Il mondo è sceso
in piazza
u Ho trovato alcune afferma-
zioni dell’articolo di copertina
roboanti e stereotipate (Inter-
nazionale 1330). L’autore ri-
conduce giustamente le agita-
zioni in tutto il mondo a richie-
ste di maggiore democrazia e
giustizia sociale, ma poi sostie-
ne che la crisi è acuita da un
neoliberismo che sta tentando
di sopravvivere, e che “biso-
gnerebbe rimettere in discus-
sione l’intero sistema moneta-
rio”. Inoltre si riferisce alla
questione catalana chiaman-
dola “lotta di classe” (solo per-
ché è stato scritto su un muro)
e “rivendicazione di una socie-
tà più giusta e meno disugua-
le” che “si riflette anche sulle
priorità sociali ed ecologiche”.
Questo è praticamente falso.
In Algeria, Cile, Ecuador, Egit-
to, Hong Kong, Iraq, Libano e
Spagna non ci sono rivendica-
zioni ecologiste, ma solo voglia
di riscatto sociale, democrati-
co ed economico. Ridistribuire
le risorse a scapito dei più ric-
chi non significa rimettere in
discussione il sistema moneta-
rio o neoliberista. Infine la Ca-
talogna è la regione più ricca
della Spagna, uno dei “quattro
motori d’Europa” in un paese
che dopo la crisi è “il più a ri-
schio d’Europa” sotto il profilo
economico. Quindi dire che
sia una lotta di classe mi sem-
bra fuori luogo. L’indipenden-
za della Catalogna è tutto tran-
ne che una “rivendicazione di
una società più giusta e meno
disuguale”, e presentarla come
questione ecologica solo per-
ché uno dei politici condannati
era un parlamentare ecologi-
sta non mi sembra corretto.
Damiano G.
Italia e Regno Unito
u Nella column sulle differen-
ze tra Italia e Regno Unito (In-
ternazionale 1329) David Ran-
dall afferma che le divise sco-
lastiche servono per “garantire
che i figli dei genitori più ricchi
e più poveri siano vestiti allo
stesso modo, e che la classe
non diventi un posto dove si
svolge una gara tra chi ha i ve-
stiti più firmati”. Io penso che
la scuola dovrebbe insegnare il
rispetto e l’uguaglianza a pre-
scindere dal ceto sociale e dai
vestiti, invece che livellare tut-
to nascondendo le differenze,
che sono fondamentali in una
società sempre più globalizza-
ta e connessa.
Alex Conti
Errata corrige
u Su Internazionale 1330 la fo-
to alle pagine 15 e 16 non ritrae
il nuovo imperatore giappone-
se Naruhito, ma suo fratello, il
principe Akishino; a pagina 23
la scritta in catalano è “Això és
lluita de classes”; nella recen-
sione del libro di Filippo Boni a
pagina 94, il protagonista Bru-
no Bertoldi è trentino e non al-
toatesino.
Errori da segnalare?
[email protected]
Sono un ragazzo di 16 anni
e non sopporto più i miei.
Non sono cattivi genitori,
ma mi stanno troppo con il
fiato sul collo. Come me li
scrollo di dosso? –HD
Facciamo un esercizio. Prima
immagina un bambino di po-
chi mesi con i suoi genitori.
Loro sono responsabili di tut-
to: lo nutrono, lo lavano, lo ad-
dormentano, lo curano quan-
do sta male, gli fanno fare cac-
ca e pipì, lo prendono in brac-
cio e prendono una marea di
decisioni avendo sempre il
dubbio – a volte la paura – di
fare la cosa sbagliata. Adesso
immagina quel bambino a
venticinque anni. Vive da so-
lo, ha un lavoro, ha una fidan-
zata, ha i suoi amici, ha la sua
vita. Decide lui cosa mangia-
re, e poi si lava, si cura e si rial-
za da solo. Un figlio compie
uno dei cambiamenti umani
più grandi che ci siano, perché
passa dalla completa dipen-
denza alla completa indipen-
denza. In mezzo c’è l’adole-
scenza: quel periodo compli-
cato in cui i genitori, dopo an-
ni di totale controllo, devono
imparare a stare a guardare.
Combattendo costantemente
con il dubbio – a volte la paura
- di dover intervenire. È un
processo graduale, non linea-
re, che cambia da famiglia a
famiglia e a seconda del carat-
tere degli interessati. L’unica
cosa uguale per tutti è la ne-
cessità di capirsi a vicenda.
Cerca di avere comprensione
per i tuoi genitori, che stanno
imparando un modo nuovo di
essere mamma e papà, e di-
mostragli in ogni occasione
possibile che si possono fidare
di te. E invece di mandarli a
quel paese, parlaci da persona
grande. Se avrai un atteggia-
mento maturo, per loro sarà
più facile mollare la presa.
[email protected]
Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli
Un periodo complicato
Vogliamo
sapere
u Che destra è, questa che
stravince? Ci si affanna a giu-
stificare i flussi elettorali col
formulario postideologico – il
voto va dove porta il vento, il
malumore e la ripicca la vin-
cono sull’appartenenza – ma il
dato di fatto è che la vecchia
etichetta – “destra” – serve ec-
come. Quali siano, però, i suoi
connotati, i capi stessi non
hanno nessuna voglia di dirlo.
A sentir loro, pare che costitu-
iscano tutti insieme un rassi-
curante centro conservatore
che ha a cuore la sovranità del
popolo italiano e il suo benes-
sere. In realtà il centro del
centrodestra è di ardua iden-
tificazione, forse nemmeno
esiste. Berlusconi è centro?
No, è il nonno sdoganatore
dell’attuale destra vincente,
dalla fiamma tricolore ai le-
ghisti, fino a CasaPound. Tan-
to che le sue schiere ormai
esigue si trovano del tutto a
loro agio con Salvini o Meloni,
mentre in pochi credono che
Italia viva sia viva davvero.
Sicché sapere che destra ab-
biamo è essenziale. Antisemi-
ta? Razzista? Pronta agli squa-
droni della morte? Neoschia-
vista? Nazionalista, tutta ban-
diera, divise e adunate ocea-
niche? A favore della pena di
morte e della galera che si
butta via la chiave? Autarchi-
ca? Neocorporativa? Amica
delle mafie? Negazionista in
tutto ciò che c’è da negare,
tranne le ragioni del massimo
profitto? Vogliamo sapere, an-
che nell’interesse degli italia-
ni che si preparano a correre
in soccorso del vincitore.
Parole
Domenico Starnone
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