Panorama - 30.10.2019

(coco) #1

COSMICOMICHE


64 Panorama | 30 ottobre 2019


proiettato nello spazio è il russo Jurij Ga-
garin. Ha 27 anni e, legato dentro il razzo
Oriente, è pronto all’ignoto. Racconta
Perri che quella mattina Jurij si concede
una colazione con carne trita, marmellata
di more e champagne (gusti sovietici), la-
scia un autografo sulla porta della camera
dell’hotel, si fa tagliare i capelli, fa fermare
l’autobus che lo porta a Baikonur per fare
pipì sulla ruota posteriore. «Tutti quei
gesti, dal taglio dei capelli alla pipì sulla
ruota, diventeranno un rito scaramanti-
co obbligatorio per tutti i cosmonauti e
astronauti dell’odierna Soyuz».


Una volta lassù, Gagarin vede la
Terra dall’alto ed esclama: «La Terra è
blù, che meraviglia!». Pare abbia detto
anche che era bellissima, senza frontiere
né confini, ma l’Unione sovietica non
fece mai trapelare quel messaggio di be-
nevola fratellanza. Fra la madre Russia
e l’odiata America le barriere dovevano
restare salde. Il ritorno è più adrenalini-
co: avvicinandosi a Terra la navicella si
scalda e l’atmosfera crea fiamme sul rive-
stimento termico. È normale, ma Gagarin
è convinto che la sua ora sia giunta. «Sto
bruciando, addio compagni!» è il suo
eroico e laconico messaggio. Non arde
ma atterra incolume. «Atterra» è un termi-


Le «ultime parole»
di Jurij Gagarin, primo
uomo nello spazio,
mentre rientrava a
Terra, il 12 aprile 1961.
Vide le fiamme fuori
dal suo razzo Oriente
e si convinse che stava
per morire. In realtà era
la normale azione
dell’atmosfera sul
rivestimento termico
della navicella.


ATTERRAGGI IMPREVISTI


ne eufemistico, tuttavia. «I sovietici, pur
di battere gli americani sul tempo, non
progettano un vero sistema di atterrag-
gio per le navette e lanciano i piloti fuori
dall’abitacolo». Gagarin finisce proiettato
in un campo, spaventando a morte due
contadine e un vitello.
Sul fronte degli imprevisti, tra la vi-
ta, la morte e la figuraccia planetaria,
anche gli Stati Uniti vantano un buon
curriculum: Nel 1962 i cervelloni della
Nasa fecero così male i calcoli per il rien-
tro del pilota Malcolm Carpenter, redu-

ce dalla missione Mercury-Atlas, che lo
sventurato finì nell’oceano Atlantico a
oltre 300 chilometri dalla nave base. Lo
recuperarono dopo ore.
Nella gloriosa missione Apollo 11,
dopo aver passeggiato sulla Luna, i tre
astronauti scoprirono che sul board di
comando, pannello 16 fila 2, mancava un
tasto fondamentale, quello del controllo
di stabilità. Al suo posto c’era un buco,
l’aletta di plastica era sparita. Buzz Aldrin
si accorse di avere in tasca un pennarello,
che non avrebbe neppure dovuto avere,
secondo le rigide norme. Infilò il tappo
nel pannello elettronico e riuscì a far par-
tire l’interruttore. Aldrin conserverà quel
pennarello per tutta la vita.
Jake Garn, senatore statunitense non-
ché astronauta, nel 1985 girò 108 volte
intorno alla Terra nella missione Shuttle
Discovery. Un professionista del volo.
Peccato che scoprì di soffrire così tanto
di nausea da passare quelle 167 ore a
vomitare. Il martirio gli valse la nomea di
campione insuperato di nausea cosmica,
tanto che la Nasa gli dedicò un Centro di
addestramento degli astronauti e diede
il suo nome alla scala di classificazione
del mal di spazio, il cui picco, mai più
raggiunto, è 1-Garn.
Se pensate che gli inconvenienti siano

«S TO BRUCIANDO,


ADDIO COMPAGNI!»


Nasa Archives

Il pilota Malcolm Carpenter nella missione Mercury-Atlas, 1962. I calcoli
per il rientro della capsula Aurora erano così sbagliati che finì a oltre 300
chilometri dalla nave base. Attese ore prima di essere recuperato.
Free download pdf