la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1

L’intervista


Schäuble “Il Muro


era paura e guerra


Il giorno più felice


fu quando cadde”


berlino — Il presidente del Bunde-
stag Wolfgang Schäuble ha fatto la
storia della Germania. Temuto e po-
tente ex ministro delle Finanze nel-
la Grande crisi, quando cadde il Mu-
ro di Berlino, era responsabile
dell’Interno del governo Kohl. In
questa intervista esclusiva con Re -
pubblica rievoca quei momenti che
hanno cambiato la storia del mon-
do.
Presidente, dov’era il 9
novembre 1989?
«Ero ministro dell’Interno, ero a una
riunione per decidere come trovare
una sistemazione ai tanti tedeschi
dell’Est che stavano già scappando a
Ovest».
Cosa ha provato quando è caduto
il Muro?
«Una gioia incredibile. Ma ero anche
angosciato. Pensai: “Speriamo vada
tutto bene”. La mia generazione era
cresciuta con la certezza che una
modifica del Muro non fosse
possibile, che avrebbe scatenato una
guerra. E invece accadde il
miracolo».
È stato il momento più felice della
storia tedesca?
«Sì, assolutamente. Quello è stato il
momento più felice della storia
tedesca».
Un mese dopo lei rivelò al
Bundestag che 344.000 tedeschi
dell’Est erano già scappati dall’inizio
dell’anno. Ma Helmut Kohl fu più un
visionario o fu pragmatico, spinto
da un popolo che stava già
“votando con i piedi”, scappando in
Occidente?
«Con la caduta del Muro, la Ddr era
finita. Ed era chiaro che la
maggioranza delle persone non
volessero più vivere nel comunismo.
E non volevano più due Stati: questo
era il desiderio di una minoranza. Ma
il risultato delle elezioni del 18 marzo
del 1990 nella Ddr fu eloquente».
La Cdu stravinse quelle prime
elezioni libere nella Ddr; i partiti che
sognavano la ‘”terza via” tra
comunismo e capitalismo andarono
male.
«C’è ancora chi critica che il marco
dell’Ovest sia stato introdotto troppo
velocemente. Ma fu inevitabile: il
popolo gridava “se il marco non
verrà da noi, saremo noi ad andare
dal marco”. Se avessimo aspettato
ancora un anno, la stragrande
maggioranza della popolazione della
Ddr si sarebbe trasferita a Ovest».
In cosa è consistita l’impresa
storica di Kohl?
«Con il sì al doppio binario della
Nato, Kohl si era conquistato
un’enorme fiducia in Europa e nella
Nato. Insieme alla cautela con cui
procedette dopo la caduta del Muro,
fu il motivo per cui la Riunificazione
non fece paura».
In primavera, però, François
Mitterrand aveva ancora dichiarato
che “due cose potrebbero
scatenare una guerra in Europa: se
la Germania si procurasse una
bomba atomica o se un movimento

popolare spingesse per la
Riunificazione tedesca”...
«Infatti era quello il motivo della mia
preoccupazione. Erano gli europei a
nutrire le paure maggiori: Margaret
Thatcher e Mitterrand. Ma il
presidente francese accettò
velocemente la Riunificazione».
Anche perché in cambio del sì alla
Riunificazione, Kohl gli promise

un’accelerazione sull’euro.
«Non è così semplice. Mitterrand
aveva molti dubbi. Intorno a Natale i
due si incontrarono. E Kohl promise
a Mitterrand che la Germania
unificata sarebbe sempre rimasta
fortemente ancorata al processo di
integrazione europea. Ciò avrà
accelerato il processo dell’unione
monetaria. Ma non fu un semplice do

ut des».
Prima della caduta del Muro, Kohl
aveva sventato un tentativo di
putsch nel suo partito. Quanto è
stato importante l’89 per la sua
carriera?
«Tra il 1982 e il 1986 Kohl fu un
cancelliere di grande successo. Ma
senza la caduta del Muro non
avrebbe vinto le elezioni federali del

1990».
Qualcuno sostiene che non fu
Riunificazione ma annessione.
«Se i cittadini della Ddr avessero
voluto rimanere divisi, lo avremmo
accettato. Hanno deciso
autonomamente la Riunificazione».
Quanto è stato difficile per Kohl
convincere i tedeschi a rinunciare al
marco?
«Il marco era un simbolo di stabilità e
affidabilità. Convincere i tedeschi a
rinunciare al marco non è stato
facile».
Lei in Europa è ancora il simbolo
dell’austerità.
«Io mi sono battuto perché i partner
europei adottassero le misure più
adatte ad aumentare la
competitività dei loro Paesi. Non è
possibile lanciare accuse agli altri e
chiedere la solidarietà senza
rendersi conto delle proprie
responsabilità».
L’euro è una valuta debole, se
paragonata con la forza economica
della Germania. Ed è debole perché
è “diluita” con altri Paesi. Perché i
politici spiegano così raramente ai
tedeschi quanto approfittino
dell’euro?
«È vero, noi approfittiamo dell’euro.
Anche i tedeschi lo hanno capito. Ma
la domanda è: vogliamo indebolire la
Germania o non è meglio se gli altri
diventano più competitivi?
Dobbiamo fare le riforme.
Emmanuel Macron lo fa con grande
coraggio e successo. Spero che
anche l’Italia ci riesca».
Pensa che la Germania dovrebbe
rinunciare allo “zero deficit”?
«Nel 2010, quando scrissi la prima
finanziaria da ministro delle
Finanze, la crisi ci aveva imposto un
disavanzo che valeva 1/4 del bilancio.
Quando l’economia cominciò a
riprendersi, ridussi il deficit. Che è
poi il nocciolo della filosofia
keynesiana. E ho puntato allo “zero
deficit” soltanto quando ho capito
che sarebbe stato realistico, nel 2014.
Non è un feticcio. E il problema è che
tanti fondi previsti dal bilancio non
vengono mai usati. Siamo
farraginosi. Pensa che l’aeroporto di
Berlino non si riesca a finire perché
mancano i soldi? Il problema è
l’incapacità di usarli».
A Halle un neonazista tedesco ha
attaccato la sinagoga. Com’è
possibile, dopo che la Germania ha
fatto i conti con il nazismo come
nessun altro?
«Abbiamo fatto i conti col nazismo in
modo così accurato per il semplice
motivo che nessun altro Paese ha
sterminato degli esseri umani così
sistematicamente. Uno dei
presupposti della nostra democrazia
liberale è stata la promessa “mai
più”. Perciò siamo così scioccati per i
fatti di Halle. Se i cittadini ebrei si
sentono insicuri in Germania, per
noi è una vergogna. È una fortuna
per il nostro Paese che ci siano di
nuovo gli ebrei. Non possiamo
mettere a rischio questo fatto».

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Quel giorno


ero a una riunione


per decidere


come trovare una


sistemazione ai tanti


tedeschi dell’Est che


stavano scappando


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La Ddr era finita, la


maggioranza delle


persone non voleva


più il comunismo. Ma


per Kohl non fu facile


convincere Thatcher


e Mitterrand


kAl Bundestag Wolfgang Schäuble, 77 anni


DARIO J LAGANÀ/WWW.NORTE.IT

In edicola
Ezio Mauro racconta
in un libro e un dvd

Il racconto di cosa è successo
il 9 novembre 1989 a Berlino,
quando, all’interno dei
108mila chilometri quadrati
della Ddr, il blocco comunista
si sgretola e si affranca dalla
prigionia del Muro, che
divideva così una città e
l’Europa intera. Ezio Mauro
ricostruisce in una cronaca
serrata, corale e politica, il
romanzo di Berlino e della sua
ossessione di pietra, fino alla
capitolazione finale, nel libro
“Anime prigioniere”
e nel dvd “1989. Cronache dal
muro di Berlino” (editi
da Repubblica), entrambi
in vendita in edicola
a 12,90 euro.

Oggi è presidente


del Bundestag. Il 9


novembre del 1989


era il ministro


dell’Interno. “Ero


angosciato e pensai


solo: speriamo


vada tutto bene. Per


la mia generazione


fu un miracolo”


Le celebrazioni
La sera del 9 novembre 1989
la Ddr annuncia l’apertura
delle frontiere con l’Ovest
Sopra, i giovani in festa
trent’anni fa. A sinistra,
l’East Side Gallery, 1,3 km
di Muro ancora in piedi

OMER MESSINGER/EPA

dalla nostra corrispondente Tonia Mastrobuoni

. Sabato,9 novembre^2019 Mondo pagina^15

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