la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1

Il personaggio


E il premier in fabbrica


arringa gli operai


“È la battaglia del secolo”


Chi vuole la chiusura


dell’impianto grida


“assassino”. Lui li


affronta: “Diritto a


salute e lavoro”


dal nostro inviato
Giuliano Foschini

taranto — Senza cravatta e fazzo-
letto nel taschino, il presidente del
Consiglio Giuseppe Conte ieri è sce-
so in fabbrica. E si è preso gli operai
dell’Ilva. È rimasto prima 100 minuti
fuori dai tornelli dell’ingresso D,
con i contestatori che gridavano «As-
sassini» e gli chiedevano di chiude-
re la fabbrica, «Subito, maledetti su-
bito!». E quasi due ore con le tute
blu, Conte in piedi, dietro un tavolo
marrone pieno di bottigliette di ac-
qua aperte, gli operai seduti. Prima
ad ascoltare, poi a parlare, «fatemi
le domande». E infine a promettere.
Anzi a giurare: «Non sta bene che il
presidente del Consiglio, faccia mi-
nacce» ha detto a un operaio che,
quasi in lacrime, ricordava che i Mit-
tal sono scappati come ladri, di not-
te. «Però ti racconto una cosa - gli ha
detto Conte - che resta tra di noi.
Quando ho incontrato a Palazzo Chi-
gi il signor Mittal gli ho detto: “Caro
presidente, non so se sono stato
chiaro, ma qui se vai via, non vai via
con un percorso comodo. Sia chiaro:
questa sarà la battaglia legale del se-
colo, ti chiederemo risarcimenti mi-
liardari”». Tutti in piedi, applausi.
È andata così la giornata più ina-
spettata, forse, della storia da presi-
dente del consiglio del professor

Conte. A sorpresa, all’ora di pranzo,
ha fatto sapere che avrebbe annulla-
to tutti gli impegni e sarebbe volato
a Taranto. Non era il primo premier:
ci sono stati tutti, in questi anni, nel-
le tradizionali sfilate in quella Prefet-
tura che si affaccia su uno dei più
bei lungomari d’Italia. E invece Con-
te ha fatto sapere di volere andare
prima in fabbrica. «Ci vediamo in di-
rezione, immagino» spiegavano i
sindacalisti ai cronisti. E invece no:
alle 16:30, contrordine. «Ci vediamo
all’ingresso D». «Ai tornelli?». «Ai tor-
nelli». Alle 17 era già pieno di gente.
Un centinaio di persone, con cartelli
alla mano, aspettavano Conte. Era-
no i più arrabbiati: c’erano operai
messi fuori da Arcelor soltanto, giu-
rano, per «aver sempre voluto parla-
re». Signore che hanno perso figli e
affetti. Esasperati. Conte è arrivato
poco dopo. Non è stato semplice.
Hanno fischiato, protestato, spinto,

per proteggere il presidente del Con-
siglio si è buttato persino il Questo-
re di Taranto. Non ce n’è stato biso-
gno. Il premier li ha affrontati uno
per uno. «Togliti il cappuccio, fatti
guardare negli occhi, parla» ha det-
to a un ragazzo. Ha parlato. E ha par-
lato anche Giuseppe, che blandiva i
cartelli dei bambini malati e morti,
hanno parlato le signore del Tambu-
ri. C’era Carla, che a gennaio ha per-
so suo figlio per tumore. A Sabrina
Conte ha detto: «Mi dia il suo nume-
ro, stasera vengo a casa sua al Tam-
buri». Poi, mentre entrava in fabbri-
ca, ha ordinato ai suoi uomini di or-
ganizzare la visita.
Gli operai lo aspettavano nella
grande sala del consiglio di fabbri-
ca. Erano seduti, Conte è rimasto in
piedi, slacciando un bottone, quello
più alto della camicia. È stato accol-
to da un applauso molto leggero. Dif-
fidente. «Si è messo dietro la catte-

dra, come un professore», diceva un
vecchio operaio della Fiom.
«Il governo è intenzionato a dire
alla controparte: i contratti si rispet-
tano. Se vieni in Italia per investire,
sei il benvenuto, partecipi una gara,
la vinci, sottoscrivi un contratto. Lo
rispetti», il tono di voce si fa più alto.
Parte il primo applauso. Conte chia-
ma gli operai per nome: «Ha ragione
Roberto quando dice che voi siete di-
laniati, che vi tocca litigare con i ca-
piturno che vi vogliono fare lavora-
re e con i parenti a casa che hanno
paura del vostro lavoro. Voi avete il
diritto alla salute e quello al lavo-
ro!». Applauso. «Ho parlato con la
gente qui fuori. Erano esasperati.
Perché in questi casi prima c’è la pre-
occupazione, poi l’angoscia. Poi se
non la risolvi, e non intervieni diven-
ta rabbia. Erano arrabbiati. E hanno
ragione. Ce ne dobbiamo occupa-
re». Ancora: «Da questa tragedia de-
ve partire il rilancio di questa comu-
nità. Ho detto a Mittal, la prossima
volta ti regalo il mio libro sulla “Re-
sponsabilità sociale dell’impresa”.
Le aziende hanno un dovere: rispet-
tare i diritti». «Sei l’unico premier
che è venuto qui a metterci la fac-
cia» gli dice uno della Fiom. «Mi ve-
drete spesso, come a Genova, li ho
fatti scattare» risponde Conte men-
tre immerge le sue scarpe inglesi
nel terriccio davanti all’Altoforno
numero 2.

kTaranto
Conte ascolta un lavoratore Ilva

Conte: “Su Ilva non ho soluzione”


Ma si ragiona su esuberi e cassa


La trattativa con Arcelor


potrebbe riaprirsi


con ammortizzatori per


2500 operai. Patuanelli


vede Jindal che però


vuole concentrarsi


su Piombino


di Marco Patucchi

roma — Tra Roma e Londra fino a ie-
ri sera nessun contatto. La trattativa
del governo con ArcelorMittal sulla
ex Ilva è sospesa nel limbo, dopo
quel «risentiamoci» con cui giovedì
Giuseppe Conte ha congedato
Lakshmi e Aditya Mittal, i patron
della multinazionale siderurgica, al
termine del drammatico vertice a
palazzo Chigi. Drammatico quanto
il viaggio del premier ieri a Taranto
dove lo hanno accolto gli applausi
del consiglio di fabbrica e le prote-
ste dei cittadini. «Non ho la soluzio-
ne in tasca. Vedremo nei prossimi
giorni», ha detto Conte. L’esecutivo
sta cercando disperatamente di al-
lontanarsi dalle corde di un ring sul
quale si decide, oltre alla sua soprav-
vivenza, il destino dell’intero siste-
ma industriale nazionale. Uscire
dall’angolo riprendendo la trattati-

va con ArcelorMittal o con un “pia-
no B” che salvi il futuro della più
grande acciaieria d’Europa. Un filo
sottilissimo tiene ancora legato l’ese-
cutivo al gruppo siderurgico indoeu-
ropeo, al di là di passi formali (la cita-
zione in tribunale da parte dell’a-
zienda per vedersi riconosciuta la le-
gittimità della recessione dal con-
tratto) e proclami politici (con il Pd
favorevole allo scudo penale per gli
amministratori della ex Ilva e il M5S
invece pronto, su questo punto, an-
che a far saltare l’alleanza di gover-
no). Quando e se le parti torneranno
a sedersi al tavolo, la condizione per
riavviare la trattativa potrebbe esse-
re quella di parlare anche di esube-
ri, ad oggi argomento tabù per il go-
verno: non i 5000 prefigurati da Ar-
celorMittal, ma una cifra intorno ai
2000-2500, non strutturali e affron-
tati da consistenti ammortizzatori
sociali. Nel governo nessuno si espo-
ne, ma il ragionamento ha comincia-

to a circolare anche perché le sugge-
stioni di nazionalizzazione non fan-
no i conti né con la necessità, co-
munque, di un soggetto industriale
in grado di gestire in prospettiva
un’acciaieria (in assenza di un Iri
non possono essere, certo, i commis-
sari o la Cdp), né con le complicazio-
ni che nascerebbero a Bruxelles. Lu-
cia Morselli, l’ad della ex Ilva, avreb-
be confidato ai suoi collaboratori
che tecnicamente l’azienda potreb-
be reggere se le perdite fossero ana-
loghe a quelle del periodo della ge-
stione commissariale, ovvero circa
20 milioni al mese contro i 50 di og-
gi. In questo senso gli esuberi po-
trebbero scendere a 2500, ma da
parte sua ArcelorMittal dovrebbe di-
mostrare la disponibilità a conside-
rare le cifre non strutturali. Ovvia-
mente sull’occupazione nella tratta-
tiva andrebbe ingaggiato anche il
sindacato che, però, è contrario sen-
za se e senza ma a qualsiasi ipotesi

di esubero. Sugli altri due punti chia-
ve, l’altoforno 2 e lo scudo penale, al
netto di incognite politiche la tratta-
tiva si presenterebbe più praticabi-
le. I commissari Ilva, tra l’altro, pre-
senteranno un’istanza all’autorità
giudiziaria chiedendo la proroga
del termine del 13 dicembre per l’a-
deguamento di sicurezza di Afo2,
mentre la Consulta ha depositato le
motivazioni della sentenza con la
quale chiede al gip di Taranto di riva-
lutare i dubbi di incostituzionalità
dello scudo, alla luce dei cambia-
menti delle norme intervenuti nel
frattempo. Quanto alla ricerca di un
“piano B”, ieri Stefano Patuanelli ha
incontrato Sajjan Jindal, patron del
gruppo siderurgico che in Italia con-
trolla l’acciaieria di Piombino: il ty-
coon indiano ha ribadito al ministro
di volersi concentrare sullo svilup-
po dell’Aferpi, non considerando al
momento praticabile un interessa-
mento alla ex Ilva.

kLa contestazione Giuseppe Conte, 55 anni, contestato da alcuni tarantini al suo arrivo


Primo piano La questione industriale


ANSA
kE l’ascolto Poi Conte ha incontrato e ascoltato i lavoratori dell’Ilva

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pagina. 4 Sabato,9 novembre 2019

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