Panorama - 30.10.2019

(coco) #1

54 Panorama | 30 ottobre 2019


Niente da fare nemmeno per i veneziani che a
lungo corteggiarono i sultani Mamelucchi, senza
ottenerne la disponibilità. E Napoleone Bonaparte,
all’inizio dell’Ottocento, dopo aver accarezzato
l’idea di collegare il Mediterraneo con l’Oceano
Indiano abbandonò il progetto. La rinuncia fu de-
terminata da un errore. I rilievi (sbagliati) dei tecnici
presentarono un dislivello dei due mari superiore ai
10 metri, il che rendeva l’impresa proibitiva.
Ci riprovarono mezzo secolo dopo, con maggior
fortuna. I lavori furono impegnativi fin dalla defini-
zione burocratica della società. A Parigi fu costituita
una Compagnie universelle du canal maritim de
Suez che ottenne la fiducia di 20 mila francesi i quali
accettarono di sottoscriverne le azioni.
L’opera doveva essere realizzata su terreno egi-
ziano che lo cedette in affitto per 99 anni. Quella
concessione risultò un autentico affare per il Che-
divè del Cairo. Dopo qualche anno, nel 1875, doven-
do ripianare i debiti acquisiti nel tempo, vendette
i suoi diritti all’Inghilterra per 4 milioni di sterline
con un guadagno, in termini assoluti, che sarebbe
risultato altrimenti impossibile.
Poi, certo, dopo gli statuti societari e gli impegni

amministrativi, si trattò di impugnare pale e picconi.
I macchinari a disposizione erano ancora abbastanza
rudimentali. Lo sforzo maggiore venne sostenuto
dalle braccia. Gli operai assunti arrivarono a supe-
rare le 18 mila unità, in larga misura reclutate sul
posto ma, in anni di difficoltà economiche, furono
molti coloro che emigrarono in Egitto per trovare
un lavoro e uno stipendio. Giusto per citarne uno:
Antonio Ungaretti, padre di Giuseppe, il poeta del
«Porto sepolto». Infatti Giuseppe nacque ad Ales-
sandria d’Egitto e Antonio (centinaia come lui) morì
stroncato dalle tremende fatiche cui si sottopose.

Fu necessario scavare per 164 chilometri, co-
steggiando la penisola del Sinai, da occidente, tra
porto Said, sul Mediterraneo e Suez, sul Mar Rosso.
Arrivarono a una profondità di otto metri, in modo
da assicurare il transito a navi con un «pescaggio»
di quasi sette metri. Da quel canale, oggi passano
in media 78 navi al giorno il che significa 17 mila
nell’anno a rappresentare il 7,5 per cento del traffico
mercantile mondiale. Difficile una contabilità affidabile
ma, con inevitabili approssimazioni, si tratta di trasporti
per un valore di qualche centinaio di miliardi di dollari.

Le forze anglo-
francesi,
intervenute
nel gennaio 1957
per liberare
il Canale dalle navi
affondate
per volere
del presidente
egiziano Gamal
Abd el-Nasser,
che puntava
a nazionalizzare
la via d’acqua.
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