Panorama - 30.10.2019

(coco) #1
30 ottobre 2019 | Panorama 65

Da sinistra, Gerald Carr, Edward Gibson e William
Pogue, i tre scioperanti nella base americana Skylab 4,
nel dicembre 1973: si ammutinarono per troppo lavoro.

limitati al passato, ecco, no. Luca Par-
mitano, a bordo della Stazione spaziale
internazionale (Iss), si appresta nel 2013
a essere il primo italiano a compiere una
passeggiata in orbita. Sarà indimentica-
bile, anche perché il preparato anti-an-
nebbiamento gli finisce negli occhi. Poi il
casco si riempie di liquido refrigerante che
si attacca alle orecchie e al naso. Rischia
di annegare dentro la tuta. Da Houston ar-
riva un ottimo consiglio: «Niente panico.
Rientrate». Parmitato, temporaneamente
«cieco e sordo, ricordando a memoria la
strada e respirando male con la bocca,
riesce a tornare nella Stazione».


Non che la vita dentro gli abitaco-
li, navette, shuttle o basi spaziali, sia
semplice. Il 28 dicembre 1973 a bordo
della Skylab 4 scoppia il primo (finora
unico) sciopero in orbita: i tre astronauti
si ribellano a ritmi di lavoro di 16 ore,
senza riposi né momenti liberi. Spengono
le comunicazioni radio e si prendono una
giornata di vacanza. Alla Nasa si infuren-
tiscono, poi gli passa.
Oggi i ritmi sono meno tirannici. Ma
alcune difficoltà oggettive restano. An-
dare in bagno e centrare l’obiettivo in as-
senza di gravità, per esempio, pone sfide
inedite. In microgravità, tutto svolazza.
Tutto. I primi tempi, quando le missioni
duravano poco, la Nasa aveva risolto con
un «indumento di massima assorbenza».
In parole semplici, un pannolone. Solu-
zione presto insufficiente. «Nelle missioni
Gemini e Apollo» si legge a pagina 73,
«l’urina si raccoglie in un sacchetto col-
legato a un tubicino e poi scaricata nello
spazio, creando una nube scintillante che
l’astronauta Wally Schirra chiamerà “la
costellazione di Orinone”». Oggi negli
Shuttle c’è un bagno, e la toilette ha un
aspiratore che raccoglie i liquidi e li rici-
cla per renderli potabili. Il 93 per cento
dell’acqua utilizzata proviene da lì. «Gli
astronauti ci scherzano su: “si trasforma
il caffè di ieri nel caffè di domani”».
Dall’allunaggio di 50 anni fa alla futu-


ra conquista di Marte, di errori ne faremo
sempre meno, o no? «In effetti la corsa
nello spazio fu compiuta in fretta, spesso
con mezzi di fortuna e facendo correre agli
astronauti rischi terribili» risponde Perri.
«L’Apollo 11, per esempio, aveva il 50 per
cento di possibilità, oggi inaccettabile.
Detto questo, l’esplorazione spaziale sarà
sempre costellata di imprevisti, al di là dei
toni trionfali, pure comprensibili. A ogni
missione si alza il livello di tecnologia,
con un forte rischio legato alla novità».
L’ambizioso lander europeo Schiapa-

relli, per esempio, che nel
2016 doveva atterrare su
Marte, si frantumò al suo-
lo a 154 chilometri orari.
«Lo ribattezzarono subito
Schiantarelli» ricorda Perri.
«Oggi la gara per lo spazio
è anche fra privati, perché
è l’ambito di investimento
più redditizio al mondo.
Torna così la corsa alla Lu-
na, da parte di americani,
europei, russi, cinesi».
Sulla Luna però ci sia-
mo andati tante volte, or-
mai è uno scherzo... «Un
conto era fare qualche sal-
tello, ora ci andremo per
mesi. Abbiamo appena scoperto, poi, che
le radiazioni sul suolo lunare sono assai
maggiori del previsto, e il problema della
protezione è enorme. Insomma, le inco-
gnite sono parecchie». Sapendo (e raccon-
tando) tutto ciò, in orbita lei ci andrebbe
ancora? «Anche domani. Tanti dicono che
i soldi nello spazio sono sprecati, con tutto
quello che c’è da fare sulla Terra. Ma è
un’obiezione inutile, la voglia di esplorare
ce l’abbiamo nel Dna. Perché siano andati
sulla Luna? Beh, perché era lì». I
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IL PRIMO SCIOPERO IN ORBITA


SUPER EROE IN APNEA
Luca Parmitano rischiò quasi
di annegare nella sua tuta per
colpa del liquido refrigerante
che li riempì il casco.
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