la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1

Hong Kong


Prima vittima


delle manifestazioni


Polizia sotto accusa


Luiz Inácio Lula da Silva è libero. Ha
lasciato la sua cella nella Soprinten-
denza della Polizia Federale a Curiti-
ba. Lo fa dopo 18 mesi di carcere,
580 giorni, dopo tre anni di batta-
glie in tribunale e di pesantissime ac-
cuse: corruzione, riciclaggio di dena-
ro, un appartamento con vista sul
mare nella costa di San Paolo come
frutto di una tangente. A 74 anni,
compiuti solo una settimana fa, il
due volte presidente del Brasile, il
fondatore del Partido dos Trabalha-
dores (Pt), il padre della sinistra lati-
no americana, esce dal suo incubo.
Non ha usufruito della libertà condi-
zionata che gli stessi pubblici mini-
steri dell’inchiesta “Lava Jato”, la
Tangentopoli brasiliana con effetti
dirompenti in 12 altri paesi, gli ave-
vano accordato. La sua scarcerazio-
ne segue l’importante verdetto
emesso ieri dal Tribunale Supremo
Federale che ha stabilito che ogni
condannato deve iniziare a sconta-
re la pena dopo l’ultimo grado di giu-
dizio (in tutto sono in 4.895 a uscire
di prigione). In Brasile ce ne sono
quattro e Lula era finito agli arresti
dopo la sentenza di appello. Il giudi-
ce di sorveglianza Danilo Pereira Ju-
nior di Curitiba ha accolto la richie-
sta della difesa basata proprio sulla
sentenza emessa giovedì sera dal Su-
premo. All’uscita è stato accolto dai
militanti del Pt che in tutti questi
mesi si sono dati il cambio per man-
tenere un presidio sotto il carcere. Il
primo appuntamento per Lula po-
trebbe essere proprio alla sede del
sindacato metalmeccanici, lo stesa
dove restò per due giorni protetto

da migliaia di lavoratori, prima di
consegnarsi al giudice Sergio Moro.
Oggi l’eroe di Lava Jato, l’uomo che
il Brasile considerò il paladino
dell’anticorruzione, affronta un
brutto declino. È ministro della Giu-
stizia, forse l’uomo più considerato
dal presidente Jair Bolsonaro. Ma i
dialoghi tra lui e i pm dell’accusa,
usciti sulla stampa, hanno compro-
messo la sua imparzialità e lo hanno
costretto alla difensiva.
Il Supremo doveva decidere se
mantenere inalterato il principio fis-
sato nel 2016 quando per 6 voti con-
tro 5 si stabilì che ogni condannato
in secondo grado dovesse subito fini-
re dentro. Questa volta il verdetto è
stato capovolto: per 6 voti a favore e
5 contrari il Tribunale ha deciso che
la pena va scontata solo quando non
ci sono altri gradi di giudizio a cui
appellarsi. Lula, a cui la pena è stata
ridotta a 8 anni, dai 12 e 1 mese
dell’appello, ha ancora un ricorso
pendente presso lo stesso Tribunale
Federale Superiore. Lula, tronato in
libertà, potrebbe partecipare alla ce-
rimonia di investitura del nuovo pre-
sidente argentino Alberto Fernánd-
ez che proprio al leader della sini-
stra aveva dedicato la sua vittoria.

Mondo


Brasile


I giudici danno ragione a Lula


l’ex presidente esce di prigione


Le tappe


hSindacalista
Dal 1978 , capo
del sindacato
metallurgico,
organizzò
scioperi contro la
dittatura e fondò
nel 1980 il Partito
dei Lavoratori

hPresidente
Ha guidato il
Brasile dal 2003
al 2011, ponendo
al centro la lotta
alla povertà

hLa condanna
Agli arresti dal 7
aprile 2018 con
l’accusa di
corruzione e
riciclaggio
nell’inchiesta
Lava Jato

hScarcerazione
Lula ha ancora
sostenitori nella
sinistra brasiliana
e potrebbe
rappresentare
l’anti -Bolsonaro

Dopo quarantacinque anni di silen-
zio una testimonianza getta nuove
ombre sul passato del regista fran-
co-polacco Roman Polanski, accusa-
to di violenza sessuale. È il quotidia-
no Le Parisien a rivelare le dichiara-
zioni di una donna francese di nome
Valentine Monnier, che ha accusato
il regista 86enne di averla violentata
nel lontano 1975. Fotografa, ex mo-
della a New York e attrice, la donna
racconta di essere stata stuprata
«con estrema violenza, dopo una di-
scesa in sci, nel suo chalet di Gstaad,
in Svizzera». Dopo aver in preceden-
za rifiutato le sue avances, racconta
la donna, «mi colpì, mi riempì di bot-
te, fino a quando non opposi più resi-
stenza. Avevo appena 18 anni».
Monnier ha spiegato le ragioni
del suo lungo silenzio: dopo il dolo-
re e lo choc, la modella avrebbe ne-
gato a se stessa quel trauma per riu-
scire ad andare avanti. Ma «lo stu-
pro è una bomba a orologeria», che

prima o poi esplode. La donna ha
spiegato di non aver presentato una
formale denuncia, perché ormai il
fatto è prescritto per la giustizia.
Non si tratta della prima accusa
di violenza sessuale nei confronti
del regista, che nel 1977 finì in carce-
re in California per stupro nei con-
fronti di un 13enne. Le pesanti accu-
se arrivano a pochi giorni dall’uscita
nelle sale del film “J’accuse”, diretto
da Polanski ed incentrato sul caso
Dreyfus che sconvolse l’opinione
pubblica francese alla fine del XIX
secolo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

dal nostro corrispondente
Filippo Santelli

Il leader della sinistra è


accusato di corruzione


Ma la condanna


non è ancora definitiva


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kIl regista
Roman Polanski,
86 anni. Nel 1977
finì in carcere
per lo stupro di
una tredicenne
negli Usa. È in
uscita il suo film
“J’accuse”

Francia


Nuovi guai per Polanski


Una modella lo accusa


“Mi stuprò nel 1975”


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PECHINO — Una giornata a piangere
di dolore, dopo l’annuncio della sua
morte. E poi una serata a lottare con-
tro la polizia, accusata di averlo ucci-
so. Cosa sia successo davvero a Chow
Tzs-lok dentro quel maledetto par-
cheggio multipiano, nella notte tra
domenica e lunedì, ancora non si sa.
Lo studente universitario 22enne, ma-
nifestante, sembra esserci entrato
per scappare ai lacrimogeni della poli-
zia.
I video di sorveglianza diffusi fino-
ra non mostrano come e perché sia ca-
duto giù dal terzo al secondo piano,
sbattendo la testa ed entrando in co-
ma. Ma ai militanti dell’ex colonia bri-
tannica basta questo per considerar-
lo la prima vittima della “brutale” re-
pressione della polizia. Nei forum e
nelle chat verità e voci si moltiplica-

no, qualcuno accusa gli agenti di aver-
lo buttato giù, altri di averlo spinto a
saltare per il panico, altri di aver ritar-
dato i soccorsi. La polizia nega, ma
nessuno a Hong Kong crede più alle
autorità, dalla Chief executive Carrie
Lam in giù. La rabbia dei cittadini ieri
è esplosa, con barricate e scontri che
si prolungheranno nel fine settima-
na.
Chow Tsz-lok era uno studente al
secondo anno di Informatica all’Uni-
versità di Scienza e Tecnologia, gioca-
va a basket, e come tanti suoi coeta-
nei in questi mesi aveva iniziato a ma-
scherarsi in nero per protestare con-
tro il governo. Ieri il campus dell’ate-
neo si è trasformato in una enorme ca-
mera ardente, i neolaureati con tocco
e mascherina nera, mentre manifesta-
zioni spontanee si sono tenute in tut-
ta la città dalla mattina alla sera con
candele, fiori bianchi e origami. Poi
gli scontri in vari quartieri, durante i
quali anche un proiettile vero è stato
sparato da un agente circondato dal-
la folla. Il coro “Hong Kong, resisti” è
stato affiancato da “Hong Kong, ven-
detta”. La spirale di rabbia e repressio-
ne si avvita ancora più a fondo.

La contestata
62enne
governatrice
di Hong Kong
Carrie Lam
bersaglio
dei manifestanti
martedì
da Shanghai
aveva espresso
la propria
vicinanza
al ragazzo e
alla sua famiglia

La contestata
governatrice

di Daniele Mastrogiacomo

kTra i suoi sostenitori
L’ex presidente brasiliano
Luiz Inácio Lula da Silva, conosciuto
come “Lula”, 74 anni, festeggia
insieme ai sostenitori
il suo rilascio dopo 18 mesi
nel carcere federale di Curitiba

EPA/SHANE CHALKER

pagina. 24 Sabato,9 novembre 2019

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