BERGAMO — È tutto oro quel che luc-
cica, anche i 70 mila occhi di San Si-
ro per il partitone dell’orgoglio col
City. Ma dietro c’è calce viva, tanta
mòlta, che da queste parti è metafo-
ra e condizione dell’anima: impe-
gno, sacrificio, passione per le cose
fatte bene. Mattone su mattone. Ec-
cola, in due parole, la costruzione
dell’Atalanta. «Il nostro segreto è il
territorio», dice Luca Percassi in
una tiepida mattina di autunno. Lo
stesso linguaggio asciutto del pa-
dre Antonio: allergici ai fronzoli co-
me tutti quelli che hanno vissuto
da mediani (in campo). Come Ga-
sperini. Come l’ultimo dei magazzi-
nieri che nel mondo Dea è tenuto in
conto quanto Zapata. Come lo chef
Gabriele, ovviamente indigeno,
che cucina coniglio anche in tra-
sferta perché «è carne bianca ed è il
nostro piatto tipico». Per capire il
“territorio” si può partire da merco-
ledì: 35 mila bergamaschi — un citta-
dino su tre — hanno violato la sacra-
lità meneghina dello stadio Meazza
per spingere l’Atalanta in fondo a
uno dei pareggi più prestigiosi e sof-
ferti della sua storia pluricentenna-
le. Scomodando Nick Hornby: feb-
bre a 90°. Hai riacciuffato il gigan-
te, potevi vincere, non è andata, ci
riprovi. È stato bello e hai pianto
tanto (dall’emozione). «Il bergama-
sco si immedesima con la squadra,
e la squadra con la città — ragiona
Percassi jr, amministratore delega-
to del club di famiglia — Portiamo
Bergamo in giro per l’Europa ma
stiamo sempre coi piedi piantati al
suolo. Questa è una terra di lavoro e
di concretezza. È il nostro stile».
Più che fusione, osmosi. Ma quali
sono i segreti della “provinciale”
che nonostante fragorose cadute
(«Siamo all’università per impara-
re», è la frase mantra del presiden-
te, Percassi senior) balla ancora in
Champions, quarta in campionato,
primo attacco della Serie A (30 gol),
prima in classifica — in trasferta —
nel 2019? Bisogna scoprirlo qui, al
primo piano di un moderno edifi-
cio color tortora tuffato nel verde.
Un parco formato da otto campi, er-
ba e piante curate che neanche un
resort: Zingonia (Centro Sportivo
Bortolotti), il quartier generale del-
la Dea. Il “campo” della prima squa-
dra e la “cantera” che sforna talenti
— ma di questo si è già molto parla-
to. E poi un modello, un contenito-
re che fa da volano per l’indotto
che gira intorno all’Atalanta: 250
aziende.
Al primo piano della palazzina
della prima squadra c’è lo scrigno
dei segreti della Dea: è una sala riu-
nioni riservata alla proprietà. Si
apre una volta alla settimana. Tavo-
lone, dieci sedie, due foto, i gagliar-
detti delle trasferte europee. Nella
sala entrano tre uomini. Hanno gio-
cato tutti e tre a calcio. E tutti e tre
hanno svoltato solo dopo avere ap-
peso le scarpette al chiodo. I primi
due, Antonio e Luca Percassi, han-
no indossato la maglia dell’Atalan-
ta. Sono l’unico caso in Italia di una
società in mano (presidente e Ceo)
a due ex calciatori: stessa squadra,
stessa città natale. Ex calciatore è
pure il terzo, Gasperini. «Abbiamo
sempre avuto un rigoroso rispetto
per tutti i nostri tecnici — dicono i
Percassi — Dopodiché aver vissuto
lo spogliatoio ti permette di capire
certe dinamiche, i momenti dei gio-
catori». Un valore aggiunto, certo.
Le riunioni nella situation room di
Zingonia, alla vigilia delle partite,
si possono immaginare: i tre uomi-
ni parlano la stessa lingua. Il resto
lo racconta il campo. Terza stagio-
ne da urlo ma mai come quest’anno
perché la Champions è un inedito
che a Bergamo ancora non ci credo-
no. Si davano i pizzicotti, giovedì
mattina, i tifosi atalantini leggendo
le parole di Pep Guardiola («Gioca-
re contro l’Atalanta è come andare
dal dentista»). È tutto vero? Chi so-
no gli aiutanti del “mago” Gasperi-
ni? Uno è lo “scienziato danese”, al
secolo Jens Bangsbo. Già a fianco di
Ancelotti e Lippi alla Juventus, fi-
siologo, preparatore ma anche un
po’ tecnico: certamente guru. Ga-
sperini lo scopre quando lavorava
nel settore giovanile bianconero.
L’anno scorso lo porta a Bergamo.
Se la Dea corre a manetta come è
scritto nella sua mitologia, e anche
quando è sopra di sei gol (visto con
l’Udinese), dovete bussare al duo
Gasp-Bangsbo. E a un signore cala-
brese, Domenico Borelli. Faceva
l’insegnante di ginnastica a Croto-
ne: il mister lo scopre e oggi è an-
che da lui che passa la resa muscola-
re di Ilicic e compagni. Un solo alle-
namento al giorno, ma “ad alta in-
tensità”. È il metodo Gasperini. «È
fissato con l’alimentazione», dice
radio Zingonia. Almeno due-tre pa-
sti settimanali i giocatori li consu-
mano qui, al “campo”. Riuscire a te-
nere a stecca buongustai come Mu-
riel e Zapata è un talento. E il talen-
to, nell’era Percassi, è patrimonio.
Per tirare su i ragazzi delle giovanili
e metterli in riga anche fuori dal
campo c’è persino una psicopeda-
gogista, Lucia Castelli. Ogni anno
viene premiato il calciatore più vir-
tuoso (calcio-scuola-comportamen-
to). È uno dei momenti del dietro le
quinte da cui muove l’architettura,
lontano dai riflettori della Cham-
pions. E qui arriviamo ai numeri.
Che per un imprenditore come Per-
cassi sono l’essenza. A che cosa ser-
vono i 19 milioni di introiti derivati
dalla partecipazione alla più presti-
giosa delle competizioni europee (i
ricavi attesi nel 2019 sono 180 milio-
ni)? «Reinvestimenti». Usano que-
sta parolina magica in Atalanta. Sul-
la prima squadra lavorano 50 perso-
ne, sui giovani un centinaio. «Riu-
scire a far quadrare i bilanci e a far
divertire la gente. Questo dà un’e-
norme soddisfazione», spiega pa-
tron Percassi. I tifosi se la godono:
con la ristrutturazione del Gewiss
Stadium la gloriosa curva nord de-
gli ultrà è diventata “il muro”, stile
Borussia Dortmund. «Lo stadio di
proprietà è una scelta obbligata se
vuoi crescere», dice il presidente
dell’Atalanta, il re del retail italia-
no, patrimonio stimato 1,15 miliardi
di dollari (l’attivo di bilancio della
cassaforte Odissea), poco meno del
gruzzolo (1,4 miliardi) messo da par-
te dallo sceicco di Abu Dhabi pro-
prietario del Manchester City. Presi-
dente, gli chiedono, «ma lo scudet-
to»? «Làsa pèrt», lascia perdere. Pie-
di per terra e correre.
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Modello
Atalanta
I segreti della banda Gasperini
che ha fermato anche Guardiola
Gli allenamenti duri
a Zingonia con un guru
danese e un prof di
ginnastica. La carne di
coniglio a tavola. E ora
uno stadio con il Muro
dal nostro inviato Paolo Berizzi
kDal 2010
Antonio Percassi, a
destra, con il figlio
Luca, suo vice.
Percassi ha preso
l’Atalanta nel 2010
ma era stato già
presidente dal 1990
al 1994. A sinistra,
i ragazzi del vivaio
nel centro sportivo
di Zingonia
È l’unico club
italiano che ha
al vertice due ex
calciatori, Antonio
e Luca Percassi
Il fatturato atteso nel
2019 è di 180 milioni
pagina. (^44) Sport Sabato,9 novembre 2019