui, e che poi
succeda qualcosa. Molta partita è
quasi solo sua, ma senza segnare.

6 Ronaldo Fino al rigore era
rimasto a grattare tartufi nelle
Langhe. Poi, però.

5.5 All. Sarri Della nuova Juve non si
vede niente. Della vecchia,
purtroppo per lui, poco di più.

6 Radu Due grandi parate su
Dybala, poi la papera del gol a fare
media.

6.5 Ghiglione Si dà molto da fare,
con ordine.

6.5 Romero Uno dei migliori
difensori juventini visti ieri sera.

7 Zapata Esperienza e presenza,
un ciclope.

6.5 Ankersen Si divide Cuadrado
con Kouamé, un pezzo per uno.

7 Sch öneGiocatore di livello
superiore, come quasi tutti gli ex
dell’Ajax.

6 Cassata Lo cacciano per due
gialli, il secondo certamente
eccessivo.

2-1 contro il genoa al 96’ su rigore

Ci pensa Ronaldo


Ma questa Juve


ha le idee confuse


di Emanuele Gamba

TORINO — La Juventus va peggioran-
do di partita in partita, ma ha un’e-
normità strutturale che sovrasta le
piccolezze che sta disseminando
lungo questo suo cammino bislacco
negli altipiani della classifica. Per
battere il Genoa ridotto in dieci
dall’inizio della ripresa ha dovuto
aspettare un rigore che Ronaldo (fin
lì il peggiore) s’è conquistato, facen-
dosi sgambettare dallo stoltissimo
Sanabria, e ha poi segnato al 6’ di re-
cupero. La gente è andata in solluc-
chero ugualmente, segno che qui
vincere resta l’unica cosa che vera-
mente interessi. Ma forse è inevitabi-
le vista la mediocrità assoluta dello
spettacolo proposto e la totale man-
canza di un quadro generale al qua-
le riferirsi. Ed è ormai una regola,
violata dall’eccezione delle partite
di livello contro Napoli, Bayer, Inter.
L’ultima Juve è stata un tran tran
stracco, un palleggio fatto per dove-
re e non certo per piacere, né il pro-
prio né di chi guarda, d’altronde già
frastornato dall’ultima maglia sfode-
rata dai bianconeri (o qualcosa del
genere): questa aveva inserti fluo
arancioni e verdi, con i numeri e i no-
mi quasi del tutto indistinguibili an-
che per il pubblico televisivo anche
se le divise avevano incredibilmen-
te delle strisce, almeno sul davanti.
Dovrebbe trattarsi, s’è appreso, di
design urban ispirato alla cultura
skater.
È stata invece la solida cultura cal-
cistica di Thiago Motta a lasciare il
segno su questa partita, dominata
tatticamente e in definitiva moral-
mente (solo il risultato ha preso
un’altra via) dal Genoa che davvero
ha giocato un gran calcio sia dal pun-
to di vista concettuale sia da quello
tecnico, se si considera l’incommen-
surabile diseguaglianza di valori in
campo. I rossoblù si sono appigliati
a un colpo di fortuna (per segnare,
Kouamé si è tirato con il piede de-
stro la palla sul malleolo sinistro: ne
è venuta fuori una parabola buffa
che ha totalmente spiazzato Buffon)
per sperare nella loro piccola impre-
sa, anche se a dir la verità anche la
rete juventina ha avuto il suo margi-
ne di casualità, visto che il colpo di

testa di Bonucci s’è avvantaggiato
dell’uscita sfarfallante di Radu. Il Ge-
noa ha mostrato gioco, idee, lucidi-
tà, coraggio. Aveva un piano e l’ha
seguito, non tradendolo nemmeno
quando la squadra è rimasta in dieci
per l’espulsione di Cassata (molto fi-
scale la seconda ammonizione): Mot-

ta non ha battuto ciglio limitandosi
ad arretrare di qualche metro il for-
midabile Agudelo e non ha ha fatto
una piega neanche dopo, togliendo
due attaccanti e mettendo due attac-
canti (ma si capirà dopo quale razza
di sbaglio sia stato Sanabria), caute-
landosi con Radovanovic solo quan-

Sport

Juventus 2
36’ pt Bonucci, 51’ st rig. Ronaldo

Genoa 1
41’ pt Kouamé

Il commento


Diamo il diritto


alle squadre


di chiamare


la moviola


di Gianni Mura

P


overo gioco del calcio. Poveri
arbitri. Povero Napoli.
Scegliete l’avvio che preferite.
Povero calcio, se dopo una partita
veramente bella, la migliore del
Napoli in campionato, senza nulla
togliere a un’Atalanta mai morta,
siamo qui a discutere su un solo
episodio. Poveri arbitri, se
Giacomelli dopo una buona
direzione si ritrova sul banco degli
imputati soprattutto per quello
che non ha fatto. E povero Napoli,
si fa per dire in una serata
scintillante, se schiumando rabbia
deve accontentarsi di un punto
quando ne avrebbe meritati tre.
Oltre al gol, una traversa e un palo
per Milik, più due ottime parate di
Gollini quando i suoi erano
schiacciati e storditi dal pressing e
dalla superiore tecnica di un
Napoli alla ricerca di un rilancio
contro una grande (questa è,
almeno nei nostri confini,
l’Atalanta). Mentre l’1-1 di Freuler
nasce da una paperazza di Meret,
succede anche ai migliori, che
però nel recupero evita il 2-3 di
Ilicic. Ancelotti mette in difficoltà
Gasperini con la posizione di
Callejon, ora sulla fascia ora
centrocampista aggiunto. Sfianca
De Roon, che ha sulla coscienza il
2-1. Il 2-2 di Ilicic, il migliore con
Callejon e Milik, arriva su dormita
dei centrali e a un minuto da un
groviglio Kjaer-Llorente che fa
gridare al rigore tutto lo stadio.
Per me, piuttosto netto. Vero che
Llorente allunga un tentacolo, ma
Kjaer lo carica come un bufalo
senza nemmeno guardare dov’è il
pallone. Giacomelli non fischia. E
passi. L’errore più grave è non
andare al Var, e altrettanto grave
è che Banti non lo convochi. È
anche questione di buon senso: se
tutta una squadra, non solo chi ha
subìto il fallo, chiede il rigore
significa che qualcosa da
controllare c’è. Quindi, sembra il
momento di chiedere un
cambiamento. Ad esempio,
concedere nei 90’ a una squadra
(allenatore o capitano) la facoltà
di richiedere il Var due o tre volte
per partita. Come nel volley, o nel
tennis. Sarebbe un modo per
responsabilizzare chi è in campo e
per calmare chi guarda e trova
motivi di sospetto anche in un
aggeggio creato per cancellarli.
Ma che, così com’è, può ottenere
l’effetto opposto.
Sudatissimo il sorpasso della Juve
sull’Inter. Contro un bel Genoa,
Ronaldo si procura il rigore e lo
realizza al 96’. Come già l’Inter a
Brescia, la Juve non gioca bene ma
vince. È un momento così. Di
luminoso solo le scritte in verde
fosforescente sulle maglie:
benvenuti a Disneyland. Conte
continua a lamentarsi, giocano
sempre i soliti. Chissà cosa
dovrebbe dire Fonseca, oltre ad
inventarsi Mancini
centrocampista.

Brutta gara per Sarri


nonostante una ripresa


giocata in 11 contro 10


per il rosso a Cassata


i1° rigore
Cristiano
Ronaldo, 34
anni, festeggia il
suo 6° gol in
campionato, il 1°
arrivato dal
dischetto

Juventus (4-3-1-2)
Buffon – Cuadrado, Bonucci, Rugani, Alex Sandro –
Khedira (16’ st Rabiot), Bentancur, Matuidi (16’ st
Ramsey) – Bernardeschi (34’ st Douglas Costa) –
Dybala, Ronaldo. All. Sarri.

Genoa (4-2-3-1)
Radu – Ghiglione, Romero, Zapata, Ankersen –
Schöne, Cassata – Pandev (23’ st Gumus), Agudelo
(39’ st Radovanovic), Kouamé (36’ st Sanabria) –
Pinamonti. All. Thiago Motta.

Arbitro: Giua.
Note: espulsi Cassata al 6’ st, Marchetti (dalla
panchina) al 12’ st e Rabiot al 42’ st. Ammoniti
Bentancur, Rugani, Pandev, Rabiot, Bonucci.

pagina. 42 Giovedì, 31 ottobre 2019

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