6 Sabato 9 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore
Primo Piano
IL QUINTO RAPPORTO DELLA CONSOB
Solo il 31% delle famiglie
risparmia con regolarità
Laura Serafini
Gli investimenti degli italiani in stru-
menti finanziari continuano a diminu-
ire: rispetto al la contrazione è
stata del , per cento. Solo il % delle
famiglie italiane (rispetto al % del
)riesce a risparmiare con regolari-
tà, ma non è detto che poi investa su
titoli, azioni o fondi comuni. Il quadro
emerge dal quinto rapporto della Con-
sob su «Conoscenze finanziarie, atti-
tudini e investimenti nelle famiglie ita-
liane» presentato ieri a Roma. Conti-
nua a crescere la propensione verso la
liquidità (più dell’% delle famiglie
possiede un conto corrente), ma anche
verso gli investimenti in polizze vita,
mentre crollano azioni e obbligazioni.
Evidentemente una ricerca di sicurez-
za in tempi di crisi e incertezza. Ma l’ef-
fetto finale è diametralmente opposto.
«Gli italiani investono in strumenti
finanziari che perdono soldi - osserva
Guillaume Prache, manager director
di Better Finance, la Federazione eu-
ropea degli investitori e degli utenti -.
I conti correnti possono essere effica-
ci per esigenze di breve termine, ma
nel lungo termine tra tassi di interes-
se, commissioni e inflazione, erodo-
no il capitale. Nessun intermediario
quantifica ai clienti questa perdita di
valore nel tempo. Lo stesso tema si
porrà presto anche per le polizze vita,
in crescita in Italia, ma i cui rendimen-
ti sono messi sotto pressione dai tassi
negativi e dall’inflazione. Noi parlia-
mo del fenomeno della “monetary il-
lusion”, e cioè il fatto che molti inter-
mediari la sfruttano con le persone
che non hanno idea dell’impatto mol-
to negativo del fattore tempo sul valo-
re reale dei risparmi».
E qui arrivano le note dolenti. La
cultura finanziaria che continua a es-
sere il grande assente nel panorama
italiano, anche se è in crescita tra gli
adolescenti (sul numero odierno di
Plus l’approfondimento sulle cono-
scenze degli italiani). Dal rapporto
emerge che il % del campione
(. intervistati) non conosce no-
zioni base come inflazione o relazio-
ne rischio rendimento. Circa il %
non sa cosa siano conti correnti, azio-
ni, bond, fondi comuni o bitcoin. Solo
il % riesce a dare una definizione
corretta per tutte le nozioni.
Come uscirne? I programmi di
educazione finanziaria tardano a pro-
durre effetti, visto che quel % che
ignora tutto, a partire dai concetti ba-
se, è una percentuale che resta inva-
riata da anni. «Non penso che questa
possa essere la sola strada - ammette
Prache -. Per riuscire ad avere rendi-
menti nel medio lungo periodo è ne-
cessario diversificare su azioni, obbli-
gazioni o su fondi meno costosi in ter-
mini di commissioni come gli Etf. Il
motivo per il quale le scelte di investi-
mento sono orientate su prodotti che
invece fanno perdere soldi è che gli in-
termediari spesso non hanno loro vol-
ta una sufficiente cultura finanziaria,
perchè il loro compito è vendere i de-
terminati prodotti d’investimento. E
ancora: il % degli intermediari non
è indipendente e dunque non ha inte-
resse a vendere strumenti che non sia-
no i propri prodotti». Questo fenome-
no contribuisce a spiegare perchè, do-
po aver verificato sul campo gli effetti
di determinati consigli di investimen-
to, ora una fetta consistente degli ita-
liani non ha più alcuna fiducia negli
intermediari: parliamo del per cen-
to del campione. I numeri dell’indagi-
ne mostrano come sia soggetta a ero-
sione la ricchezza netta investita in
strumenti finanziari (poco superiore
al % del totale). Crescono, invece, gli
investimenti in attività reali, come il
classico “mattone”. «Secondo il rap-
porto circa il % degli investimenti
delle famiglie è in immobili e questa
non mi pare una scelta sbagliata - con-
tinua Prache -. Se si guarda al track re-
cord di lungo periodo del real estate la
performance non è male, soprattutto
se paragonata ai conti correnti. In pro-
spettiva, anche attraverso la Capital
market union, sarebbe importante
portare gli investitori, anche quelli re-
tail, verso il mercato dei capitali, di-
versificando gli investimenti anche
nell’economia reale attraverso le azio-
ni di Pmi. Si avrebbe il doppio effetto
di aumentare i rendimenti, anche se
in’ottica di lungo periodo, e di soste-
nere la crescita dell’economia».
In realtà l’indagine - condotta da
Nadia Linciano e Paola Soccorso, ri-
spettivamente responsabile e funzio-
nario dell’ufficio studi economici - evi-
denzia come a risparmiare siano sem-
pre i soliti, nuclei benestanti con una
discreta cultura finanziaria, mentre
per il % le spese assorbono tutte le
risorse. «L’aumento del circolante è le-
gato alla forte incertezza, alla preoccu-
pazione per una nuova crisi e per la si-
tuazione macroeconomica» chiosa
Nadia Linciano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Composizione % AREA EURO ITALIA
del portafoglio
100
80
60
40
20
0
2000 ‘18‘17‘16‘15‘14 ‘18‘17‘16‘15‘
FONDI COMUNI
BOND
ALTRO
AZIONI
LIQUIDITÀ
E DEPOSITI
LIQUIDITÀ
E DEPOSITI
LIQUIDITÀ
E DEPOSITI
ASSICURAZIONI
E FONDI PENSIONE
100
80
60
40
20
0
2000
Fonte: Consob, Banca d’Italia, Eurostat, Istat
Le scelte di investimento In Europa e in Italia
BANKITALIA
Visco: «In Italia basso livello
di conoscenze finanziarie»
Il Governatore: «Si sposa
a uno scetticismo che mina
alla radice il sistema»
Davide Colombo
ROMA
Bisogna studiare di più e bisogna stu-
diare meglio. A scuola e durante la vita
lavorativa. Perché il rendimento del-
l’investimento in conoscenza «va oltre
la dimensione economica e può contri-
buire ad accrescere il senso civico, il ri-
spetto delle regole, l’attitudine a coope-
rare con gli altri». Sono le parole con cui
il governatore della Banca d’Italia,
Ignazio Visco, ha chiuso ieri il discorso
inaugurale del nuovo anno accademi-
co dell’Università di Cagliari, il ° del-
la storia di questo ateneo.
Una prolusione ampia, ricca di cita-
zioni e dedicata ai cambiamenti speri-
mentati dall’economia globale e quella
italiana nelle recenti crisi (quella fi-
nanziaria del - e quella dei
debiti sovrani del -), che ha con-
sentito a Visco di tornare a focalizzare
i tanti ritardi che pesano sull’econo-
mia nazionale: da quello tecnologico-
digitale del sistema produttivo a quel-
lo delle competenze finanziarie di base
dei risparmiatori. Su quest’ultimo
punto i risultati di un’indagine con-
dotta dalla Banca d’Italia nel sulla
base della metodologia definita dal-
l’OCSE parlano chiaro: il punteggio
medio complessivo degli italiani è sta-
to di , (su un massimo di ), contro
una media di , per i paesi del G. Un
livello «non spiegabile solo con il mi-
nore grado di istruzione o altre carat-
teristiche socio-demografiche sfavo-
revoli» ha osservato il governatore che
ha poi indicato come questa bassa co-
noscenza si sposi con uno «scettici-
smo che mina alla radice l’attività del
sistema finanziario e può potenzial-
mente comprometterne l’efficacia».
Dopo aver tracciato un ampio affre-
sco sui tanti agenti del cambiamento -
l’innovazione, la globalizzazione, la de-
mografia, per non dire dell’ambiente
(«la crisi ambientale - ha detto - potreb-
be ridurre il reddito pro capite mondia-
le di quasi un quarto entro il ri-
spetto al livello che si potrebbe altri-
menti raggiungere») - il governatore
ha insistito in particolar modo sul tema
della conoscenza. Perché - ha fatto no-
tare - «sebbene l’istruzione renda, in
Italia, meno che nella media degli altri
paesi dell’OCSE – fattore che alimenta
la cosiddetta “fuga dei cervelli” – titoli
di studio superiori hanno comunque
un rendimento maggiore degli altri».
Oltre a quello in materia economi-
co-finanziaria, il gap da colmare ri-
guarda la sfera digitale, visto che oggi
solo il % degli italiani possiede abili-
tà digitali, punti percentuali in me-
no rispetto alla media UE, area nella
quale siamo quart’ultimi. Anche in
questo caso, la scarsa conoscenza s’ac-
compagna con timori infondati: «Il
progresso tecnologico - ha detto il go-
vernatore - almeno nel lungo periodo
tende a generare più posti di lavoro di
quanti ne distrugga». E tuttavia «oc-
corre riflettere, oggi, se durante la
transizione verso un nuovo equilibrio
con più automazione e più “digitale”,
i costi economici e sociali – in termini
di salari relativi, di qualità delle occu-
pazioni, di partecipazione al mercato
del lavoro – non possano comunque
essere molto rilevanti». Alla sfida del
cambiamento siamo chiamati tut-
ti: cittadini, aziende, istituzioni. Visco
ha chiuso davanti ad allievi e professo-
ri citando il filosofo Søren Kierkegaard
«la vita va vissuta in avanti» anche se
«può essere capita solo all’indietro».
Un forte investimento, pubblico e pri-
vato, nel capitale umano del nostro
Paese «è essenziale per accrescere la
produttività e l’occupazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caos Ilva pesa sui BTp
Spread oltre 150 punti
I mercati. A rischio le previsioni del Governo che punta a risparmiare
nel sei miliardi di spesa per interessi con il differenziale non oltre
Vito Lops
Dino Pesole
Lo spread BTp-Bund torna sopra la so-
glia dei punti e chiude la settimana
a quota . Per effetto dell’innalza-
mento del rendimento del decennale
italiano (che ha terminato all’,% una
settimana che aveva iniziato all’,%)
e della contestuale discesa del tasso te-
desco (da -,% a -,%) il differen-
ziale tra i due Paesi si è allontanato di
oltre punti base dai minimi di perio-
do (quei punti di metà settembre)
segnati poco dopo la nascita del gover-
no Conte bis che ha sin dalle prime bat-
tute ripreso un dialogo costruttivo con
le istituzioni europee favorendo una di-
stensione sui tassi della curva italiana.
La ripresa della tensione sui titoli di
Stato è monitorata attentamente per
l’impatto sui conti pubblici: con lo
spread attorno ai punti base - ha
previsto il Governo - il costo in termini
di spesa per interessi si ridurrebbe nel
di circa miliardi. Se il differen-
ziale con il Bund tedesco riprendesse a
salire (e l'impennata di ieri è un segnale
da non sottovalutare) occorrerebbe ri-
fare i conti. È il rendimento del BTp il
termometro chiave: l'aumento del ren-
dimento per effetto di una nuova corsa
dello spread per essere stabilmente in-
corporato nelle nuove emissioni do-
vrebbe attestarsi stabilmente sui nuovi
livelli. Lo spread ancora sui valori prece-
denti alla formazione del governo (
punti base) rischia di annullare il bene-
ficio già inserito nei tendenziali di fi-
nanza pubblica. Diverso lo scenario
qualora l'oscillazione fosse più conte-
muta. La variabile politica sarà ancora
una volta decisiva.
La volatilità sui BTp è aumentata
nelle ultime sedute in concomitanza
con le tensioni politiche sul caso Ilva. Sul
fronte finanziario sono arrivate pres-
sioni dall’agenzia Moody’s che ieri ha
confermato il rating del gruppo franco-
indiano ArcelorMittal a “Baa” per il de-
bito a lungo termine, ma ha anche sot-
tolineato i rischi per il giudizio sul grup-
po qualora non risolvesse il contratto
con l’Ilva in maniera tempestiva come
annunciato. La questione resta aperta e
non è da escludere che una eventuale
nazionalizzazione dell’Ilva (è tra le ipo-
tesi al vaglio) possa penalizzare ulte-
riormente i rendimenti governativi.
La settimana appena archiviata,
peraltro, si archivia con un guinness
negativo per l’Italia. Per la prima volta
dal i tassi a anni dei titoli di
Stato di Atene sono scesi sotto i Buoni
del Tesoro. Ieri c’è stato il contro-sor-
passo dell’Italia di punti base (i
0
1
2
31/12/
2,
4,
Rendimenti dei titoli decennali. In %
3
4
5
Grecia
Italia 1,
1,
08/11/
Il confronto Italia-Grecia
250
LO SPREAD
PRE GOVERNO
Nei giorni
precedenti la
formazione del
Governo Conte il
differenziale fra
BTp e Bund era
circa 100 punti
superiore
rispetto ad oggi
bond greci hanno chiuso all’,%) ma
sulla parte più breve della curva, vale
a dire quella - anni, la Grecia in que-
sto momento presenta tassi più bassi
e quindi tecnicamente viene percepita
come meno rischiosa dagli investitori.
Come mai? Come è possibile che l’Ita-
lia, seconda manifattura europea e
terzo Pil dell’Eurozona stia pagando
in questo momento i tassi più alti fra
tutti i Paesi che adottano l’euro, tanto
che anche la Grecia, che ha un rating
sul debito “BB-”, ovvero quattro gra-
dini più basso della “BBB” dell’Italia,
paga meno interessi?
«La base degli investitori tra i due Pa-
esi è diversa- ricorda Andrea Iannelli,
investment director per l’obbligaziona-
rio di Fidelity international -. Il bacino
che guarda all’Italia la confronta con i
titoli della categoria “investment grade”
mentre chi compra Grecia la confronta
con titoli della categoria “high yield”.
Questa differenza di target spiega in
parte l’avvicinamento tra i due Paesi. Il
secondo aspetto - prosegue Iannelli - ri-
guarda la direzione politica. La Grecia,
dopo le elezioni politiche di luglio che
hanno portato al governo una maggio-
ranza di centro-destra ben disposta ver-
so politiche neo-liberiste, ha intrapreso
una direzione che piace agli investitori
e non a caso potrebbe salire di rating.
Mentre l’Italia, complice l’incertezza po-
litica e i problemi irrisolti su debito, pen-
sioni e mercato del lavoro, al momento
non trasmette ai mercati di essere nella
direzione del cambiamento».
Insomma, l’Italia è in Serie A ma è
ultima in classifica e non riempie gli
stadi. Mentre la Grecia in questo mo-
mento è in Serie B, ma è al primo posto.
E tutti (gli investitori“high yield”) van-
no a vedere la partita.
á@vitolops
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Testa a te-
sta fra Roma
e Atene sui
rendimenti
dei decen-
nali: ma la
Grecia paga
già meno
sui titoli
a 5 e 7 anni
Gli italiani scelgono
liquidità e polizze vita,
abbandonano bond e azioni