nuovo cantiere immobiliare, nessuno di
questi progetti ne mostra traccia.
Come ha svelato il Guardian, nei 61
grandi cantieri di edilizia residenziale auto-
rizzati dalla commissione urbanistica di
Manchester negli ultimi due anni, nessuna
delle 14.667 abitazioni risponde alla defini-
zione di “costi contenuti” data dal governo.
Eppure si tratta della trasformazione più
radicale che una città britannica abbia spe-
rimentato da molto tempo a questa parte.
All’avanguardia tra questi progetti c’è
Deansgate square, quattro enormi torri gri-
gie di vetro che svetteranno alla stregua di
bastioni difensivi di fronte alla zona resi-
denziale di Hulme, a sud del centro cittadi-
no. Il complesso, che raggiungerà i 64 piani,
è stato definito di “livello nuovo”.
“È più alto di qualsiasi cosa avessi mai
immaginato in questo posto”, dice Ian
Simpson, l’architetto autore del progetto.
Nella sua residenza nella più alta delle
quattro torri di Deansgate appare quasi sor-
preso di quello che gli è stato permesso di
fare. “È il primo vero grattacielo della cit-
tà”. Sulla scrivania ha un modello dell’area
attorno a Great Jackson street in cui si vede
dove sorgeranno le strutture di Deansgate,
in mezzo a un gruppo di altre 25 torri. “Sarà
una piccola Manhattan”, dice. La verità è
che siamo ben lontani da uno skyline edifi-
cante. Questo somiglia molto più a quello
che si potrebbe osservare nella fascia più
periferica di una città cinese di terz’ordine.
Simpson afferma che prima il centro era
“un ghetto per persone che non riuscivano
a tirarsene fuori”. Adesso è un luogo desi-
derabile, e ha bisogno dei suoi appartamen-
ti di lusso. “Parte del problema”, prosegue,
“è che in città non ce ne sono abbastanza”.
Simpson è convinto che questa esplosio-
ne di appartamenti per ricchi dovrebbe es-
sere accolta con favore, perché significa che
molte persone invece di arrivare in macchi-
na dai ricchi sobborghi residenziali di Al-
trincham, Wilmslow o Didsbury adesso
potranno vivere in centro. L’assenza di case
a buon mercato, sostiene, è una conseguen-
za della fattibilità in termini finanziari. “È
molto difficile costruire un edificio alto a
costi contenuti. Nessuno di questi immobi-
liaristi realizza profitti enormi a Manche-
ster. Non siamo certo a Londra”.
Un mercato redditizio
La Renaker, l’azienda costruttrice che sta
dietro a Deansgate square e a molte altre
torri nelle vicinanze, sembra però passar-
sela piuttosto bene. Stando agli ultimi re-
soconti finanziari pubblicati, la società ha
presentato un fatturato di 132,8 milioni di
sterline (154 milioni di euro), il 37 per cento
in più rispetto all’anno precedente, con un
guadagno lordo di 4,6 milioni di sterline.
Secondo il gruppo immobiliare Cbre, il
rendimento medio del mercato immobi-
liare residenziale a Manchester è al 5,8 per
cento, rispetto al 3 per cento di Londra. Ri-
chard Leese, che ha guidato il comune di
Manchester dal 1996 e a cui si deve la tra-
sformazione della città, sostiene che biso-
gna fare una scelta: “O inglobiamo la cintu-
ra verde, o realizziamo progetti ad alta den-
sità abitativa su terreni urbani”.
Di qui a poco la torre di St. Michael, il
controverso progetto pubblicizzato dagli ex
calciatori Gary Neville e Ryan Giggs per
conto del magnate dell’olio di palma Peter
Lim, svetterà sul palazzo comunale. Le ar-
gomentazioni di Leese suonano ipocrite:
schierarsi contro questi silos non significa
che l’alternativa è distruggere i campi verdi
che circondano la città.
Sembra che nessun angolo della città sia
al sicuro. Nel Northern quarter, con la sua
aria bohémien, è stata di recente approvata
la costruzione di un tronco angolare di ve-
tro, bocciata già tre volte dal consiglio co-
munale perché troppo alta. Chiamato Shu-
dehill shard e sostenuto dal miliardario
della Betfred Fred Done, il progetto preve-
de l’arrivo di un cuneo di vetro di diciassette
piani nel variopinto quartiere con case bas-
se. Nemmeno in questo caso sono previsti
alloggi sociali, nonostante il progetto sorga
su un terreno comunale.
“Se un barista o un’infermiera non pos-
sono ottenere una casa”, osserva Wheeler,
“questa non è la loro città. La gente che fa
funzionare la città deve poterci vivere. Non
credo che sia una cosa particolarmente ra-
dicale da chiedere”. u gim
Manchester, novembre 2016
CHRIStOPHER FuRLONG (GEtty)