la Repubblica - 31.10.2019

(Ann) #1
di Goffredo De Marchis

roma — Il governo studia una pro-
posta sui migranti: centri di acco-
glienza in Libia sotto l’egida dell’U-
nione europea. Ha bisogno del so-
stegno degli stati membri, ma il cli-
ma oggi sembra più favorevole.
«Per 15 mesi — ricorda il ministro
degli Affari europei Enzo Amendo-
la — non abbiamo parlato con i ver-
tici di Bruxelles. È il momento di ri-

cominciare a farlo». Su questa ba-
se ci può essere anche un primo ac-
cordo strategico tra Pd e Movimen-
to 5 stelle. Se n’è avuta la prova ieri
mattina.
Prudente, guardingo e sempre
ossessionato dalla perdita di con-
sensi a destra. Soprattutto sul te-
ma dell’immigrazione che lo ha vi-
sto a braccetto di Salvini per un an-
no e mezzo. Luigi Di Maio si è sedu-
to al tavolo del vertice segreto a Pa-
lazzo Chigi (prima di quello sulla

manovra) esprimendo tutti i suoi
dubbi su una modifica del memo-
randum d’intesa Italia-Libia che
scade tra due giorni. Accanto a lui
c’erano i ministri dell’Interno Lu-
ciana Lamorgese, della Ue Amen-
dola, della Difesa Lorenzo Guerini
e il premier Giuseppe Conte. Alla
fine il titolare degli Esteri ha aper-
to alle correzioni, alla proposta di
attivare la commissione congiun-
ta per migliorare le condizioni nei
centri libici accettando quindi i ri-

lievi della parte più dialogante del
Pd, largamente maggioritaria. «Si
è convertito. È passato dall’indiffe-
renza alla consapevolezza dei pro-
blemi», esulta la deputata dem Lia
Quartapelle. Graziano Delrio, da
sempre nemico delle intese sotto-
scritte da Marco Minniti con Tripo-
li, commenta: «Abbiamo ottenuto
un primo passo in direzione della
trasparenza e della verità».
Le modifiche vanno ora riempite
di contenuti (c’è tempo fino al 3
febbraio). Lo scambio diplomatico
tra i due paesi è solo l’inizio di un
percorso, la guerra civile in Libia è
l’incognita che rende tutto male-
dettamente difficile perché i cam-
biamenti vanno decisi in due an-
che se l’interlocutore è pericolan-
te. Ma ieri il governo ha alzato l’a-
sticella. L’obiettivo, ambiziosissi-
mo, è svuotare i centri di accoglien-
za che in realtà sono di detenzio-
ne. Di farlo stavolta con l’aiuto
dell’Europa. Cioè istituendo degli
hotspot in Libia sotto il controllo
dell’Unione. È il progetto illustrato
da Amendola che trova il totale so-
stegno di Di Maio.
Spostare le risorse di Frontex, l’a-
genzia di Bruxelles per il controllo
delle frontiere, dai confini dell’Est
alla Libia (9 miliardi). Registrare
sul posto i richiedenti asilo e redi-
stribuirli con i corridoi umanitari.
Rimpatriare nella zona subsaharia-
na gli altri, grazie a nuovi fondi per
la cooperazione nel bilancio euro-
peo. Sono i traguardi da raggiunge-
re. Utopia? Vista la scarsa solidarie-
tà degli Stati membri si direbbe di
sì. Ma qualcosa si sta muovendo.
L’Alto rappresentante della politi-
ca estera Ue, Josep Borrell, spagno-
lo e socialista (come Amendola) ha
comunicato al presidente dell’Eu-
roparlamento David Sassoli che è
sua ferma intenzione «riaprire il
dossier libico». Oggi o domani i
due ne parleranno di persona. Il
Parlamento è pronto a dare una
mano.
Con questo obiettivo «meglio un
memorandum modificato che un
memorandum stracciato», come è
stato detto nel vertice di ieri. Signi-
ficherebbe solo più caos e non me-
no sofferenze per chi è detenuto
nei lager della costa. Oggi ci sono
19 centri governativi in Libia. In 3
lavora l’Onu, 1 è gestito direttamen-
te dall’Unhcr. Sul terreno è presen-
te anche l’Oim, l’organizzazione in-
ternazionale per la migrazione.
Ma sono molti di più i campi illega-
li, dove prosperanno i trafficanti
di esseri umani. L’Unione dovreb-
be affiancarsi alle istituzioni mon-
diali già presenti, con la forza delle
sue risorse e degli uomini in dota-
zione a Frontex. «Il grande proble-
ma — è stata l’osservazione di Gue-
rini — è quello che succede intorno
ai campi». Ovvero, la guerra civile,
le bande armate. Ma forse si è aper-
to un varco a Bruxelles. Magari so-
lo per convenienza (un questione
di soldi) i Paesi del Nord europa e
quelli dell’Est potrebbero conside-
rare l’ipotesi di spot dell’Unione in
Libia. Comunque tutto passa dal
dialogo con l’Europa, che Salvini e
Di Maio avevano dimenticato.

Primo piano Il fronte dei porti


Il retroscena

La mossa del governo in Europa


per aprire centri Ue a Tripoli


Il piano è dirottare 9 miliardi del bilancio per accogliere in Libia e gestire i corridoi umanitari. L’apertura


di Borrell, neo “ministro”degli Esteri di Bruxelles. Il M5S resta cauto sui cambiamenti al memorandum


. Giovedì,^31 ottobre^2019 pagina^7

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